DALL’ASSOCIAZIONISMO ALLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2019 @ 7:02 am

Detto altrimenti: un po’ di sociologia sul nostro tempo         (post 3722)

Dice … ma tu blogger, sei laureato in sociologia? No raga, in giurisprudenza, ma poi ho fatto un altro mestiere tutta la vita: il manager. Dice … e allora che c’azzecca questo tuo post? C’azzecca, c’azzecca! Perché, vedete raga, quando non lavori più ti si libera molto spazio sull’hard disk del cervello e rifletti sulla tua esperienza di vita ed allora … Dice: allora cosa?  Allora ti fermi a ragionare ad esempio sui comportamenti umani, o almeno su quelli delle persone che ti stanno vicine: quelli di noi Italiani, ad esempio.

11 luglio 1982, Campionati mondiali di calcio, Italia-Germania, 3:1. Io ero in Baviera a studiare tedesco. Non seguivo i campionati. I miei compagni di classe, persone di varie nazionalità, ogni tanto mi si avvicinavano e mi salutavano con un “gratuliere”, “mi congratulo2. Io non capivo. Il fatto era che stavamo vincendo tutte le partite di calcio che ci avrebbero portato alla finale. Dopo la quale, arrivarono i “gratuliere” degli amici tedeschi. In quel periodo cambiò il governo tedesco, io chiesi loro come giudicassero la nuova compagine di governo. Mi risposero: aspettiamo di vedere come opera. Il che mi stupì: infatti noi Italiani giudicavamo sempre tutti a priori! Due fatti diversi, due comportamenti simili: pacatezza ed equilibrio sportivo e nella politica. Diversi dai nostri: acredine e violenza nello sport e nella politica. Ma il fatto che voglio sottolineare fu la mia reazione di stupore: io mi stupii! Questo mio stupore avrà pur voluto significare qualcosa? Infatti ci si stupisce per un fatto inusuale!

Ogni Italiano è tendenzialmente individualista. Geni, poeti, navigatori, inventori molto. “Soci” poco: ognuno per sé, tendenzialmente, s’intende, esasperando il discorso per cercare di capire il senso di ciò che sto scrivendo. Anche nelle associazioni. L’associazione del presidente e non “dei soci”: questa è una malattia abbastanza diffusa. Di un presidente che dopo di me il diluvio perché non mi preoccupo di far maturare dall’interno la successione al mio mandato. Ecco, dall’interno: questo è il punto. Mi piace citare una vignetta che non riesco più a ritrovare in internet: davanti al portone di un grattacielo un cartello: “E’ morto il Presidente – Si assume un fattorino” ad indicare il processo interno di maturazione dei gradi.

Associazioni senza futuro quelle che si trasformano come camaleonti, preda di new entry che non hanno alcun vissuto sociale di quella societas che vogliono conquistare. E così anche in politica, nazionale intendo. I partiti tradizionali di quelli che oltre noi non esiste nulla, noi uguali a noi stessi ed invece fra vaff, pieni poteri e branchi di pesciolini rischiano di essere cancellati dal panorama politico.

Io vedo un phil rouge (ah … ah! Ho trovato scritta così questa espressione in una relazione aziendale, lo giuro!) fra l’individualismo di chi parcheggia un’auto di traverso su due posti; chi non si preoccupa della continuità nella successione in un’associazione; chi “sfa” (contrario di “fa”) politica chiusa in se stessa.

“A me quella poltrona!”

Da manager qual sono stato e sono, per me la managerialità consiste soprattutto che la Spa che gestisco deve sopravvivere alla mia persona: per ottenere ciò occorre una gestione chiara, il rispetto delle regole, la valorizzazione di ogni persona: in breve, un sistema in cui ognuno sia “libero” di partecipare e quindi di crescere. Il percorso è il seguente:  managerialità cioè partecipazione cioè crescita cioè libertà cioè democrazia. Democrazia in ogni comportamento umano, dal parcheggio dell’auto alla politica nazionale. In caso contrario alla fine si è governati da paracadutisti, cioè da persone calate da un altro mondo: nelle associazioni, nelle SpA, nella politica nazionale.

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