EURIPIDE CONTRO LA GUERRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2017 @ 1:29 pm

Detto altrimenti: Euripide, chi era costui?       (post 2741)

E dopo il postinbicicletta eccomi di nuovo a scuola di … classici! La mia prof Maria Lia Guardini oggi ci ha condotto in una marcia della pace. Avrei potuto intitolare il post “L’attualità di Euripide”, purtroppo! Vediamone un poco il perché.

imagesRicordate Pericle … la sua (cosiddetta) repubblica di Atene …? Siamo nel V° secolo a. C.. La politica all’epoca era guerra tout court e Pericle di guerre ne aveva fatte tante … tutte perse (evvabbè … mica tutte le ciambelle riescono col buco, per quanto … almeno una …). Il suo storico Tucidide aveva inventato per lui il termine di “princeps”, pur di evitare di chiamarlo con il suo vero nome (dictator). Prima guerra contro Sparta (la prima del Peloponneso), praticamente persa, anche se in Zona Cesarini Pericle aveva chiesto e ottenuto la pace. Non così nella spedizione contro Siracusa e in quella in Egitto. La seconda guerra contro Sparta (la seconda del Peloponneso) dal 430 al 404. A metà la peste in Atene, in due tornate: Pericle sopravvisse alla prima e non alla seconda: se non fosse morto forse avrebbe chiesto la seconda pace a Sparta. Cosa che il suo successore Cleone non fece.  Ma tant’è …la storia non è fatta da  “se” e da “ma”.

downloadE all’incirca a metà della seconda guerra contro Sparta, nelle sue tragedie Euripide dichiara formalmente di abbandonare  l’ambito politico e pare dedicarsi agli affetti familiari. E invece … invece di “Politica” ne fa eccome! Ne fa condannando la guerra senza quei “se” e senza quei “ma” di poco prima. Quindi condannando “quella” politica, della serie “abbiamo inventato la democrazia che formalmente è la cosa migliore, ma i cui risultati sono tremendi”. L’unica guerra che pare ammettere è la guerra “giusta”, ovvero “secundum jus, ovvero secondo la legge, e trattandosi di una democrazia (almeno formalmente tale) egli la fa enunciare da Teseo nella tragedia Le supplici: “ … voglio che tutta la città acconsenta … concedendo al popolo il diritto di parlare”.

Del resto Tucidide, lo storico del capo, aveva ben condannato la guerra come disvalore assoluto ma. Ma cosa? Ma però (ma però!) quando si fondono tre componenti micidiali quali la difesa dell’onore, la paura dell’altro, la ricerca di un’utilità, ecco che la guerra facilmente scoppia, sostiene Tucidide.

Nelle “Troiane” (La misera fine dei vincitori): “gli dei puniranno lo stolto che distrugge la città e abbandona alla desolazione i templi e le tombe … violando le agrafa nomina, le leggi non scritte”. Euripide smitizza gli eroi omerici, e si concentra sulle conseguenze negative della guerra soprattutto sui più deboli: le donne e i bambini.

In “Andromaca” Euripide mette a nudo la meschinità dei cosiddetti grandi eroi, forti solo della ragione della forza: l’arrogante Menelao pone l’aut-aut  ad Andromaca, la moglie dello sconfitto Ettore: “Uccido te e o tuo figlio: scegli”.

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E’ la volta di “Ecuba”, ovvero della perfidia della parola (del potente di turno). Qui l’Odisseo omerico (Ulisse) fa una figuraccia: parlando a Ecuba le annuncia che sacrificherà la di lei figlia Polissena sulla tomba di Achille. E bravo …! E insulta gli sconfitti Troiani: “Se è sbagliato il nostro costume di onorare i valorosi (Achille, n.d.r.), ci saremo meritati l’accusa di essere degli idioti crudeli. Voi barbari però, voi continuate pure a non trattare da amici gli amici e a non rispettare chi è caduto in modo valoroso: così che la Grecia continuerà a prosperare e voi avrete una sorte che rispecchia le vostre decisioni”. In Ecuba molto marcata è la denuncia del (cosiddetto) onore-in-della-dalla guerra. Guerra che è solo  stravolgimento e orrore.

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Nelle Supplici Euripide si scaglia contro il popolo che si lascia abbindolare e contro la politica compiacente. Ma il colmo dell’orrore lo troviamo nelle Troiane, nelle quali si cerca di convincere una madre, Andromaca, della necessità di uccidere (smembrandone il corpo) il suo figlio Astianatte, “per non far crescere il figlio di un padre così valoroso” (Ettore, n.d.r .).

Concludo: Euripide, un rivoluzionario. Non siamo ancora all’ “ama il tuo nemico … porgi l’altra guancia …” di 430 anni dopo, ma siamo sulla buona strada. Nel frattempo, oggi,  chi fabbrica armi continua a fabbricarle e a venderle  a chi le usa: dagli USA all’uso! A 400 miliardi di dollari alla volta. Ma … allora la historia magistra vitae non è più vero?

 P.S.: E qui da noi, a Taormina, Trump intima all’UE di dedicare il 2% del PIL all’acquisto di armi … da chi? Ma dalle sue fabbriche, cribbio, cacciabombardieri F35% in testa! Miliardi di dollari che girano; decine di guerre nel mondo; centinaia di migliaia di morti qua e là … milioni di persone che soffrono la fame, la sete, le malattie, la mancanza di libertà, etc.  Ma vabbè … purchè not in my garden!

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