PATENTE NAUTICA (segue da due post prima)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2017 @ 2:48 pm

Detto altrimenti: vogliamo farci una riflessione sopra?         (post 2690)

(Primavera andiamo, è tempo di veleggiare)

Garda, inverno, in solitaria

Sul Garda, la mattina presto … in estate

Anni fa – il mio reato è prescritto – per sei volte, anche di notte e anche in solitaria, compii a vela la traversata da S. Vincenzo (LI) in Toscana a Palau, a bordo nel mio “natante” modello Fun, di nome Whisper, numero velico ITA 526. Parlo di reato, perché – secondo la nostra legge – è stato un po’ come andare in autostrada con un cinquantino. Infatti la mia barca non era e non è “omologata” per traversate simili. Qui sul blog trovate la descrizione puntuale delle sei traversate (v. “I post delle vacanze”, il primo è dell’8 luglio 2012 ma le traversate di anni prima).

.

.

Neve fra le vele

Sul Garda, in inverno – Il bianco è  neve, non guano!

.

La barca era attrezzata “di fatto”, ovvero aveva tutte le dotazioni di bordo necessarie alla traversata (e previste per legge), solo che era “lei” a non essere “omologata”. Io avevo ed ho la patente nautica abilitante al comando di un natante e di una imbarcazione a vela e/o motore fino a 25 m di lunghezza, anche in oceano. Inoltre sapevo e so gestire Whisper anche da solo ed anche con vento forte. Tuttavia sono stato un “fuorilegge”, mentre sarei stato assolutamente entro la previsione di legge se, con la mia limitatissima esperienza di conduzione di un’imbarcazione a motore, con quella mia patente mi fossi messo al comando di un’imbarcazione di 25 m con motori da migliaia di cavalli e mi fossi avventurato in oceano! Io, di persone così – di quelle che “con la barca hanno avuto anche la patente” – ne ho incontrate e come! Ora ve ne racconto alcune.

.

.

.

  1. Pinarella Corsica

    Piramide di Pinarello (Corsica) – Il bianco è  guano, non neve!

    Sono ormeggiato nella darsena di Palau. Da un traghetto esce un SUV gigantesco trainante un motoscafone “a punta”, uno di quelli della serie James Bond. Il guidatore mi si avvicina e mi rivolge la parola: “Che c’hai la mappa?” “La carta nautica?” dico io “Si, eccola, la vuoi vedere?” Gliela porgo, la guarda, mi indica alcuni “puntini” tracciati vicino ad una costa e mi chiede: “E questi chessò?” “Sono secche”, rispondo. “E che m’importa, io dò una sgassata e le salto!” Peccato che quelle secche fossero di granito a 10 cm sotto il pelo dell’acqua!

  2. All'abbordaggio ...

    Incontri nell’arcipelago della Maddalena

    Sto veleggiando da solo con venti nodi (vento fresco, conduzione divertente che inizia ad essere anche un po’ impegnativa, occorre essere pronti). Mi si avvicina un grosso “ferro da stiro” (così noi velisti chiamiamo i motoscafoni a più piani). Da bordo uno mi urla: “Scusa, per andare a Palau … da che parte?”

  3. Colta al volo: “Si, son partito da Genova, ho seguito un traghetto, solo che ho sbagliato traghetto e mi sono ritrovato a S. Teresa di Gallura anziché a Palau”.
  4. Sono ormeggiato a Campoloro. La mattina presto sento il mio vicino di barca che, messa fuori la testa dal tambuccio, parla al telefono: “Allora, senti un po’ se ho capito bene: per andare in Toscana … vado su diritto fino a Bastia a poi giro a destra”.
  5. Sempre a Campoloro. Con mio figlio Edoardo arrivo con il mio piccolo Fun dall’Italia dopo una bellissima traversata di 12 ore con vento fresco (15-20 nodi) e andatura “larga”. Ormeggio a fianco di un grosso ferro da stiro (v. n. 2) di qualche tonnellata con motori presumibilmente di 800-100 cavalli. Il suo “lui” (sono una coppia) mi dice: “Speriamo che il mare si calmi, con questa burrasca non posso certo uscire in mare”.
download

Campoloro

Basta, dai … avete capito. Una cosa è sapere andare per mare, altra avere semplicemente (molti soldi e) una patente ed una (grossa) barca. In Francia queste limitazioni non ci sono e la marineria a da diporto è sviluppata in misura multipla rispetto alla nostra. E poi loro hanno un altro approccio. Ecco un esempio: ti avvicini all’entrata del porto di Campoloro (Corsica). Un tale, seduto su una sdraio sotto un ombrellone in testa ad un molo, si alza e ti fa segno “tre”. Al molo tre, dunque. Ormeggi e ti rechi al posto di polizia per registrare il tuo arrivo. Il poliziotto di servizio ti registra e con l’occasione ti vende i gettoni per accedere alle docce (da noi!!?? Non sarebbe ammissibile un tale “svilimento” della divisa!). Vai alle docce: ogni doccia ha un suo pre-camerino nel quale puoi appendere gli abiti. In Italia (non dico in quale marina che sennò mi querelano!) le docce sono in un container in fondo al porto, metà per le docce, metà per i WC. Niente pre-camerino, nessuna possibilità di appendere abiti: ci devi andare con un amico-appendiabiti al seguito e augurarti che non ti capiti la doccia adiacente al WC.

Evvabbè …

.

.

.