IL VANGELO SECONDO MARCO (3, 20-35)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Giugno, 2018 @ 6:21 am

Detto altrimenti: ecchè blogger … ora ci fai le prediche?       (post 3225)

No raga, scialla calma, nessuna predica, solo che quel testo ha anche valori non religiosi. Per intenderci: in questa sede facciamo che parliamo di un Gesù personaggio storico, così nessuno si sente “predicato” (= destinatario di una predica). D’accordo?

Dal testo citato traggo due spunti:

1 – La reazione spesso violenta di chi ha paura di cambiare. Gesù fu un rivoluzionario. E per questo fortemente osteggiato fino alla crocefissione. Tuttavia si è poi preso una bella rivincita, nel senso che i suoi insegnamenti hanno costituito la base di una fede-credenza popolare diffusa, in quanto alla base dei essi vi era l’Amore per il prossimo e la Verità.

2 – l’indicazione che il rifiuto della Verità (o della verità con la minuscola, fate voi) è un peccato non perdonabile. Prima di Lui l’aveva già detto un avvocato, tale Cicerone, quando accusava Catilina di essere simulator et dissimulator omnium rerum, cioè di far apparire vere tutte le falsità e false tutte le verità.

Veniamo ai giorni nostri.

La politica sta cambiando sulla base di un forte consenso, e ciò comporta anche una forte reazione da chi questo cambiamento proprio non lo vorrebbe. E la reazione è basata sulla verifica dei contenuti del cambiamento: e cioè se rispettino i due principi di “rispetto e amore per l’Altro” e se siano “veri”.

1 – Il rispetto dell’Altro in politica è il rispetto della demo-crazia, cioè della volontà dell’altro, di tutti gli altri, anche di chi non la pena come te, il che non avviene di certo ove si mettessero in atto una serie di decisioni dal cui combinato disposto discenderebbe una democrazia formale ma una oligarchia sostanziale. Ciò accadrebbe ove si inserissero nel nostro sistema democratico il referendum propositivo senza quorum e vincolo di mandato. Infatti in tal caso, alcuni pochi capi politici potrebbero fare votare qualsiasi legge, anche costituzionale, in modo formalmente democratico ma sostanzialmente oligarchico.

2 – La verità è un’Utopia, ovvero un bene al quale tutti tendiamo e che nessuno ha ancora mai raggiunto, un po’ come la Fede. Quindi si può legittimamente dubitare di chi affermi di possederla. Personalmente io – anche in politica – preferisco un onesto dubbio ad una verità certa.

Fine (sennò sai cheppalle …)

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