IL NATALE IN GENOVESE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2017 @ 6:39 pm

Detto altrimenti: tranquilli … ve lo propongo nella traduzione in italiano      (post 2849)

Dicembre, andiamo, è tempo di preparare (albero e presepe). Ed ecco che – sempre riordinando le carte come detto due post fa – ho ritrovato una vecchissima poesia dialettale ligure sul Natale. Ve la riporto in lingua e in prosa:

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                Boccadasse (Genova)

Vi voglio raccontare il Natale di tanti anni fa. Era una festa molto sentita. Tutti i parenti si riunivano per passarlo in casa, con i vecchi, in compagnia. Erano giorni che avevamo tutti da fare: chi andava per legna, chi spazzava il solaio. Soldi non ce n’erano, lo si sa bene, e le nostre mamme cercavano di vendere qualcosa per poter fare un buon Natale tutti insieme: qualche dozzina d’uova, due o tre galletti, qualche litro d’olio … più si vendeva più si poteva poi spendere. E intanto mettevano l’impasto a lievitare perché volevano fare il pandolce e cominciavano a impastare già la vigilia. Noi figli si stava intorno alla tavola per cercare di arraffare qualche grano di zibibbo o un pinolo: certe volte prendevamo degli schiaffoni che ci facevano stringere persino il cuore. Verso sera si accendeva il forno, la legna verde non voleva bruciare, faceva un fumo che riempiva tutta la casa, ma era un fumo sano: ci riscaldava e faceva cuocere il pane.

download (1)Intanto che il pandolce cuoceva  ci portavano alla messa di mezzanotte, ci facevano inchinare e dare un bacino al Bambinello. Al mattino seguente si preparava la tavola, la tovaglia era bella bianca, quella dell’anno passato e per dire la verità sapeva un po’ di chiuso. I piatti si apparecchiavano capovolti e sotto quello del nonno mettevamo qualche toscano e un po’ di tabacco. Aspettavamo che il nonno scoprisse il regalo e tutti insieme ci facevamo gli auguri di Buon Natale. Il nonno si alzava in piedi, tutto contento, ringraziava e ci recitava la sua solita poesia sul Natale e noi ad applaudire con tanta, tanta allegria. Quando era il momento di sedersi a tavola noi bambini non arrivavamo alle sedie e allora venivamo aiutati: chi in braccio a mamma, chi con un cuscino sotto il sedere. E così cominciavamo a mangiare, fettuccine fatte in casa, costine di maiale, un po’ di radicchio dell’orto. Per dolce il pandolce, due bicchieri di vino e tutto finiva così, in tanta allegria.

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Ecco, è finita. Mi chiedo: quanti faranno ancora un Natale così bello? In ogni caso da parte del vostro blogger preferito (vero che è così?) BUON NATALE! Il primo Buon Natale dell’anno … il primo per me, da me a voi, il primo che io faccio, quest’anno!

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