VALORE, RICCHEZZA, FINANZA, BANCHE, VALORI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Gennaio, 2019 @ 3:02 pm

Detto altrimenti: le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani …        (post 3507)

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(Sono riconoscente ad un libro che sto leggendo – Mariana Mazzucato, “Il valore di tutto – Chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia globale” Ed. Laterza – perché mi sta facendo ringiovanire, cioè mi sta riportando a parlare e scrivere di materie che trattavo e “lavoravo”  40 anni fa. Grazie, libro!)

Qualche post fa vi ho intrattenuto sulla distribuzione della RICCHEZZA. Oggi faccio un passo indietro e mi soffermo brevemente sul VALORE, cioè su ciò che “vale”, ovvero sul processo che crea e distribuisce ricchezza (beni e servizi utili, non dannosi, non inutili, non inquinanti). Il VALORE crea RICCHEZZA. Ma oltre ai “CREATORI DI RICCHEZZA” vi sono gli “ESTRATTORI DI RICCHEZZA” ovvero coloro che per posizione monopolistica, sistemi di rendita, privilegi fiscali, meccanismi “finanziari” etc. si appropriano di ricchezza senza passare attraverso il PCV- Procedimento Creativo Valore

Bretton Woods, New Hampshire, USA,1944

La FINANZA, un corpo meritorio delle nostre Forze dell’Ordine. Con lo stesso termine si indica un’attività che da “finanziaria” (semplice strumento della produzione), dagli anni ’70 è diventata “economica” ovvero produttrice di ricchezza attraverso un suo particolare percorso di “valore”, a prescindere dal processo produttivo di beni e servizi. Anni ’70 … amarcord … mi ricordo che nel dicembre 1971 fu cancellato il sistema dei cambi fissi agganciati al dollaro e all’oro come era stato stabilito dagli accordi di Bretton Woods (cambi fissi: un’oncia d’oro = 28,35 grammi = 35 dollari USA; 1 dollaro USA = 625 lire). Da quel momento si iniziò a “giocare” con le valute: compro questa, vendo quella etc..

Con la fluttuazione libera dei cambi, la lira si svalutò e in Italia possedere valuta estera diventò un reato (c’era l’obbligo di versarla all’UIC-Ufficio Italiano dei Cambi entro sette giorni, al cambio meno favorevole del periodo) a meno di essere una (o la sola?) finanziaria privilegiata, autorizzata ad intrattenere “conti autorizzati in valuta estera” (Fiat). Inoltre, ogni importatore era tenuto a pagare l’estero andando a debito di conti in valuta estera anche se aveva disponibilità di lire in conto; era inoltre tenuto a versare su un conto infruttifero per sei mesi presso Bankitalia una somma in lire pari alla metà del pagamento all’estero delle merci importate.

Sip, Ilte, Seat, Cselt, Italtel, Sit Siemens, Siemens Data, Selenia, Elsag, Sodalia, SGS Ates, etc.

Nella prima metà degli anni ’70 io lavoravo in banca, nella seconda ero Capo della Finanza Italia della Stet-Società Finanziaria Telefonica per Azioni (Torino), la più grande finanziaria italiana, più grande della stessa Fiat (ricordo che l’allora direttore finanziario di quel gruppo era venuto da noi per vedere come operavamo). La Stet era una finanziaria mista, cioè di partecipazioni e in parte operativa su certi settori, innanzi tutto sulla finanza di gruppo che attivavamo come strumento della produzione e non come attività di speculazione.

Erano anni difficili per le imprese: “stretta” valutaria; “stretta” creditizia; costo del denaro altissimo: in quegli anni la forbice fra tassi bancari attivi e passivi era di molti punti e mai come allora le BANCHE fecero utili così consistenti: situazione paradossale, nel senso che li fecero proprio negli anni in cui prestavano meno denari alle società industriali: ecco un esempio di “estrazione di ricchezza”. In quegli anni e da quegli anni le banche si drogarono, ovvero divennero assuefatte alla droga finanza: infatti invece di operare solo come banca (raccogliere e prestare denaro) iniziarono a investire direttamente e a far investire la clientela su titoli, derivati e sub derivati con il risultato di avere forti utili (e alti premi di rendimento alla propria dirigenza) nel breve termine, e bilanci fallimentari nel medio periodo. E brave le banche! In quegli anni le banche esaminavano i nostri bilanci prima di farci credito. Oggi dovrei essere io a esaminare i loro prima di allacciare un rapporto con loro!
Perchè vi parlo anzi vi scrivo tutto ciò? Perché molte se non tutte le crisi politiche mondiali sono determinate dalla corsa al potere, per …  potere accaparrarsi ricchezza possibilmente  senza passare attraverso il PCV di cui sopra.

Ma c’è un altro motivo che mi ha indotto a scrivere questo post: la debolezza della lira di fronte alla rivoluzione monetaria seguita alla cessazione degli accordi di Bretton Woods è ancora niente: infatti se oggi dovessimo uscire dall’Euro e tornare alla lira sarebbero DOLORI, non VALORI , molto più forti che 50 anni fa!

Dice … VALORI? Caro blogger, ecchè? Di valori non ce ne parli? Dico: i valori cosa? L’onestà, l’imprenditorialità vera, la finanza non speculativa, la produzione e non l’estrazione della ricchezza, la sua più equa distribuzione, il rispetto della dignità umana, l’accoglienza, il rispetto della natura e del clima, la pace … di questi valori volete che vi dica? Ma dai, sono cose vecchie, superate!