DE IURE CONDITO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2020 @ 8:48 am

Detto altrimenti: … e de iure condendo     (post 3761)

Còndito, non condìto … né con olio né con burro, cribbio! Ah questo latinorum!  Per chi non lo ha studiato significa occuparsi della legge già esistente e su quella base ragionare oppure ragionare sulla base di leggi che dovrebbero/potrebbero essere emanate.

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Latinorum? Sentite questa, autentica, da me raccolta nei vicoli di Genova. Un tale dice ad un amico: “Giorgio? Abita in piazza della voragine”. Peccato che quella piazza sia intitolata a Jacopo da Varagine (Varazze) vescovo della Superba Repubblica Marinara che aveva teorizzato la derivazione del potere politico della Repubblica direttamente da Dio, saltando papato e impero: ah … cosa non fanno una flotta poderosa e ben tre cinta di mura! D’altra parte lo stesso Federico Barbarossa, constato ciò, di fronte alla “difficoltà pratica” di incassare tributi da parte dei Genovesi, li autorizzò a … non pagarli! Questo Barbarossa, politico da niente era! Ma torniamo al diritto.

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Ruggero Polito, musicologo, pianista e violinista. Per quasi mezzo secolo Presidente dell’Associazione Amici della Musica a Riva del Garda

Diritto immobile o in evoluzione? Spesso, in un recente passato, mi sono trovato a discutere con un carissimo amico, Ruggero Polito, una Persona (le lettere maiuscole non sono utilizzate a caso!) di rara umanità, assai molto più “giuridica” di me che ero e sono un semplice laureato in legge, io; Presidente di Tribunale, Lui. Una Persona anche umanamente rara, purtroppo scomparsa da quattro anni lasciando in noi un vuoto difficilmente colmabile. Nel nostro ragionare sui fatti e sulle leggi mi accorgevo che Ruggero si esprimeva sulla base delle leggi esistenti (de iure còndito) mentre io valutavo le situazioni alla luce delle leggi che avrei voluto che fossero emanate (de iure condendo). Poi entrambi ci rendevamo conto della diversità dei nostri reciproci presupposti e concordavamo su di un fatto: che  occorre operare sulla base delle leggi vigenti e nello stesso occorre adoperarsi per integrare le eventuali lacune e correggere eventuali discordanze, anche perché “lo Stato Costituzionale è in contraddizione con l’inerzia mentale”.

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Le discordanze delle leggi. E qui veniva fuori il problema della organicità o meno del sistema delle leggi, che oggi sono purtroppo eccessivamente numerose, mutevoli, frammentarie, contraddittorie, occasionale: niente abbiamo imparato dal recente Codice Civile Napoleonico il quale aveva i caratteri di generalità, astrattezza, sistematicità e completezza, valeva su tutto il territorio dello stato e operava per la realizzazione di un solo progetto politico, giusto o sbagliato che fosse: la ragione della borghesia liberale.

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“Il politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni

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Il progetto politico. Oggi sembra mancare o quanto meno, sembra che ve ne siano addirittura troppi di questi progetti, per cui le varie leggi emanate dai vari governi (già qui l’errore: leggi emanate dai governi e non dai parlamenti?) tendono a realizzare il “progetto politico di turno” per cui esse spesso sono reciprocamente discordanti, contrastanti, annullanti (si può usare questo termine?). Io mi permetto di ipotizzare un tentativo di spiegazione: la nostra italica eccessiva variabilità politica è dovuta a … a cosa? E qui casca l’asino cioè innanzi tutto io!   Tuttavia ci provo, dai … e se mi sbaglio mi corigerete: è dovuta alla nostra genialità, al nostro individualismo, alla nostra creatività ed anche, purtroppo, alla nostra ignoranza generata dall’avvento dei social su base like e click a danno dell’antica e valida progressione e maturazione delle menti sui libri di scuola.

La scuola: ricordate? Tutti a scuola, tutti sui libri, le ricerche? Faticosamente in biblioteca. Oggi ecchècivuole? Basta un click. Ok, la nozione che cercate l’avrete subito, ma il vostro strumento, cioè il vostro cervello, non avrà lavorato e la sua inerzia lo farà arrugginire e diventare preda di quelli che i click li sanno manovrare e come, a loro vantaggio e a vostro danno. E invece, abbiamo bisogno di scuola e di una scuola che dia conoscenza e non solo capacità. Infatti con la capacità si possono solo eseguire i lavori dell’oggi; con la conoscenza si è in grado imparare i lavori del domani.

Concludo con un auspicio de iure condendo, cioè che siano emanate nuove leggi le quali ci riportino alla “vecchia Scuola/Università” fatta di serietà da parte dei docenti e dei discenti,  di traguardi difficili ma raggiungibili: una palestra per la mente e la volontà di ognuno. E che dopo anche i percorsi successivi (individuazione, valorizzazione, utilizzo e  remunerazione dei meritevoli) siano assolutamente trasparenti e democratici.

Un auspicio per il futuro, de iure condendo, appunto …

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