FINANZA E POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 10:43 am

Detto altrimenti: Euro si/no       (post 3169)

La GB ha depurato il proprio debito pubblico dalla quota di titoli che sono stati acquistati dalla sua stessa banca centrale, la quale ha reperito il denaro necessario a tale acquisto … stampando moneta! Sembrerebbe questa la via per “ridurre il debito pubblico”. Al che mi domando: al netto di queste somme, a quanto ammonta il debito pubblico italiano? Ma poi …. se si continua a stampare moneta senza un riferimento al valore dell’economia reale, alla fine questa moneta che valore avrà?

In Asia (Cina in testa) l’economia va molto forte. Essa è stata finanziata con moneta stampata dai governi e data direttamente alle imprese, senza creare e senza passare attraverso il sistema dei titoli del debito pubblico che invece hanno innescato la droga del mercato finanziario con relative bolle periodiche e ricchezza che passa dagli Stati al mondo della grande finanza. Si consideri che lo scambio annuale di merci reali al mondo vale 20.000 miliardi di dollari USA, cifra che gli scambi finanziari raggiungono in cinque giorni.

Uscire dall’Euro? Molti analisti affermano che potrebbe aiutare a svincolare la nostra finanza/economia dal potere dei mega mercati finanziari. Tuttavia credo che si sia un “ma”, nel senso che se usciamo come ci siamo entrati, cioè “male”, il tacon potrebbe essere pezo del bus, cioè la pezza sarebbe peggiore del buco che si vuole rappezzare. Ma … perché si definisce “male” la nostra entrata nell’Euro? Solo un piccolo particolare: per due anni avremmo potuto-dovuto far esporre i prezzi nelle due valute, ed evitare che ciò che in lire costava 1000 lire venisse venduto ad un euro. Ma questi sono aspetti spiccioli. Il problema vero è che non ci si è preoccupati di evitare il trasferimento (arricchimento) dallo Stato alla speculazione finanziaria, così come pare che non saremo capaci/non vorremo evitare un secondo arricchimento dello stesso tipo nel ritorno alla lira.

Il problema è molto complesso ed io ovviamente non pretendo certo di padroneggiarlo: mi preoccupa solo il fatto che la politica ne parli a cuor leggero: euro si/no senza conoscere a fondo l’argomento, senza considerare gli effetti che anche solo il parlare di una simile decisione (ritorno alla lira) può generare. Infatti, se i discorsi si facessero troppo insistenti, chi possiede titoli d’ogni tipo in Euro, li tramuterebbe in altra valuta, ad esempio dollari USA, salvo poi tramutarli in lire dopo la conversione, con un utile del 50% circa. Ovvero: costoro si arricchirebbero molto, ma siccome in natura nulla si crea e nulla si distrugge, di fronte ad un arricchimento vi è un impoverimento. E chi ci rimetterebbe allora? Tutti coloro che – non avendo fatto il passaggio Euro – Dollari USA – Lire, a fronte di un loro euro si troverebbero a ricevere in cambio 1000 lire. Grosso modo.

Il primo problema non è euro si/no, ma lo sganciamento del Sistema Italia dalla schiavitù della finanza internazionale. Ma per far ciò bisogna conoscere questi meccanismi; una volta conosciutili, bisogna “volerli abolire” e non “volerne approfittare”. Il sospetto che ho (a pensar male si fa peccato ma si indovina) è che pochi (politici) li conoscano; che molti di quei pochi, ovvero coloro che li conoscono (politici e non), ci si arricchiscano; che la stragrande maggioranza della gente comune non li conosca; che una parte della politica parli (“Ritorniamo alla lira! Ritorniamo alla lira!”) con la pancia propria alla pancia altrui (quella dell’elettorato).

In questo senso invece, democrazia è libertà e libertà è cultura. Anche finanziaria.

P.S.: mi sto sbagliando? Può darsi, ma almeno io ci sto provando a capire qualcosa e comunque poi se mi sbaglio, mi corrigerete!