LETTERE AL DIRETTORE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2020 @ 9:51 am

Detto altrimenti: anzi, a due direttori, di un quotidianio locale e di un blog! (post 3730)

Michele Andreaus, professore universitario, da me intervistato al post
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=46223 . Una persona che stimo molto e che in tal senso credo di poter dire amica, (e poi, il mio secondo nome è Michele!), prendendo lo spunto dal dibattito Facoltà di Medicina sì/no a Trento e se sì come, ha scritto un articolo molto illuminante sull’università italiana ampliando l’indagine sul “sistema cultura” in Italia: nel senso che se non si predispongono i porti per accogliere le migliori giovani menti, queste navigheranno verso porti esteri, lasciando spazio alle carrette del mare alle quali peraltro non potrà essere concesso l’ormeggio nazionale rimasto deserto ed al quale tuttavia aspirano. I porti, cita Andreaus, quale quelli dell’Australia, del Regno Unito, del Canada, della Nuova Zelanda, della Spagna, del Portogallo, della Norvegia, tanto per fare qualche nome: tutti con sistemi universitari meritocratici, carriere aperte, borse di studio e stipendi adeguati, serietà nelle selezioni, garanzia di stabilità, nessun nepotismo o fidelizzazione politica richiesta. E purtroppo qui da noi i migliori se ne vanno, i mediocri ci provano e riescono solo quelli “inseriti” in un sistema tutto nostro, nel quale talvolta i valutatori per l’accesso al dottorato di ricerca sono veri e propri “salgariani”, cioè sono come Emilio Salgari che scriveva dei mari della Malesia senza essere mai uscito dall’Italia (questa è bellissima e purtroppo non è mia, bensì sua!). Quindi il problema è ben più ampio del sì/no/come la Facoltà di Medicina a Trento. Al che ecco la mia lettera ai giornali: al quotidiano locale e al mio stesso blog:

Inizia

Egregio Direttore, mi riferisco all’ottimo intervento del Professor Michele Andreaus su l’Adige  del 31 dicembre “Mancano medici ma anche docenti” che mi permetto di condividere in pieno.  Andreaus, che ogni giorno nuota nel mare delle percezioni sensoriali del suo lavoro, è salito sulla cima della scogliera e del mare dei problemi ha mostrato di avere anche un’ottima una visione d’insieme. Altri sono rimasti immersi fra le loro onde e “del” problema hanno solo percezioni sensoriali. Quello che Andreaus afferma per l’università vale anche per le aziende, per il management, per le associazioni, per la scuola (che insiste a dare ai giovani la capacità di eseguire i lavori dell’oggi e non la conoscenza necessaria per affrontare quelli del domani: questa è mia! N.d.r.). E se avessi dovuto intitolare io il suo articolo avrei scritto: “Mancano medici, ma anche politici”. Già, perchè il suo è un discorso di Alta Politica intesa alla greca ove il termine “politica” era un aggettivo del sostantivo teknè, tecnica, cioè “tecnica di governare la polis” che per loro era la città stato, per noi la provincia e lo Stato. Oggi noi abbiamo sostantivato quell’aggettivo e abbiamo perso per strada il sostantivo, la teknè, la tecnica, l’abilità, la capacità di governare non solo in funzione dell’oggi ma soprattutto in prospettiva: d’altra parte Alcide De Gasperi diceva che “il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”. L’Istat ci dice che siamo una popolazione “vecchia” e noi cosa facciamo? Ci preoccupiamo dell’entrata degli immigrati e non diamo centralità al dramma della fuga all’estero dei nostri migliori giovani: il nostro paese sta diventando un grande sud, pari a quello che creammo nel meridione con la conquista piemontese del Regno delle due Sicilie: 1) le ricchezze vennero depredate (le banche del nord prelevarono l’oro di quelle del sud contro cartamoneta; le fabbriche di treni vennero trasferite; le acciaierie chiuse, etc.); 2) le persone migliori migrarono; 3) i poveri rimasero; 4) i peggiori governarono.

Finisce

In ogni caso, Buon Anno a tutte e a tutti!

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