FILOSOFIA DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2018 @ 11:35 am

Detto altrimenti: per difendersi dagli “assolutismi  relativi”     (post 3451)

Affermazioni “assolute” tipo “Prendiamo a calci in culo chi ha deciso l’acquisto dei caccia bombadieri F35, … anzi no”. “Nessuna tassa sulle auto … anzi no”. “Elimineremo la povertà … anzi quasi; vi faremo tutti felici … questo sì ”.

divieni.

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Ecco, voglio iniziare da qui, dalla (pretesa) regola unica per il raggiungimento della felicità, regola non discutibile, imposta come valida sempre e per per tutti . Friedrich Nietzsche, in “Divieni ciò che sei” (Ed. Christian Marinotti, pagg.178-179) insegna che quanto alla felicitànon bisogna fare prescrizioni riguardo al cammino da seguire: la felicità individuale sgorga seguendo i fatti leggi proprie … le prescrizioni dall’esterno possono solo ostacolarla … solo se l’Umanità avesse uno scopo comune riconosciuto da tutti, si potrebbe proporre una regola generale”.

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il fascismo

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Umberto Eco, nel suo libro più venduto in assoluto (“Il fascismo eterno”, Ed. La Nave di Teseo) mette in guardia contro il “populismo qualitativo” secondo il quale il popolo viene interpretato come una massa uniforme che esprimerebbe – a detta di un duce di turno – un’unica volontà, la volontà del popolo, di cui il duce si fa portatore (in realtà costui è portatore del suo pensiero personale).

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.il canto

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Josif Brodskij, nel suoi ”Il canto del pendolo” (Ed. Adelphi), mette in guarda i giovani dai bilanci ben assestati dagli eserciti possenti, ma soprattutto dal’unanimità delle folle osannanti perchè “se non altro statisticamente dentro i grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”.

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Mi si dice: ma che fai blogger, ti metti a fare filosofia? Rispondo con un quarto Autore, lo scienziato filosofo scrittore Carlo Rovelli (“Ci sono luoghi al mondo …” Ed. Corriere della Sera), là dove esprime la certezza dell’incertezza, nel senso che così come le varie teorie scientifiche sono state vere sino a quando non sono state superate, così ogni (pseudo) certezza è vera nella misura in cui viene creduta tale, non in quanto sia tale.

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aristoteleMi si dice: e ci risiamo con la filosofia! Rispondo: e allora? Sentite questa. In Atene, IV sec. a. C., due Scuole famose, l’Accademia di Platone (che contava fra i suoi allievi il giovane Aristotele (qui nell’immagine a fianco) e la Scuola di Isocrate. In Accademia non si insegnava a fare i giudici, a scolpire a governare la città, bensì si insegnava a chiedersi cosa fossero giustizia, bellezza, buon governo, secondo un metodo che fu chiamato “filosofia”, amore del sapere. Isocrate, al contrario, insegnava a “fare” le cose e i mestieri criticava il metodo filosofico come inutile (oggi diremmo: in Accademia si insegnava la conoscenza, da Isocrate la capacità). L’Accademia affidò la replica al giovane Aristotele che argomentò come segue:

  1. Chi critica l’utilità della filosofia non sta facendo scienza (e politica, n.d.r.): sta facendo filosofia.
  2. Il pensiero filosofico (analisi dei fondamenti) apre possibilità, libera da pregiudizi, svela incongruenze e salti logici (il grassetto è una mia iniziativa), suggerisce nuovi approcci metodologici e in genere apre la mente degli scienziati (e dei politici, n. d. r.) a possibilità nuove.
  3. Le scienze (e la politica, n.d.r.) hanno bisogno della filosofia in particolare dove le perplessità sono maggiori, ovvero soprattutto in fasi di grandi cambiamenti.

Ho inserito la politica nelle parentesi “n.d.r.”, perché il termine “politica” è oggi un aggettivo sostantivato, ma è nato come aggettivo del sostantivo “teknè”, tecnica: infatti nell’antica Grecia si parlava di teknè politika, tecnica, capacità, scienza della politica, cioè arte del governo della città stato.

i conti.

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.Dice … ma insomma, dove vuoi andare a parare oggi, blogger? Rispondo con un quinto Autore, Paolo Mieli, “I conti con la Storia” (Ed. Einaudi), nel capitolo sui compromessi, molti dei quali hanno fatto la storia, molti dei quali sono necessari, indispensabili, utili, irrinunciabili.

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kelsenEcco perché quando sento espressioni assolute del tipo “Io tiro dritto, nessun dialogo, vieni qui che ti dico io come fare ad essere felice, cosa ti conviene fare, come ti conviene votare, ascolta me che rappresento 60 milioni di Italiani …” mi si accende la lampadina rossa del segnale di allarme. Ed allora? Allora dalle mie letture (che mi permetto di suggerire a che diventino anche vostre) traggo una conclusione: se la filosofia è utile alla scienza (e viceversa), lo stesso rapporto dovrebbe instaurarsi fra la filosofia e la politica. Un primo passo – devo dire – è stato fatto allorquando è data vita alla scienza “Filosofia del Diritto” (al riguardo suggerisco le opere di Hans Kelsen, filosofo austriaco del diritto). Ma non basta: occorre dare vita alla Filosofia della Politica. Chi prende l’iniziativa? Oppure c’è già questa branca del sapere e sono io che lo ignoro, da ignorantone qual sono, uomo delle SpA da e per una vita!

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