LIBERTA’ VO CERCANDO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2020 @ 5:46 am

Detto altrimenti: … ch’è sì cara, come sa chi per lei vita refiuta, ovvero (all’ultima riga del post)  sulla PRESCRIZIONE   (post 3760)

La Divina Commedia (libro fortemente consigliato)

.

Dante (Divina Commedia, Purgatorio. I°, vv. 71-72) fa dire a Virgilio queste parole all’indirizzo di Catone, il quale, pagano e suicida, dovrebbe stare all’Inferno e invece … invece il suo suicidio viene premiato in quanto Catone preferì darsi la morte piuttosto che rinunciare alla libertà politica che Cesare gli aveva tolto in quanto reo di essere un pompeiano. Libertà di pensiero e politica, dunque, e libertà dal peccato guadagnata con il temporaneo “soggiorno obbligato” in Purgatorio.

.

.

Sulla libertà circolava una barzelletta: “In Germania alcune cose sono vietate, altre permesse; In Inghilterra è tutto permesso tranne ciò che è vietato; in Russia è tutto vietato, anche ciò che è permesso; in Italia è tutto permesso, anche ciò che è vietato”. Una barzelletta costruita su esagerazioni secondo il metodo del filosofo del diritto Hans Kelsen  la quale tuttavia ci aiuta a capire cosa sia lo Stato Liberale di Diritto (nel quale vive una società di adulti): la libertà (in mancanza di leggi) dei cittadini come regola, l’autorità dello Stato (in presenza di leggi) come eccezione. Il contrario si verifica nello Stato di polizia, che crea una società di minori.

Lo Stato liberale di dirittto si ma. Ma cosa? Ma … su alcuni settori particolarmente rilevanti oggi esso ha subito una sorta di inversione termica, nel senso che è tutto vietato tranne autorizzazione, come accade per l’utilizzo di beni strategici limitati (l’uso del territorrio, ad esempio: non si può costruire come e dove di vuole); le applicazioni scientifiche alla vita umana, per citare un altro settore (genetica, riproduzione, espianti, trapianti, interruzione volontaria della gravidanza, suicidio, eutanasia).

Hans Kelsen  (Praga 1881 – Berkeley 1973) è stato un giurista e filosofo austriaco, tra i più importanti teorici del diritto del Novecento e il maggior esponente del normativismo. Di nazionalità austriaca, nel 1933, per via della ascesa del nazismo in Germania e della sua origine ebraica, Kelsen dovette lasciare la sua carica universitaria, trasferendosi a Ginevra e, nel 1940, negli USA. Mentre era a Vienna Kelsen fu un giovane collega di Sigmund Freud e qui scrisse sul tema della psicologia sociale e della sociologia.

Le troppe leggi e le leggi troppo complicate tendono a limitare la nostra libertà.  Già nell’antica Roma vigevano due principi: “plurimae leges corrruptissima republica”; “lex brevis esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur” e cioè che quanto più (dannosamente) numerose, complicate e incomprensibili sono le leggi, tanto più si “corrompe” lo Stato. Inoltre, oggi, un poderoso apparato amministrativo ha assunto di fatto una forma di attività “legislativa” per regolare l’enorme casistica degli eventi, facendo uso di una specifica autonomia “legislativa” strumentale dai confini incerti. Da qui l’esigenza generalmente e genericamente avvertita ed espressa di una sua “sburocratizzazione”.

.

Ex libris …

.

Ma occorre dire di più: infatti non basta che le leggi siano in numero limitato né che siano immediatamente comprensibili da parte dei non addetti ai lavori: occorre anche che esse abbiano, ognuna, una portata generale: infatti la generalità della legge è l’essenza stessa dello Stato Liberale di Diritto, in quanto premessa della separazione dei poteri. E ciò perchè  il legislatore, dettagliando eccessivamente, si sostituisce arbitrariamente all’amministrazione (governo) e ai giudici. Inoltre l’ astrattezza della legge è nemica delle leggi retroattive (necessariamente “concrete”); è nemica delle leggi “a termine”; è nemica della (troppo frequente) modifica di leggi ad opera di altre leggi.


Ed è per questi motivi che io a suo tempo (Genova, 1968) laureato in giurisprudenza ma che per tutta la vita ho fatto un altro lavoro (manager) ho tuttavia sentito emergere spontaneamente dentro di me un’avversione per il nuovo regime troppo articolato della prescrizione. E se mi sbaglio, mi corigerete.

.

.


.

.