LA GIORNATA DELLA MEMORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Febbraio, 2020 @ 7:50 am

Detto altrimenti: il male perché        (post 3752)

Lo so che sono in ritardo di qualche giorno, che la Giornata della Memoria è stata il 27 gennaio scorso, ma che volete … quando si è nonni impegnati su tre fronti … ops … volevo dire su tre nipotine … La grande, Sara, nove anni, una signorinetta ormai. Ma le due piccoline, la più grande delle quali, Bianca, due anni e tre mesi (la minima è Matilde, sei mesi), l’altro giorno al suo babbo: “Babbo, ma i nonni li abbiamo comperati?” per indicare desiderio di “averli sempre con sè”, di “possederli” questi nonni! Io mi sono commosso ed ho preso quella domanda come un complimento. Ma questa è un’altra storia. Veniamo al titolo del post.

Trattato morale più che politico

Mi sono sempre chiesto perché esista la categoria del male. Mi è stato risposto: “Affinchè l’uomo sia libero di scegliere fra il male e il bene”. Replico: ma Dio è estremamente buono, assolutamente preveggente, assolutamente onnipotente, ed allora? Avrebbe ben potuto prevedere quanto male l’uomo avrebbe fatto e sofferto. Ed allora? Io sono un uomo di Fede, nel senso che credo nell’esistenza di un Dio, del mio Dio (e derivo questa mia Fede dalla constatazione che la mia ragione fa della esistenza dell’Infinito Spazio-Tempo), ma soprattutto accetto che la mia “ragione” abbia dei limiti e cioè che esista a un Quid assolutamente incomprensibile con i mezzi mentali di cui dispongo. Solo così riesco ad avvicinarmi alla spiegazione del perché esista la categoria del male. Il male. Norberto Bobbio nel suo libro da me non-letto-bensì-molto-di-più-cioè-sviscerato “Elogio della mitezza ed altri scritti morali”, libro da me analizzato e citato in molti post precedenti, di fronte ad Auschwitz parla di una sfida all’uomo di fede in quanto “sconfitta di Dio”.

Fatta questa premessa, Bobbio passa ad analizzare il male. Il male attivo, quello che si fa ad altri, e quello passivo, quello che si patisce. Orbene, nella esperienza quotidiana, ci riferiamo più spesso al male passivo: “Ho mal di testa, mi fa male una gamba, un dente, etc.”. In questi casi il male può ben dipendere da una nostra azione: ho bevuto troppo vino; non mi sono curato (lavato) i denti; ho fatto uno sforzo troppo rilevante, etc.. Cioè il male che soffro è dipeso da un mio errore. Altre volte il male che soffro è dipeso da un’azione altrui (Auschwitz). Ma più spesso il male che soffro non dipende da alcuna azione umana: ad esempio il male che soffro a causa di terremoti, alluvioni, maremoti, cicloni, o a causa di malattie terribili, incurabili, degeneranti: vere e proprie condanne ad una morte lentissima, sotto tortura. Vi sono teorie/religioni che teorizzano che il male (ed il bene) che ognuno riceve dipende dal suo agire: se soffre, vorrà dire che sta espiando una colpa; se prospera nella salute, negli affetti e negli affari, vuol dire che ha agite bene e quindi si sta meritando tutto il bene di cui gode. Per altri, il male non esisterebbe se il Primo Uomo non avesse peccato (al che verrebbe da dire cosa ci sta a fare il battesimo che cancella quel peccato, ma anche questa è un’altra storia).

Anche se portiamo il ragionamento sul piano “morale” non riusciamo a darci una risposta del perché il male esista: infatti circa il male che deriva a molte donne e uomini da una guerra, possiamo dire che esistono guerre giuste (ad esempio quelle di difesa da una aggressione imperialistica) e guerre ingiuste. Ma come facciamo a distinguere un tifone, un terremoto giusto da uno ingiusto?

Dopo che le ho “rubato il titolo”, questa foto era dovuta!

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Sono socratico: so di non sapere. Ovviamente – e molto ovviamente! – io non ho alcuna altra soluzione al problema di questo “perché?” se non quella che riservo a me stesso e cioè che concilio la presenza del male con l’esistenza di Dio sulla base di una Fede che va al di là della mia stessa ragione. Assai più difficile è la soluzione per chi non crede in Dio, in un Dio. L’uomo semplice ha un terzo tipo di risposta: “In questo mondo non c’è giustizia”. Ma anche questa è un’altra storia. Termino questi miei umili “TENTATIVI di BOTANICA degli EFFETTI (del male)” con una constatazione positiva: che a dispetto del male, continua ad esistere e spesso a vincere un’altra Forza: il Bene.

P.S.: libri citati da Bobbio nella sua esposizione: il libro di  Ignazio Silone, “Il Dio che ha fallito”; il saggio di Hans Jonas, “Il concetto di Dio dopo Auschwitz”.

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