“RICOSTRUIRE LA FINANZA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2020 @ 9:01 am

Detto altrimenti: un libro per tutti coloro che vogliono capire cosa sta succedendo e cosa potrà succedere al nostro Paese   (post 3885)

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Amici, il libro che vi sto presentando in quasi tutti i miei post, è già “vecchio” di un mese. Dico così perchè nel frattempo i dati finanziari del paese stanno cambiando. Vorrà dire che scriveremo un’appendice, come del resto fece a suo tempo quel tale Eco dr. Umberto per quel  suo romanzuccio che parlava del nome delle rose! Il nostro libro è già disponibile presso Amazon, ma se lo prenotare presso di me riccardo.lucatti@hotmail.it o al 335 5487516 lo potrete avere scontato. Nel frattempo ve ne anticipo qui si seguito la premessa:

Inizia

Questo libro perché

Questo libro non è un instant book o per lo meno non è “solo” un instant book: è un libro scritto e narrato in prima persona plurale da due amici a fronte di un’improvvisa crisi economica e finanziaria senza precedenti.  Esso è un mix coordinato di culture, esperienze e sensibilità diverse e la diversità – si sa – è ricchezza. Esso è destinato ai non addetti ai lavori: ovvero a coloro che – del tutto legittimamente – non conoscono con immediatezza la differenza fra gli aspetti patrimoniali, economici e finanziari; né la consistenza patrimoniale; il deficit/surplus finanziario e il debito/credito; il risultato economico. Lo abbiamo scritto anche spinti da un’esigenza di democrazia, ovvero per liberare la materia “finanza” dalla prigione di una torre eburnea riservata ai soliti noti, per farla invece uscire libera, all’aperto, al di fuori dei luoghi usualmente deputati nei quali è da sempre incatenata da un’oligarchia culturale alla quale si accede solo se si conosce una sorta di linguaggio per iniziati.

Gianluigi De Marchi, un autore

Già, direte voi, ma intanto avete cominciato voi stessi ad utilizzare termini tecnici! E vero, anche perché in qualche modo avremmo pur dovuto iniziare, non vi pare? Ma per essere più digeribili, abbiamo pensato di strutturare l’esposizione su una serie di capitoli e/o paragrafi molto corti e sintetici, ognuno con una sua vita propria, nel senso che letto uno, potete anche chiudere il libro e riprenderlo il giorno dopo per gustarvi un ulteriore argomento, senza che sia necessario che vi ricordiate come sia finita la puntata precedente. In un certo senso, potreste addirittura leggerlo scegliendo voi in che ordine affrontare i vari argomenti. Tuttavia Vi saremo grati se vorrete leggerlo per intero e nel giusto ordine. Detto questo possiamo cominciare.

Comprate un appartamento e contraete un mutuo in banca per 100.000 euro. La vostra situazione patrimoniale è in pareggio: tot pesa il debito, tot vale l’immobile. Affittate l’appartamento per 5.000 euro l’anno; il mutuo vi costa 7.000 euro l’anno: la vostra situazione finanziaria è in rosso di 2.000 euro l’anno. Nel frattempo il mercato immobiliare è in forte crescita, l’appartamento si rivaluta fino a 200.000 euro. La vostra situazione patrimoniale è in forte attivo anche se finanziariamente siete un po’ in affanno ma la cosa non vi preoccupa: andate in banca e ottenete facilmente un finanziamento di 20.000 euro che vi serve per vivere. Dopo alcuni anni l’appartamento si è rivalutato fino a 300.000 euro e voi decidete di vendere: incassate 300.000 euro, estinguete il mutuo (nel frattempo sceso a 80.000 Euro per i rimborsi mensili) e il finanziamento bancario (nel frattempo salito a 40.000 euro); pagate al fisco 100.000 euro di imposta sulla rivalutazione; vi resta in cassa un utile netto di 80.000 euro che va ad incrementare la vostra situazione patrimoniale la quale adesso è ben maggiore del semplice pareggio iniziale.

Il vostro blogger, l’altro autore

Tutto ciò per dire che avere un debito può essere un buon affare se con quei denari producete un reddito tale che diminuisca od estingua il debito; che vi dia da vivere; che migliori la vostra situazione patrimoniale finale, ma soprattutto che nel frattempo vi abbia fatto vivere sereni. Quindi, parlando di “finanza”, cioè di semplici flussi e disponibilità/carenza di denaro occorre capire dove si va a parare: verso un miglioramento o verso un peggioramento del nostro debito: ovvero, dopo, saremo più o meno indebitati; verso quale risultato economico saremo andati, ovvero avremmo generato utili o perdite? Quale sarà alla fine del percorso la nostra situazione patrimoniale, ovvero saremmo più ricchi o più poveri? Ma soprattutto nel frattempo, saremo stati felici?

Ora, succede che una prima difficoltà si presenta quando si parla di denari “veri”, i nostri, quelli privati che ognuno di noi possiede in un conto corrente o conserva sotto il materasso; e quando invece si parla del denaro pubblico, ovvero dei denari che sono “degli altri”, anzi, di un altro, lo Stato, visto che molti di noi non lo percepiscono come un “insieme” del quale siamo singolarmente parte essenziale e costitutiva. Da qui discende che non ci sia da stupirsi se uno Stato fortemente indebitato (2.300 miliardi euro) sia composto da cittadini fortemente creditori verso le banche, visto che i depositi bancari degli Italiani ammontano a circa 1.400 miliardi di euro. Ecco che il problema potrebbe trovare almeno in parte una soluzione “interna” ove si trovasse il modo di creare e poi manovrare le chiuse che mettessero in comunicazione i due flussi del “liquido”: dopo tutto come vedete si tratta solo di un problema di fisica, in particolare di dinamica dei fluidi!

E veniamo allora alla finanza pubblica. Il nostro paese è fortemente indebitato. Già qui sorge il problema per molti di noi di mettere fuoco la cifra: 2.300 miliardi di euro! Grosso modo corrispondono ad un debito di 38.000 euro per ognuno dei 60 milioni di cittadini italiani. Lo Stato si è indebitato per far fronte ai propri costi e agli investimenti necessari al paese ed anche, dice qualcuno, quale conseguenza di qualche spreco e inefficienza. Ora, se ogni anno avessimo un avanzo di finanza, ogni anno potremo portarlo a diminuzione del debito, ma così purtroppo non è … anzi!

Ed ecco che essendo membri dell’Unione Europea che utilizzano una moneta comune (che rappresenta la ricchezza comune) ci siamo imposti di non incrementare il livello del nostro indebitamento oltre un certo limite rispetto al PIL (Prodotto Interno Lordo): in altre parole, non dobbiamo indebitarci “troppo” rispetto a quanto ogni anno il paese produce. Ci stavamo provando ed è arrivata l’attuale crisi che ha fatto sballare tutte le previsioni, tutti gli impegni tutti gli obiettivi e non solo al nostro paese. Cosa fare? Ecco perché in questo lavoro abbiamo cercato di fare chiarezza su alcuni concetti e di proporre alcune possibili soluzioni al problema della finanza del dopo-crisi. Una finanza necessaria alla ricostruzione delle rovine dei bombardamenti subìti e necessaria soprattutto alla riconversione del sistema sociale, economico e finanziario, riconversione che una volta rimosse le macerie delle nostre vecchie costruzioni avremo scoperto essere assolutamente strategica. Per aiutare il lettore nell’approccio alla lettura, esponiamo brevemente il piano dell’opera:

  1. Innanzi tutto parleremo dell’origine e dell’evoluzione della crisi, delle prime contromisure e dei suoi effetti sull’economia e sulle borse valori.
  2. Seguirà una breve analisi delle crisi economiche e finanziarie degli ultimi secoli con particolare riguardo alla differenza fra le crisi finanziarie ed economiche dal Settecento ad oggi.
  3. Un capitolo sarà dedicato ai provvedimenti adottati dal governo italiano ed a quelli adottati dall’UE.
  4. Ampio spazio sarà dedicato a nostre proposte (alcune fortemente innovative) che potrebbero migliorare quanto finora messo in campo dalle autorità istituzionali.
  5. Proseguiremo con una serie di riflessioni su temi di ampio respiro che dovrebbero caratterizzare il “dopo-crisi” e in particolare l’etica nella finanza, l’umanizzazione dell’impresa, il passaggio dalla politica alla Politica e il futuro dell’Europa.

Chiudiamo con un caldo ringraziamento al professor Sergio Bortolani dell’Università di Torino (già preside della facoltà di Economia all’Università di Torino) ed al professor Michele Andreaus (docente di Economia Aziendale all’Università di Trento) che ci hanno fatto l’onore rispettivamente di scrivere la Prefazione e di accettare l’inserimento di un’intervista, arricchendo ulteriormente con le loro considerazioni la qualità dell’opera.

Finisce

Nel frattempo, in un mese, il debito pubblico pro capite – neonati compresi – è salito a €46.000 e quello totale al 160% del PIL laddove un rapporto equo non doivrebbe soperare il 60%.

Buona settimana a tutte e a tutti!

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