CICLISTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Aprile, 2017 @ 6:41 am

Detto altrimenti: ciclisti, un morto ogni 35 ore!     (post 2705)

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Amici, pedalatori e non, questo è un “postaltrui”, ovvero pubblico sotto forma di post una mail ricevuta dall’amica Manuela Demattè, per 25 anni nel Consiglio Direttivo Fiab Trento e suo  Past President , mail che Manu mi ha scritto in relazione al mio post sulla morte di Michele Scarponi.

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Inizia

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Da attivista FIAB ma anche da ciclista urbana che anni fa si è salvata per un pelo dall’essere segata da un camion dell’Italspurgo che le ha tagliato la strada svoltando a destra … come darti torto, caro Ric? Anche supponendo che nel caso di Scarponi abbia influito l’errato calcolo della velocità in discesa del ciclista, il punto non sta quasi mai nella ricostruzione della dinamica ma in un preciso fatto culturale! Prova ne è il mio caso, in cui il tizio mi aveva visto benissimo prima di affiancarmi e superarmi per svoltare, ovvero non era tenuto a fare nessun calcolo ma solo a rispettare la mia esistenza sulla strada!

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Senza parole

Come opportunamente ricordi, la FIAB è sempre stata in prima linea su questi temi ed io lo riporto nella ns storia http://www.fiab-trento.it/storia/. In Italia, invece, si arranca: dopo l’approvazione alla Camera, dal 2014 è bloccata in Senato la discussione sulla riscrittura integrale del Codice della Strada, che auspichiamo recepisca le indicazioni dell’ANCI (Associazione Comuni Italiani), che ha fatto proprie molte delle proposte che la FIAB sostiene da anni (riconoscimento dell’infortunio in itinere, limite dei 30 km/h in ambito urbano, doppio senso di circolazione per le bici ecc.).

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http://www.repubblica.it/cronaca/2017/04/22/news/ciclisti_strage_infinita_un_morto_ogni_35_ore-163627361/:

La sicurezza dei ciclisti è un tema che fino a oggi la politica non è riuscita ad affrontare compiutamente, spesso con annunci cui non sono seguiti fatti concreti. Pochi giorni fa il sottosegretario ai Trasporti Riccardo Nencini, a margine della presentazione del Gran Premio della Liberazione, aveva ribadito la necessità e l’urgenza di una legge per tutelare i ciclisti: “Dobbiamo ancora stabilire qual è l’attaccapanni normativo, se il Codice della Strada che riprende il suo percorso a giorno al Senato oppure un decreto del Mit. Rimane l’urgenza dell’oggetto perché l’utenza debole di cui fanno parte i ciclisti, motociclisti e pedoni ha un numero di morti decisamente troppo alto. Il 50 per cento della mortalità stradale è fatta da utenza debole”.

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Manuela con l’attuale Presidente Fiab Trento, Guglielmo Duman, allo stand Fiab della “Settimana Europea della Mobilità“, Trento 2014

Se questo provvedimento “salva ciclisti” assumerà la forma del decreto ci vorrà qualche settimana, altrimenti se andrà a modificare il Codice delle Strada si parla di mesi: l’unica cosa certa, purtroppo, è che in questo lasso di tempo chi pedala continuerà a essere esposto ai mille pericoli della strada e non avrà almeno uno strumento normativo atto a proteggerlo. Perché le strade italiane, con pochissime eccezioni, non sono affatto amiche della bicicletta e chi pedala per professione (come i ciclisti professionisti) o per andare al lavoro (come i ciclisti urbani) continua a farlo a rischio e pericolo quotidiano schivando buche e attraversando incroci mal segnalati, pedalando in mezzo al traffico motorizzato o su piste ciclabili al limite della praticabilità.

Attenzione però, caro Ric, che nel tuo post precedente – “Separazioni” – rischi di perpetuare un archetipo dell’inconscio collettivo maschile, che in questo post hai invece giustamente e calorosamente combattuto: la simbiosi uomo-auto, dove si personalizza l’oggetto/auto e per converso si reifica la persona/donna …

Finisce

Grazie Manu, del tuo prezioso, puntuale e “legislativo” contributo. Per completezza aggiungo che ci hai anche segnalato che durante una recentissima gara ciclistica che ha interessato il centro cittadino di Trento, le strade non erano transennate! Per fortuna alcuni cittadini, spontaneamente, si sono dati da fare e trasformati in “addetti alla gara” avvisando e trattenendo i pedoni per evitare che fossero investiti in rovinosi impatti. Ma si può?

Quanto al mio post precedente -“Separazioni” – il mio ha voluto  essere solo uno scherzo, per sorprendere e far sorridere lettrici e lettori …

Good Bike everybody!

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