LE VESPE DI ARISTOFANE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2018 @ 6:44 am

Detto altrimenti: gruppo di lettura dei classici con la prof Maria Lia Guardini       (post 3171)

Questo è un post “coccodrillo” ovvero un post scritto (in parte) prima dell’evento al quale si riferisce. Infatti, dl libro/film “Sostiene Pereira” abbiamo imparato che i “coccodrilli” (giornalistici) sono i necrologi pre-scritti in previsione della morte di un personaggio importante, in modo da potere “uscire” molto tempestivamente la mattina stessa dopo il decesso.

Penultima lectio magistralis prima delle ferie estive.

Le Vespe. I processi in Atene durante la guerra del Peloponneso

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Aristofane, “colui che appare il migliore” (modestamente! N.d.r.)

Nella Atene del V° Secolo a.C. non esisteva la figura del Pubblico Ministero e l’azione penale veniva esercitata solo a querela di parte: la figura di accusatore era detta sicofante. Dopo la riforma del 462 a.C. la maggior parte dei processi veniva giudicata dalle giurie popolari, mentre ai magistrati restavano solo funzioni marginali, spesso di mera raccolta delle prove presentate e fissazione del giorno del processo. Facevano eccezione i delitti di sangue, giudicati dal tribunale dell’ Areopago. La giuria popolare era costituita da 500 cittadini estratti a sorte tra i 6000 membri dell’Eliea. Essi avevano il compito di ascoltare il discorso dell’accusatore (nonché le leggi e i testimoni da lui citati) e l’analogo discorso a propria discolpa dell’imputato, e votare a maggioranza sull’innocenza o colpevolezza di quest’ultimo. In certi casi la pena era già decisa dalla legge, in altri poteva essere proposta dall’accusatore o dall’imputato stesso. L’intero processo non poteva durare più di un giorno: cominciato di mattina, doveva concludersi entro sera.

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         Una scenografia in chiave moderna!

In quest’opera Aristofane prende di mira la proliferazione dei processi che caratterizzava l’Atene dei suoi tempi. Gli Ateniesi erano evidentemente assai litigiosi e ricorrevano spesso alla giustizia di Stato. A causa della interminabile guerra del Peloponneso, le giurie popolari erano ormai composte quasi esclusivamente da persone anziane, che si illudevano in questo modo di pungolare come le vespe, ovvero svolgere ancora una funzione sociale importante, ossia di essere ancora in grado di pungere (di qui la metafora dei giudici popolari come Vespe). Aristofane li ritiene invece soltanto uno strumento nelle mani del potere, in particolare di Cleone, uomo politico ateniese, frequente bersaglio dei suoi strali.  Cleone aveva portato da due a tre oboli il compenso per i giudici popolari (equivalenti a oltre la metà dello stipendio mensile di un operaio), accrescendo così il desiderio e la mania degli ateniesi per i processi.

  • download (3)Anche oggi, noi siamo tutti giudici di tutto: della politica, dello sport (nei bar) etc.. Tipica poi è la figura bolognese degli umarell, i vecchi pensionati che osservano e soprattutto giudicano tutto: lavori stradali, posteggi, etc.
  • Anche oggi i PM hanno uno stra-potere enorme, come testimoniano i casi citati nelle trasmissioni RAI 3 (Sono Innocente) e nel libro (Innocenti) di Alberto Matano.
  • Anche oggi alcuni giudici sono corrotti (è il caso di alcuni consiglieri del Consiglio di Stato).
  • Anche oggi c’è lo sfruttamento delle moderne Atene (l’occidente) a danno delle ex colonie (ad esempio africane, là dove ora gli Olandesi coltivano tulipani e rose pagando ai loro operai stipendi di €70,00 al mese).
  • Anche oggi … no oggi no, oggi i processi non durano un giorno solo!

Ecco, sono quasi le sette del mattino: pubblico questa prima parte del post, mi preparo e vado a lezione. Al ritorno pubblicherò la seconda parte.

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Potere giudiziario. Già Eschilo, all’inizio del V° sec., quando la democrazia ateniese era in piena espansione, si era occupato dei poteri dello Stato, divinizzandoli. Qui invece, in piena crisi della democrazia, abbiamo l’ opposta testimonianza dell’ Anonimo Ateniese e di Aristofane, al cui tempo la città era governata dal democratico Nicia e Cleone, quest’ultimo difensore dei proletari, dei commercianti, dei costruttori di navi, dei fabbricanti di armi, favorevole alla prosecuzione della guerra. Nicia per contro, conservatore, sostenuto dai proprietari terrieri, favorevole ad una pace con Sparta. Aristofane era dalla parte di Nicia.

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Nella commedia

  • PX 150 1981 (1)

    Passando da “Le vespe” di Aristofane alla mia ultima Vespa 150 PX …

    il vecchio padre anela a continuare ad essere giudice popolare, detentore di potere, ben pagato, anche per sostituire questo potere a quello – perso in favore del figlio – in casa. Il figlio gli dimostra che egli è solo uno strumento nelle mani del vero potere. Il nucleo ideologico della commedia consiste in questa denuncia del potere dei demagoghi che utilizzato il potere giudiziario ai propri fini. E’ questo l’inizio della fine della democrazia, quando essa non ammette di essere messa in discussione (coloro che avevano denunziato Socrate perché “non riconosceva gli dei e corrompeva la gioventù” in realtà denunciavano la sua critica a quella democrazia che invece non ne ammetteva alcuna. E qui Socrate li frega, accettando la legge anche se iniqua e applicata contro se stesso);

  • vi sono molte parti veramente scurrili, sicuramente per intrattenere la massa della popolazione non acculturata. A fianco di questi, tuttavia, vi sono messaggi preciso indirizzati a chi li vorrà capire;
  • vi è finanza pubblica: l’elenco delle entrate dello Stato, la tassazione degli alleati, etc.;
  • vi sono i privilegi della magistratura, il cui potere “non è secondo a nessuno”;
  • vi sono brani di poesia pura, come quando si afferma che il poeta vede e intuisce cose che altri non vedono e non intuiscono, per poi riporle nel cassetto insieme alle mele ed ai mantelli, da utilizzare quando servono;
  • vi è molta fantasia, come quella di fare un processo ad un cane reo di avere rubato un pezzo di carne, processo che in realtà alludeva ai furti operati dal tesoriere della (disastrosa) spedizione militare in Sicilia;
  • vi è – a mio sommesso avviso – la rappresentazione di un pensiero e di un modo di agire che è arrivato fino a noi.

Da ultimo mi domando: quale era la posizione e il ruolo personale prevalente di Aristofane? Comico? Politico; scrittore, o cos’altro? La prossima lectio sarà il 22 maggio quando parleremo del Diskolos di Menandro (commedia nuova).

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