BICINGIRO 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2019 @ 8:53 pm

Detto altrimenti: i miei “Giri d’Italia”      (post 3598)

Amici, nel post “Bicingiro 1” ve l’avevo ben detto che il mio terzo “luogo a pedali” era il Trentino! E oggi? Oggi il Giro d’Italia quello vero ha scalato – fra le altre – due “cime” mie: il Passo del Manghen (quest’anno “Cima Coppi”) e il Passo Rolle.

Io, Lino Benassi e Rigoni al Passo Manghen … In quali anni? Guardate bene le biciclette e lo scoprirete!

Il Manghen, 19 km per 1500 m di dislivello. Ma a noi non bastava e così lo “arricchimmo”: partiti da Trento, saliti a Vigolo Vattaro, discesi in Valsugana, saliti a Telve di Sopra, scesi a Telve Valsugana (“di sotto”), saliti al Manghen, scesi a Molina di Fiemme, rientrati a Trento per la Val Floriana: tot. 145 km, se ricordo bene. Quando? Qualche anno fa.

La mia “Numero Uno”: 35 years old and still going strong!

Con quali biciclette? Ma quelle da corsa, naturalmente, quelle della foto, con i cavetti dei freni in bellavista sopra il manubrio, le leve dei cambi sulla canna, i telai “quadrati”, i pedali con le cinghiette! Con chi? Con gli amici della foto sopra.

Al centro, la Cima Vezzana. A Destra, il Cimon de la Pala (parete ovest. A destra visibile lo “spigolo”, salita di IV° grado secondo la classificazione dei miei tempi): fra le due montagne – non visibile nella foto –  il ghiacciaio  Travignolo.

E poi, oggi, loro, a seguire, il Rolle. Questo per me fu molto meno impegnativo: figuratevi che andai in auto fino a Cavalese e pedalai solo da lì in poi: arrivato al passo scrissi una cartolina a mia moglie: “Veni, vidi, bici”! (Cavalese-Predazzo, km 13,5 quasi senza dislivello; Predazzo-Passo Rolle, 21 km da 1000 a 1984 mlm).

A 24 anni: dalla vetta del Cimon de la Pala, laggiù S. Martino di Castrozza

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Ma il Rolle mi è caro anche perché è troneggiato dalla mole del Cimon de la Pala, che, partendo dal Rifugio Rosetta (allora gestito dal compianto Michele Gadenz detto Micel, Capo del Soccorso Alpino locale) scalai ben tre volte, tanto ne ero innamorato! Micel … quando ti accingevi a fare una scalata, ti dava i suoi “schizzi”, cioè le sue mappe dettagliatissime, scritte a mano su foglietti di carta del blocco notes, con tutti i segreti della salita, che poi, nel caso del Campanile Pradidali che ho scalato per la Via Castiglioni, sono stati utilisssimi soprattutto nella complicata via di discesa. Grazie ancora, Micel!

1968 – Da sinistra: Micel Gadenz, io e due addette al rifugio

Sul Cimon de la Pala … quando? Tanti anni fa. Con chi? una volta da solo e altre due rispettivamente con l’ottimo amico alpinista Luciano Righetti e – udite udite – per il battesimo delle scalate di un amico genovese, con Alfredo Fanara, che non aveva mai arrampicato in vita sua e che portai in vetta e a casa, in piena sicurezza. Altre salite: la citata Castiglioni al Campanile Pradidali, le due Beppine, il Dente del Cimone, la Cima Rosetta, etc.. Un’ultima volta salii su quella vetta, per dare una mano al soccorso alpino a cercare tale Gerard Sprandt il quale, salito in solitaria per lo spigolo, non era riuscito a trovare la via di discesa “normale” (attraverso il “Bus del gat”, uno stretto, corto ma non inuitivo cunicolo), era disceso per una via più difficile ed era precipitato).

Al bivacco “Fiamme Gialle” in una fase della ricerca di un disperso (si noti: l’abbigliamento “d’altri tempi” e le corde da 50 m).

La via “normale” si salita (e discesa), secondo e terzo grado, prevede infatti il passaggio attraverso questo “Bus”, particolare spesso sconosciuto alle guide redatte e stampate all’estero.

“Bus del gat” in salita: entrata (foto per gentile concessione di
http://www.trekking-etc.it/ )

Lo stesso inconveniente capitò ad un gruppo di Inglesi che furono costretti a pernottare in vetta e che la mattina si decisero a richiedere soccorso a gran voce.

“Bus del gat” in salita: uscita (foto per gentile concessione di
http://www.trekking-etc.it/ )

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A 74 anni: “Giro, ti aspetto!”
(Tn-Vr, 100 km di ciclabile)

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Domani il Giro d’Italia si conclude con la cronometro a Verona. L’auspicio è che il nostro “vecchio” Nibali mantenga il secondo posto. D’altra parte alla sua tenera età di 36 anni di fronte ai ragazzini emergenti è stato anche troppo bravo. Bravo Vincenzo!

Francesco Moser: 30 anni fa Francesco in una situazione analoga, nell’ultima tappa, una cronometro di ben 40 km Soave-Verona, riuscì a distanziare la maglia rosa di 2,5 minuti, lui che aveva un distacco di 1,5 minuti e pertanto vinse il giro ! In quella tappa Francesco stabilì una media superiore ai 50 kmh! Bravo Francesco!

Tre dolenti note: ieri uno spettatore (primo idiota) lancia una bicicletta di traverso sulla strada poco prima del passaggio del gruppo (bici per fortuna rimossa in tempo!): la polizia lo individua. Oggi un secondo idiota sospinge per il sellino un corridore che non ha fatto nulla per liberarsi da questo “aiuto”: la giuria lo ha penalizzato di 10 secondi; un terzo idiota, a pochi km dal traguardo e in una dura salita, urta e fa cadere Miguel Angel Lopez, campione in gara per il primo posto “giovani”, che si rialza e lo prende a schiaffi (ben fatto!). Spero che la polizia abbia individuato anche questi due.

Considerazioni personali di un semplice cicloamatore: 1) fermo restando il grandissimo valore di Francesco Moser, credo che una cronometro finale corta come quella di questa edizione il cui risultato non stravolga l’esito di tre settimane di pedalate, sia più rappresentativo di ciò che è accaduto durante il Giro. 2) A me mi (a me mi!) pare che i campioni emergenti di oggi siano molto più giovani dei campioni emergenti di ieri: cioè, oggi “emergono” prima. 3) I “Giri” di oggi, super elettronici super-radio informati, hanno tolto un po’ al “valore individiale” del campione che pedalava e ragionava soprattutto “da solo”.

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