MICHELE SCARPONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2017 @ 6:34 am

 

Detto altrimenti: un lutto gravissimo per la sua famiglia …. (post 2704)

images… e dopo – solo dopo – per lo sport. Ed anche per tutti noi, padri di famiglia, ciclisti “normali” da pedalate non competitive. Michele si allenava. In discesa, sulla destra. In direzione opposta un furgone che svolta a sinistra e gli taglia la strada. Fine. Lascia moglie e due gemellini di quattro anni e mezzo. Dopo questa, la principale, le mie altre considerazioni sono rivolte al rapporto uomo- auto e auto-bicicletta.

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Rapporto uomo-auto

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    “Aho, movete, che stai a fa’ … dormi?”

    Noi, qui, in Italia … provate a guidare rispettando tutte le regole del codice della strada, ed in particolare i limiti di velocità: sarete aggrediti da un coro di proteste da chi vi segue, colpi di clacson, lampeggiate di abbaglianti e improperi: “Che fai, dormi?” il minimo che vi può capitare. L’altro giorno ho preso una multa per eccesso di velocità in provincia di Livorno (SS Aurelia): limite 90 kmh, io a 101, mea culpa, colto sul fatto da un autovelox: dedotte le tolleranze, sono risultato superiore di 5,1 kmh. Contravvenzione corretta, pagata. Ora, provate un po’ a installare gli autovelox in città: alla Polizia Locale occorrerebbe assumere decine e decine di addetti per gestire la massa delle infrazioni. Se poi i controlli avvenissero sulle rampe di accesso e di uscita dall’autostrada (limite 40 kmh), sarebbero tanti ritiri di patente!

  2. Seconda infrazione alla qual siamo “abituati”: il mancato rispetto della distanza di sicurezza. Ti tallonano ad un metro, alla “Fittipaldi” e poi via, di scatto, il sorpasso: manovra potenzialmente micidiale.
  3. Terza infrazione alla quale siamo “abituati”: l’inserimento in una rotatoria. Chi viaggia in colonna violando la regola della distanza di sicurezza, si sente in dovere di non dare la precedenza a chi la rotatoria l’ha impegnata ben prima di lui.
  4. Quarta infrazione alla quale siamo “abituati”: l’auto “stringe” un ciclista, deve passare a tutti i costi, franare manco se ne parla, la strada è sua, solo sua. Guida pericolosa, andrebbe sanzionata. Ecco … appunto … “andrebbe”.

Tante storie per “luogo per caricare e scaricare le armi”, per posizionare i bersagli del tiro con l’arco in luogo sicuro hai visto mai che una freccia …; molte meno storie per insegnare e controllare il livello del rispetto delle regole della civile convivenza e del codice della strada  (fatti salvi i controlli della sosta o a mezzo autovelox,  quelli sì che vengono effettuati perché “facili” e “rendono”). Vi chiedo: quante volte avete riscontrato che siano state elevate contravvenzioni per le violazioni dell’eccesso di velocità in città o per quelle di cui ai numeri dal 2 al 4?

Rapporto auto-bicicletta

images (1)Noi ciclisti “diamo fastidio”, li rallentiamo, loro, quelli delle auto, ed allora “gli faccio vedere io, come ruggisce il mio motore, come lo sfioro, come lo stringo sul bordo, così impara a non farsi da parte, a starsene a casa, che stia sulle ciclabili,  cribbio!”. Io pedalo: dietro di me sento il motore di un’auto. Se il rombo diminuisce e l’auto mi sorpassa scostandosi molto da me, la targa è straniera. Tutto il contrario all’opposto, quando le targhe sono italiane. Dicesi riconoscimento sonoro della targa.

Ieri scendevo in bicicletta (una mtb) sulla SP che dal Lago di Cavedine conduce a Drò. Strada larga, una discreta pendenza, fondo stradale ottimo, tempo splendido, traffico assente. La mia velocità era di 45 kmh. Procedevo ad un metro dal bordo strada. Improvvisamente sono superato da un’auto che inspiegabilmente ed inutilmente mi sfiora a 100 kmh inondandomi di un fragoroso colpo di clacson: roba da infarto ciclistico. Perchè? Che bisogno c’era? Voleva dimostrami che lui era più “uomo”, più “maschio” di me?

Michele Scarponi, la sua famiglia, ecco il dramma, la vera tragedia. Il resto sono dettagli. Fra qualche giorno inizia il Giro d’Italia, senza di lui. Fasce al braccio, minuti di silenzio, e via, the show must go on, ovviamente. Nella sostanza invece propongo che

  • il Giro, le federazioni ciclistiche, i suoi colleghi, gli sponsor si diano da fare per sostenere (economicamente) la sua famiglia;
  • l’educazione civica inizi da quella stradale;
  • la legge (Codice della strada) dia centralità al traffico misto auto-biciclette e pedoni-biciclette sulla strada e sulle piste ciclabili;
  • si applichi maggiore rigore nella concessione delle patenti auto;
  • si effettuino maggiori controlli non solo sulla sosta vietata o sui dati autovelox.

 

imagesE’ chiedere troppo? Non direi, mi pare il minimo.  Noi della FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, a livello locale e nazionale ci attiviamo da decenni in favore della civile convivenza e della mobilità sostenibile:  chi ha la stessa nostra sensibilità, si aggiunga a noi, si iscriva alla FIAB.

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