LIBERTA’ E REFERENDUM: DALL’ANTICA GRECIA AD OGGI, ovvero, the day after il nostro referendum in Trentino

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Maggio, 2012 @ 4:28 pm

Detto altrimenti: democrazia reale o retorica della democrazia nell’antica Grecia e nei referendum popolari odierni. Historia magistra vitae …

 

“La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione”.

 

 

Così recita una bella canzone di Giorgio Gaber. Lo stesso concetto emerge nella giustificazione che, secondo Tucidide, nell’antica Grecia, gli oligarchi adducevano nel 411 a. C. al loro imminente colpo di stato, allorchè proponevano di ridurre a soli 5.000 cittadini lo status di cittadino avente ogni diritto politico, motivando “… tanto all’Assemblea Popolare non partecipano più di 5.000 persone …”. Cioè: solo chi partecipa è libero e viceversa, solo i liberi partecipano.
Abbiamo già visto in precedenti post come pur in regime democratico, gli Ateniesi non osassero fare certe affermazioni nell’Assemblea, bensì le facessero fare dai personaggi delle commedie teatrali. E Tucidide è un grande ammiratore del commediografo Antifonte, il quale è contro una finta democrazia e ne esalta i difetti per preparare la strada ad un diverso ordine delle gerarchie.
Antifonte infatti afferma che “là dove la natura è più forte, può essere vinta dalla mechanè” (artificio). Idem Aristotele: “ la techne (tecnica) può far si che il piccolo sconfigga il grande”. E la scienza politica moderna nulla ha inventato allorchè ci parla della “forza irresistibile delle minoranze organizzate”.

Tutto questo mi torna alla mente ogniqualvolta sento parlare della necessità del raggiungimento del “quorum” (mechanè, techne) quale requisito necessario alla validità di un referendum popolare, a prescindere dai suoi contenuti di merito, che si possono condividere o meno, ma sicuramente che mi interessano assai meno del metodo che mi permetto di contestare, nel senso che vorrei che fosse abolito tale requisito di validità  dello strumento.

 

Antifonte non è un campione della libertà e della democrazia. Egli critica l’antidemocraticità dei pilastri sui quali si fonda la democrazia ateniese: la famiglia (in particolare: la condizione della donna all’interno della famiglia), la condizione degli schiavi e il rapporto con gli dei, proprio per dimostrare l’inadeguatezza dello strumento politico “democrazia”.

Barbari? No, immigrati ... e noi, allora ... a Ellis Island, qualche anno fa?

 

Quanto agli schiavi e ai barbari (questi ultimi, oggi, i nostri immigrati, n.d.r.) prosegue affermando: “Noi siamo peggio dei barbari, perché abbiamo scavato un abisso fra loro e noi, mentre siamo uguali: respiriamo tutti con il naso, portiamo tutti il cibo alla bocca con le mani”.

Democrazia zoppa quindi, anche quella del Princeps Pericle, appunto in quanto Princeps, all’interno di una democrazia da lui stesso declamata formalmente ma sostanzialmente violata. Una democrazia nella quale “il potere è di tutti”, cioè di “tutti i liberi” cioè “solo di alcuni”, cioè di chi è ammesso a partecipare direttamente alla vita politica, per capacità “politica”, censo, abilità oratoria etc.. Gli altri sono altra cosa: sudditi, donne, schiavi, stranieri, barbari. Dalla sua constatazione di una democrazia e di una uguaglianza zoppa, Antifonte deriva i presupposti per avvalorare forme politiche di gerarchiadel tutto diverse . 

Socrate

Euripide

Socrate invece critica la democrazia per migliorarla, ma la democrazia non vuole essere migliorata e lo condanna a morte perché “corrompeva i giovani” (cioè, perché apriva loro gli occhi e la mente, n.d.r.). Euripide, sostenitore degli oligarchi, al ripristino della democrazia si auto esilia in Macedonia. Due vittime della stessa democrazia, per motivi diversi.

 

 

Oggi la Storia si ripete: si critica l’attuale democrazia da due fronti diversi. Da un lato, gli Euripidei invocano un intervento forte, sia esso il separatismo, sia l’intervento di una oligarchia o addirittura del “forcone” in mano all’uomo forte, decisionista, quasi “l’uomo del destino” (ma ne abbiamo già sopportati e sofferti ben due, di “ventenni”, ed allora, non ci sono bastati?). Dall’altro lato, i Socratici, ed io qui mi colloco, che di questa nostra Democrazia ne evidenziano alcune lacune, con il solo intento di migliorarla e di rafforzarne le sue istituzioni: anche quelle referendarie.

Historia magistra vitae, si diceva …

Pellizza da Volpedo: "Il terzo Stato", ovvero, chi viaggia nella terza classe sociale e vuole che i vagoni di seconda, cui aspira, non siano sganciati dal treno della vita.

 P.S.: di Euripide, infine,  oltre all’apporto “negativo” delle sottolineature di una  democrazia imperfetta, negative in quanto  mirate a favorire l’avvento dell’oligarchia, mi piace ricordare la sua esaltazione (positiva, n.d.r.) del Ceto Medio, in quanto “i ricchi cercano solo di essere più ricchi; i poveri sono pericolosi perché cercano di attaccare i ricchi; solo i “mediani” sono l’unica fonte si salvezza dello stato”. Il che mi conforta molto, avendo io espresso (2.450 anni dopo di lui, ma che volete, si fa quel che si può!)  la tesi secondo la quale  il Ceto Medio è quello che garantisce il volume dei consumi e quindi ne sollecita la  produzione ed è anche il traguardo cui può e deve tendere chi ancora si trova a viaggiare nella “terza classe” sociale della vita.

 

 

 

 


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