AHI GENOVESI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2019 @ 6:39 am


Detto altrimenti; un po’ di autoironia                    (post 3526)

Ebbene sì, lo confesso, sono nato a Genova (di me la stampa locale, qui a Trento, scrive: “ … nato a Genova ma residente in Trentino da trentatrè anni..”. Praticamente non di pura razza locale “ma” bene inserito, accettabile: ah … ah …!). Da ragazzo la mia famiglia decise di andare in vacanza in Val di Non, i cui abitanti sono noti per la loro tirchieria. “”Stai attento, mi disse un amico, i Nonesi sono tirchi!”. Al ritorno dalle ferie incontrai quell’amico: “A me sono sembrati normali” gli dissi. Con noi Genovesi se la prese anche Dante: “Ahi genovesi, uomini diversi /d’ogne costume pien e di magagna /perché non siete voi del mondo spersi?” Un po’ fortina se vogliamo, ma si sa i Toscani sono “maledetti toscani” come bene li definì quel tale Curzio Malaparte.

Su di noi, anzi, sui tirchi in genere, ne girano molte che poi si adattano indifferentemente a noi, agli ebrei, agli scozzesi e ai Nonesi. Una cara amica mi ha appena mandato una sfilza di barzellettine su Genovesi, un po’ preoccupata che io avessi ad offendermi. Quando mai, Gigliola, ci mancherebbe altro! Eccone alcune:

Giuanim, sai che è morto sciu Parodi? Ah si? Avrà avuto la sua convenienza

Burlano a Parodi: Ciao, vieni che paghi il caffè. Parodi: E chi sono io, la Banca d’Italia?

In pasticceria: “Quanto mi prende per quella scatola di cioccolatini?” “10 euro, ma se ne prende due facciamo 15”. “Bene, prendo l’altra”

Baciccia Burlando è sul letto di morte, in casa. Con un filo di voce chiama i suoi cari: “Luigina …” “Son qui nonno, son qui”. “Pinuccio …” Son qui papà, son qui”. “Marta …” “Son qui marito mio, son qui …” Ed allora Baciccia: “Ma belin, allora in negozio non c’è romasto nessuno?!”

Quattro amici per la pelle: un Genovese, un Ebreo, uno Scozzese e un Noneso: “Quando morirà uno di noi, gli altri dovranno mettere nella fosse la cosa più cara che hanno, insegno di eterno affetto”. Muore lo Ccozzese. L’Ebreo mette 500 euro nella tomba. Idem il Noneso. Il Genovese mette un suo assegno da 1500 euro e ritira il resto di 1000, in contanti.

Potrei continuare una cifra, ma la chiudo qui, Mi consolo che essendo io Genovese sono ovviamente anche Ligure e i Ligures sono stati i primi abitanti dominatori a Riva del Garda: andate a leggere la lapide commemorativa appesa fuori della porta del Municipio, se non ci credete! Ed io, per far fede a questa loro Memoria, quando sono a Riva, prima di andare a veleggiare con il mio Fun, la mattina presto, in tutto segreto, verso un pacco di sale nel lago: hai visto mai che alla lunga …

Per onestà e completezza storica devo dire che noi Genovesi a Riva le abbiamo prese dai Veneziani, quando nel 1439 noi s’era alleati con i Milanesi e si occupava Riva e i Veneziani, accorsi per liberarsi la strada verso la loro alleata Brescia assediata dai Milanesi, scese (scendere, ora anche transitivo!)  le galee (“Galeas per montes conducendo”) dal Passo S. Giovanni, persero la prima battaglia navale ma vinsero la seconda e costruirono il torrione a guardia del porto di Riva, torrione che poi fu semidistrutto da quel genio del generale francese Vendomme. Noi però ci siamo rifatti alla battaglia dell’isola di Curzola, ma questa è un’altra storia.

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