AFRICA A TUTTO BIOGAS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Giugno, 2019 @ 3:28 pm

Detto altrimenti: un postaltrui molto very important!    (post 3610)

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Care lettrici, cari lettori, il caldo non ferma noi blogger H24! E ogni tanto, fra le nostre idee-post, siamo ben lieti di ospitare un post di un’altra persona, cioè un “postaltrui” . Questo qui è di un mio caro amico, Fabio Pipinato e merita tutta la nostra attenzione. Fabio è esperto in relazioni e cooperazione intrnazionale, è stato per anni Presidente IPSIA Trento ed è Presidente AcliViaggie. Da molto tempo si è dedicato ad azioni di cooperazione internazionale verso l’Africa.

Inizia

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Il Kenya è un paese particolarmente attento all’ambiente. A Nairobi ha sede l’Agenzia delle Nazioni Unite UNEP. Il governo del Kenya tra una miriade di suoi politicanti ha avuto tra le sue fila Wangari Maathai, già viceministro all’ambiente nonché primo premio Nobel donna per la pace. Insomma, il paese è un laboratorio a cielo aperto.

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Ora, grazie alle stufe di biogas finanziate dall’ 8×1000 della Chiesa Valdese costruite in due altipiani (Laikipia e Nyandarwa) nei pressi del Monte Kenya, è possibile creare energia con zero inquinamento. Ogni famiglia di etnia Kikuyu (la maggior etnia del Kenya che esprime anche il presidente Kenyatta) ma non solo ha, in zona rurale, come minimo due vacche in stalla che producono almeno 20 kg di letame al giorno. I contadini lo prelevano e lo miscelano con 20 litri di acqua. Questo composto viene introdotto in una cisterna (detta biodigestore) posta sotto terra (se in cemento) o per terra (se in plastica) entro la quale il liquame fermenta! Si estrae il giorno stesso il gas in grado di servire appieno un’abitazione e quindi la cucina con tanto di fiamma azzurra e la lampada a gas fornendo luce sufficiente per permettere ai giovani di studiare dopo cena o agli adulti di svolgere faccende domestiche mentre le donne cucinano senza più fumo da combustione.

L’impianto può essere di dimensioni maggiori e, quindi, può essere esteso a più case o baracche che forniranno, ognuna in quota parte, il letame delle proprie mucche o capre o …. di produzione umana con un collegamento diretto wc – cisterna. Il letame degassificato è un ottimo concime per l’orto ed ecco realizzata appieno l’economia circolare: letame – gas – fertilizzante – orto – cibo – letame. Lo stato solido si mescola con lo stato liquido dal quale si estrae quello gassoso.

Il progetto è realizzato da Tree is Life, una CBO (Community Based Organization) della Diocesi di Nyahururu. La minuscola organizzazione opera con l’ONG (organizzazione non governativa) delle Acli Trentine denominata Ipsia (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) che è presieduta dall’ingegnere ambientale ed esperto in cooperazione internazionale Giuliano Rizzi. Ebbene, Tree is Life e Ipsia avevano vinto in passato diversi premi e riconoscimenti statuali grazie alla forte impronta innovativa per l’ambiente e furono addirittura ricevuti da Papa Francesco.

E non è solo un disegno, bensì una realtà!

Sin qui a est del Monte Kenya. A nord, il carcere di Meru s’è spinto ancora più in là sperimentando un biogas industriale dalle feci delle acque nere del penitenziario. La cosa permette l’illuminazione di tutte le aree comuni del penitenziario oltre al funzionamento di una cucina di dimensioni alberghiere (2.000 persone). In città già gira una battuta: “Occhio che il sindaco ti vuole dentro: ha bisogno del tuo intestino per far funzionare il gassificatore!” Quest’ultimo, infatti, battute a parte, funziona proprio come un apparato digerente e nel giro di sole due ore è già in grado di produrre gas. Viene così risparmiata una quantità straordinaria di legname che, a sua volta, assorbe CO2 e libera ossigeno.

Gli stessi impianti sostenuti dalla Chiesa Valdese non funzionano solo con le acque nere ma, da poco tempo, anche con gli scarti di cucina. In particolare: arance, avogado e bucce di banana. Triturando il tutto esce un succo ricco di metano che convogliato in una cisterna di plastica sotto serra, al fine di aumentare riscaldamento e conseguente gassificazione, può dare un’eccellente fiamma per cucinare e illuminare. Così facendo si superano i retaggi culturali, non sempre facili da bypassare, che si associano a gas e a escrementi e la relativa diffidenza che il metano prodotto non vada ad inquinare a sua volta il cibo.

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Una tecnologia, quella del biogas, che ha recentemente vinto (giugno 2019) il “WWF Africa Youth Award”! Una giovane imprenditrice camerunese – Monique Ntumngi – è stata premiata a Mombasa perchè ha fondato un movimento denominato “Ragazze Verdi” formando più di 800 donne di 23 comunità diverse all’installazione e gestione di 3000 impianti di biogas. Una vera e propria centrale “atomica” con azione “a catena” che ha combinato sviluppo sostenibile e empowerment femminile.

Finisce

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Che ne dite, ragazzi? Se non è “aiutiamoli a casa loro questo”! Ma è di più: noi stessi dobbiamo imparare!

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