POLONIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2019 @ 7:30 pm


Detto altrimenti: nuovi nazionalismi        (post 3491)

Hanno pugnalato a morte PAWEL ADAMOWICZ, il sindaco (democratico, dell’accoglienza, della democrazia vera e della pacifica convivenza) di Danzica. Al suo funerale tutti tranne uno: il capo del partito nazionalista. Con ciò, non intendo certo “darvi una notizia” – sapete già tutto – ma indurre me stesso a riflettere: alla Polonia non è bastato il proprio antisemitismo autonomo pre-bellico con il programma di deportazione degli Ebrei in Madagascar;  non sono bastate le deportazioni naziste e sovietiche: ora si ricomincia con il nazionalismo!
Accendo la TV e mi trovo su RAI Storia, la storia e la vita di una poetessa ebrea polacca, Zuzanna Ginzburg Ginczanka: poetessa famosa, arrestata, torturata, violentata e fucilata dai nazisti sul finire della guerra, quando aveva 27 anni. Sono andato a cercare alcune sue poesie: me ne è sfuggita una che non trovo, quella dove dice che il veliero è stato travolto da un’onda d’acciaio. La troverò. Nel frattempo ne riporto qui alcune

SPENSIERATEZZA – 1933
Ho significati per parole che non esistono,
ho parole bizzarre che non hanno significato; 
respira a fondo, e pensa
quanti respiri il cielo può accogliere.

GRAMMATICA – 1934 (poesia con la quale iniziò ad essere famosa)
… e attecchire nelle parole è una tale gioia
e innamorarsi delle parole è così facile, 
e osservarle alla luce come vino di Borgogna. 
Gli aggettivi che si stiracchiano come gatti
e come gatti sono fatti per le carezze …
L’avverbio invece è un miracolo improvviso
una sorpresa inaspettata di acciarini sfregati …

Le parole sono pietre, scriveva Don Milani. Oggi, le parole sono pietre alle quali ognuno pretende di ricollegare un significato personale: “Io sono populista perché mi occupo del popolo”.

NOTA A MARGINE – 1936
Non sono nata dalla polvere, non ritornerò polvere.
Non sono discesa dal cielo e non tornerò in cielo.
Io stessa sono il cielo come una volta di vetro.
Io stessa sono la terra come fertile suolo. 
Non sono fuggita da alcun luogo e non tornerò laggiù.
A parte me stessa non conosco altra lontananza.
Nel turgido polmone del vento 
e nel cuore indurito delle rocce
devo me stessa qui dispersa ritrovare.

Si intravede il buio in fondo alla galleria, il buio della guerra ed il rifugiarsi in se stessa.

IL RISVEGLIO – 1940
Mi guardo intorno oramai desta
da incubi e visioni. 
Dal caos affiora,
squarciando nebbie e misteri, un mondo grande e semplice,
metalli magnetici, vegetazione rigogliosa
e azioni eroiche.

Il sogno che in fondo alla galleria ci sia la luce di una rinascita.

NON OMNIS MORIAR – 1942
Non omnis moriar, 
i miei possedimenti,
prati di tovaglie,
roccaforti di armadi,
distese di lenzuola, 
preziosa biancheria
e vesti, vesti chiare
mi sopravviveranno.
Non lascio alcun erede,
che la tua mano frughi
tra le mie cose ebree
signora Chominowa, 
donna di Leopoli,
prode moglie di una spia,
lesta delatrice
madre di un Volksdeutscher.
Adesso sono tue, 
perché lasciarle ad estranei …

Poesia-denuncia che Zuzanna porterà con se’ per circa tre anni. Denunciata alla Gestapo dalla sua portinaia Chominowa nel 1942, riuscì ad eludere la cattura sino al gennaio 1945, mese della sua fucilazione. Dopo la guerra, la poesia sarà una prova dell’accusa contro la sua delatrice, che verrà condannata a quattro anni di reclusione, due dai pubblici uffici ed alla confisca di tutti i beni.


Poesia che vive e che ci aiuta a vivere. Grazie, Zuzanna!

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