DEMOCRAZIA, LIBERTA’, BUON GOVERNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Febbraio, 2020 @ 7:51 pm

Detto altrimenti: “Libertà vo cercando ch’è sì cara come sa chi per lei vita refiuta”     (Purg. I°, vv. 70-72)    (post 3745)

Chi mi segue sul blog e comunque i miei amici sanno che sono un patito della democrazia ovvero della libertà, intesa nel senso relativo e cioè di quella che non si scontra con la libertà altrui. A me piace definire tutto ciò “democrazia”. Orbene, nei millenni il termine ha assunto in successione significati ben diversi. Il primo “democrator” era il dittatore che esercitava il potere “sul” popolo.

Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors? / Why is he acting as if he has something to hide? / The privilege of the stupid is to be taken for a ride… Chi ha spalancato le porte al democrator? E perché egli si è collocato nel novero dei conquistadores? Perché si muove come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è quello di essere preso in giro.

Successivamente il termine ha significato “strapotere del popolino” a detta delle classi nobili escluse dal potere. Oggi finalmente significa potere del popolo (a meno che non si sia regrediti allo strapotere del popolino … delle reti!). Ma facciamo un passo avanti grazie a quanto scritto da Norberto Bobbio nel libro “Elogio della mitezza” (pagg. 73-85). Chiarito chi deve avere il potere resta da definire per fare cosa. E le prime indicazioni ci derivano dalle regole morali, le quali ci inducono a diminuire le sofferenze e a proteggere beni fondamentali quali la libertà, la giustizia, la salute ed un minimo di benessere per tutti.

Le regole morali hanno una portata generale e distinguono il buono dal cattivo. Tuttavia singole categorie si sono create, ognuna, il loro metro etico professionale: nell’arte, il bello e il brutto; nella scienza, il vero e il falso; in economia, l’utile e l’inutile; nel mondo degli affari, l’efficace e l’inefficace. Tanto per fare qualche esempio. E in politica cosa è successo? Non si è adottato il criterio morale generale buono/cattivo bensì l’opportuno-inopportuno rispetto ad uno scopo: il raggiungimento/mantenimento del potere. Per fare cosa? E ci risiamo! Per un buon governo. Ma qual è il buon governo? Quello in cui politica e morale tendono a coincidere. Orbene, la democrazia è il sistema politico che permette il maggiore avvicinamento fra le esigenze della morale e quelle della politica. Perché? E’ semplice: perché 1) permette la soluzione dei conflitti sociali senza ricorrere alla violenza reciproca; 2) perché riduce lo spazio della simulazione e dell’agire segreto; 3) perché induce a decisioni prese in accordo fra le parti.

Rimarrò con Norberto Bobbio (pagg. 89 – 101 op. cit.) e nel prossimo post tratterò del pregiudizio. Successivamente (pagg. 103-125) di come dal pregiudizio si passi al razzismo.

Quanto al rapporto politica-morale, questo post prosegue concettualmente al post n. 3751 “Morale alias etica” del giorno 8 febbraio 2020.