LA POLITICA ZERO BASE BUDGET -1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2019 @ 7:38 am

Detto altrimenti: azzeriamo tutto e ripartiamo da zero          (post 3690)

Intendiamoci, intendo parlare anzi scrivere della Politica con la P maiuscola, non della politica o della partitica, sia ben chiaro. Politica, dal greco teknè politikà, ovvero arte di governare e risolvere i problemi dello Stato. La Politica poi si avvale, quale strumento della propria realizzazione, della politica e/o della partitica, quali strumenti di individuazione democratica della maggioranza decisionale.

Zero base budget, programmazione partendo dalla base zero, overo senza condizionamenti rispetto a eventuali diverse precedenti programmazioni. Una nuova programmazione che tiene conto delle esigenze e delle priorità aggiornate al momento della sua redazione. Si tratta di una efficace tecnica di gestione aziendale.

Lo stesso concetto si applica quando un sistema gestionale SW “fa acqua”. Invece di rappezzarlo con interventi qua e là, se ne realizza in parallelo uno nuovo e quando questo è completato, lo si sostituisce al vecchio.

ACCIAIERIE DI TARANTO. Ricercare le colpe del passato non serve. Oggi sento che esse perderebbero 2 milioni di euro al giorno. Mi chiedo: quanto denaro serve a riconvertirle in acciaierie non inquinanti o in altra attività? Troppo, mi si dice, con i fondi disponibili del bilancio pubblico non ce la si fa. Ma … e se rendessimo disponibili anche i fondi oggi indisponibili?

Quanto mi costi!

Due esempi: le spese dei ministeri, aumentate di oltre dieci miliardi di euro nell’ultimo periodo; le spese per l’acquisto dei cacciabombardieri F35, ognuno dei quali fra acquisto e manutenzione costa oltre 200-250  milioni di euro l’anno. Che poi i ponti delle nostre navi portaerei non sopportano la spinta degli F35 a decollo verticale: ma la Marina e l’Aviazione, si parlano?

Il drone italiano si chiama “Male” (foto Repubblica-L’Espresso)

Dice: la difesa non si tocca.  Dico: e se sostituissimo parte della flotta degli F35 con una flotta di meno costosi droni? Forse avremmo ugualmente validi strumenti di difesa. Ma poi, quelle spese dei ministeri, via … e che ci vuole? Bene ha fatto una forza politica della maggioranza a proporsi quale suo revisore per effettuarne la riduzione.

In 10 anni – con grandi sacrifici – si è mantenuta costante la spesa per gli stipendi pubblici (172 mildi) ma è salita da 86 a 100 miliardi la spesa per acquisti di beni e servizi: è qui che si deve intervenire!

Mi chiedo: che fine ha fatto quella proposta? Qual è oggi la “priorità più prioritaria”: mantenere alti i costi dei ministeri e degli armamenti o non far precipitare la città di Taranto e parte dell’economia del Paese in una gravissima crisi?

Piensa mal y acertaras!

Cui prodest? Cui bono? Chi trae vantaggio da una non-decisione del genere?

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