I ROMANZI DEI NUMERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Dicembre, 2017 @ 6:17 am

Detto altrimenti: i numeri affascinano, anche i romanzieri …       (post 2970)

  • 2008: Paolo Giordano ci ha regalato la sua prima opera “La solitudine dei numeri primi” (Mondadori): i dolori della vita dall’infanzia all’età adulta.
  • 2015: Umberto Eco con “Numero zero” (Bompiani): le deviazioni della stampa e della storia.
  • 2017: Marco Paolini e Gianfranco Bettini: “ Le avventure di Numero Primo”(Einaudi).

downloadEcco, i primi due si, li ho letti. Il terzo no, non ho ancora fatto in tempo. Tuttavia ieri mi sono stato al Teatro Sociale ad ascoltare Paolini nel suo monologo di ben due ore sul tema del libro: il rapporto fra l’uomo e la tecnologia, fra la fiducia e la speranza, fra il naturale e l’artificiale (“la sbarra del telepass: vi ispira fiducia o speranza … che si apra?”)

Naturale cosa? Paolini afferma che per lui è naturale tutto ciò che esisteva al momento della sua nascita … al massimo anche tutto ciò che è stato inventato fino ai suoi vent’anni. Dopo esiste il “difficilmente accettabile.

Il monologo. Un super cervello elettronico ha ricevuto addirittura il Premio Nobel ma nel frattempo la sua coscienza interna di è sdoppiata: una genera un figlio, l’altra lo vuole sezionare per carpirne la tecnologia. E l’uomo? L’uomo diventa preda se non addirittura schiavo della tecnologia che lo perseguita perché egli vuole difendere quel “figlio”.

Fuori del paradosso, già oggi l’uomo è schiavo della tecnologia. Se gli rubano o smarrisce lo smartphone; se non riesce a collegarsi in internet; se dimentica a casa le carte di credito entra in ansia. Ma, ancora, se telefona alla sua compagnia di assicurazioni e viene fatto passare attraverso una stringa di successivi “digiti tal numero” … fino a quando esausto, rinuncia a risolvere il proprio problema. O infine è schiavo quando si sente dire “la procedura non lo prevede, non lo consente”.

Ecco, siamo già arrivati all’uomo-procedurato, al legislatore-per-schemi, ai tagli-e-agli investimenti-lineari, all’uomo disumanizzato. Termino con un esempio virtuoso: il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira stava assegnando le case popolari. I suoi gli fecero osservare che i criteri di equità che egli stata applicando non corrispondevano quelli previsti dalle leggi. Rispose: “Io assegno le case, voi andate a cambiare le leggi”.

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