DEBITO PUBBLICO IRREDIMIBILE 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2020 @ 7:20 am

Detto altrimenti: tanto tuonò che piovve ….   (post 3863)

Per chi si fosse messo in ascolto in questo momento: bond irredimibile è quello sul quale l’Ente emittente paga solo l’interesse (ad un livello più elevato dei colelghi redimibili); non è tenuto a rimborsare il capitale (che l’investitore può recuperare vendendo il titolo in borsa); che ha incorporata l’opzione di riacquisto da parte dell’Ente emittente (quando avesse avanzi finanziari da utilizzare). Vantaggi per l’Ente emittente: miglioramento della tesoreria; diminuzione del livello dell’indebitamento; migliore rating; migliore spread; migliore disponibilità finanziaria. Vantaggi per l’investitore: maggiore reddito. Nel 1935 l’Italia emise un prestito irredimibile di 42 miliardi di lire (oggi circa 45 miliardi di euro) al 5%, cedola semestrale, che andò letteralmente a ruba!)

Adelante Epana! Dopo mesi che anche qui sul blog scrivo di bond irredimibili, ieri sulla stampa leggo del “debito perpetuo” invocato dalla Spagna. Innanzi tutto diciamo che dire “debito perpetuo” è un ossimoro, sarebbe un po’ come dire “tacito tumulto” o “assordante silenzio”, in quanto se è un debito ha comunque una scadenza; se non ha scadenza, non è un debito.

Procedendo con ordine, occorrerebbe procedere come segue:

  • ogni Stato indebitato inizia ad emettere propri bond irredimibili nazionali (con un rendimento interessante per l’investitore) in sostituzione volontaria dei bond redimibili in scadenza, quindi senza drenare risparmio bancario;
  • ogni Stato inizia ad emettere anche nuove emissioni di irredimibili, drenando risparmio bancario;
  • un primo gruppo di Stati emette Eurobond irredimibili con un rendimento interessante (drenando anche il risparmio degli Stati non aderenti!) e ne trasferisce il ricavato agli Stati membri emittenti, anche in proporzione alla quota di irredimibili statali emessi e vincolando il trasferimento a specifici progetti concretamente verificabili.

Dice … ma quante risorse andrebbero trasferite agli Stati membri? Di più o di meno di adesso? Rispondo: di meno, in quanto nel frattempo ogni Stato membro avha già attivato i propri bond nazionali irredimibili. In tal caso infatti diminuirebbe il complessivo esborso del servizio finanziario di ogni Paese, non dovendosi rimborsare i capitali sottoscritti, per cui le maggiori risorse interne farebbero diminuire la necessità di trasferimenti dall’UE.

Dice ... ma allora questi irredimibili … sono come una tassa perpetua patrimonial a carico dell’Ente emitente? Rispondo: no, perchè l’Ente emittente paga interessi ed ha pur sempre l’opzione di riacquisto.

Dice … ma l’UE, dove troverebbe la finanza necessaria a far fronte al pur limitato servizio degli interessi?  Rispondo: poiché il ricavato dalle emissioni dei Eurobond UE irredimibili andrebbe trasferito ai singoli Stati, diminuirebbero i fondi oggi trasferiti dall’UE a ciascuno Stato secondo le regole attuali.

Dice ... ma son tutte rose e fiori? Rispondo: no, ci sono anche le spine. Una prima difficoltà è quella nella quale si potrebbero trovare le banche nazionali di fronte ad un calo dei loro depositi. L’altra difficoltà, che non avvenga come avvenne quando l’8 luglio del 1714,  dopo il naufragio della propria flotta alle Isole Scilly, nel quale l’Ammiraglio Sir Clowdisley Shovell, per un errore nel calcolo della longitudine, perse quattro navi su cinque e 2.000 uomini, il Parlamento inglese bandì una gara (“Longitudo act”)con un premio di 20.000 sterline per chi avesse inventato il metodo di calcolare con esattezza  la longitudine. La gara fu vinta dall’orologiaio John Harrison nel 1765, anno in cui gli fu pagata una prima rata di 10.000 sterline. La commissione valutatrice si sciolse nel 1828 dopo avere consuntivato proprie spese per 100.000 sterline. (Allo specifico riguardo si veda apposito post “Longitudine”)

Dice ... ma nel caso di bond italiani, quale sarebbe la novità più rilevante? Rispondo: al di là del rendimento e del possìbile riacquisto del titolo da parte dello stesso Ente emittente, la grande novità sarebbe che si drena il denaro che giace nello stagno dei conti correnti bancari a far da base alle operazioni speculative delle banche che – quale altro piatto della bilancia -vedrebbero (finalmente, n.d.r.) ridotta la loro possibilità di fare credito “facile”, con i vantaggi che ne seguirebbero.

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Dice … analogamente, nel caso di Eurobond, quale sarebbe il vantaggio concettuale significativo? Rispondo: si introdurrebbe una finanza democratica, cioè ad “azionariato” diffuso, sottraendo ai grandi investitori finanziari quella sorta di “potere ricattatorio” che hanno in occasione delle Forche Cudine delle scadenze e dei rinnovi delle grandi tranche di titoli redimibili.

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Tutto ciò comporta un serio impegno di studio dell’intero progetto che non può essere affossato sul nascere sulla base di affermazioni generiche. In ogni caso, anche a prescindere dalla realizzazione dell’intero sistema sopra adombrato, sarebbe interesse di ogni singolo Stato emettere i suoi bond irredimibili nazionali, regionali, provinciali e comunali. E poi, anche l’iniziare a studiare seriamente questo progetto, indurrebbe gli Stati “ricchi” a qualche riflessione circa la possibile fuga verso gli Stati “poveri” delle proprie risorse finanziarie private, attratte dal maggior rendimento.

Per ulteriori info, si leggano i tanti post pubblicati da metà marzo in poi.

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