VITALIZI E DIRITTI ACQUISITI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2018 @ 6:10 am

Detto altrimenti: parliamo un po’ dei vitalizi dei parlamentari e di varie ed eventuali (post 3255)

Si vogliono abolire i vitalizi “retributivi – non contributivi”. I titolari di tali vitalizi probabilmente eccepiranno che si tratta di “diritti acquisiti”. Al riguardo pongo alcune questioni (non alcune soluzioni).

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      “I miei antenati …”

Si può ragionevolmente affermare che il primo diritto (soggettivo) acquisito sia la proprietà derivata dall’occupazione di un terreno (pensiamo all’età primordiale dell’uomo). Nei millenni successivi a seguito dell’occupazione di terre da parte di bande armate (o eserciti) nasce una “nobiltà terriera” successivamente riconosciuta e difesa dal “diritto oggettivo” (la legge). Quindi il diritto soggettivo verrebbe prima del diritto oggettivo (la legge). Ma un individuo ha “il diritto” di possedere qualcosa (una terra, un rendita) anche se  prima non vi è una legge che regoli in via generale il passaggio dal possesso di fatto (nel caso in esame: di una rendita) alla sua proprietà”?

Ammettiamo che esistano – come categoria – i cosiddetti diritti acquisiti. In tal caso ne esistono di tipo e di intensità diverse: alla salute, al lavoro, alla famiglia, al vitalizio parlamentare, etc.. Ora, il “Diritto” non è “una” regola, ma un “complesso” di regole e nessuna regola può essere “di Diritto” se non rapportata alle altre (la lettera “D” maiuscola non è utilizzata a caso). Quindi, ove non si possano soddisfare subito tutti tali diritti, occorre fare delle scelte, stabilire delle priorità. Sulla base di quali valori prioritari?

Nell’applicazione pratica della decurtazione, il vitalizio non potrà comunque essere inferiore ad un tot ed inoltre si terrà conto di situazioni di particolare bisogno, casi nei quali si “procederà ad un ricalcolo”. L’individuazione di un livello minimo è un criterio oggettivo. L’altro, quello del riconoscimento del “particolare bisogno” sarebbe un criterio discrezionale?

Un analogo intervento verrà proposto per le “pensioni d’oro”. Vengono definite tali quelle “retributive-non contributive superiori ad un certo livello che parrebbe individuato in 4.000 euro netti al mese (alcune oggi arrivano a 70-80.000 euro al mese), spesso pagate da “gestioni separate”. Al riguardo il problema dell’esistenza del “diritto acquisito” si pone anche per le gestioni separate: hanno “diritto” ad esistere?

Le gestioni separate. Sono anche quelle relative alle “somme stanziate e vincolate” a prescindere dalle esigenze complessive del sistema finanziario che le alimenta. Un esempio: le somme garantite al bilancio della difesa prima e indipendentemente dalle esigenze della gestione di tutta la finanza rimanente. Quand’anche si eccepisse che tale diritto di precedenza è stato sancito per legge, una nuova legge (contraria) potrebbe modificarlo?

Un altro “diritto acquisito” è quello di essere ricompresi nella categoria delle eccezioni della legge. Per capirsi: “La legge è uguale per tutti, salvo le eccezioni di legge”. Ma quando è che una “eccezione” diventa “violazione”? In pratica: l’età pensionabile è uguale per tutti salvo le eccezioni di legge per alcuni lavori usuranti. Ma chi stabilisce quali siano tali? E chi controlla che siano dichiarati tali “tutti e solo” quelli usuranti?

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Potrei continuare con le domande ma il post diverrebbe troppo lungo. Le soluzioni? Eh no, amici, oggi mi sento socratico nel senso che io “so di non sapere”: mi basta aver posto i problemi. Buone soluzioni a tutte e a tutti!

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