VIAGGIO IN ITALIA – 2° tappa

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Settembre, 2012 @ 6:21 pm

Detto altrimenti: una tre giorni ciclo – fungo – turistico – gastronomica in Val di Non (20, 21, 22 settembre 2012). Ingredienti: un amico che ti ospita e ti guida; una bellissima valle; una bicicletta; coltello e cestino da funghi; tre giorni di tempo.

Il 20 settembre, da Trento, Maria Teresa ed io siamo andati a Cavareno, ridente paese dell’Alta Valle di Non (Anaunia), ospiti di Edoardo e Pia. Già nel pomeriggio la nostra guida ci conduce per funghi nella zona del Lago di Tret, entro i confine della provincia di Trento (in quella di Bolzano non siamo “abilitati” perchè non abbiamo pagato la tassa per il permesso giornaliero). I boschi sono agevoli, non si fatica nella ricerca. Poche ore. Un discreto bottino.

Già che ci siamo, a raccolta terminata, ci spingiamo sino al Lago. E’ un laghetto artificiale, ma quasi non ci se ne rende conto, tanto è bello. Azzurro del cielo. Tutto il resto, verde.  Nella zona tedesca il bosco è curato come un giardino. I prati rasati, spesso addirittura dotati di impianto di irrigazione. Mucche pezzate di marrone al pascolo.

La mattina successiva, 21 settembre, si cambia scenario: direttamente dal paese, a piedi, verso la zona dell’ex pista da sci. Anche qui, bottino facile. Non si tratta ancora di quelle “buttate” fenomenali, nelle quali sono loro, i funghi, a dirti “coglimi!”. Ma tant’è, ci accontentiamo: ne abbiamo da mangiare e da conservare per l’inverno: brise (porcini, steinpilzen), mazze di tamburo, ombrelloni, finferli, finferle a tanti altri, tutti buoni (Edoardo è un esperto!).

Pomeriggio del 21 settembre: Maria Teresa e Pia vanno in auto a Cles a “far danni” (cioè shopping). Edoardo ed io in sella: saliamo inbicicletta al Passo delle Palade (circa 17 km da Cavareno, di cui 12,5 di salita). I tempi? Il nostro amico Pio (bici da corsa. Oggi assente) impiega un’ora. Edoardo (mtb) un’ora e 18 minuti. Io ed Edoardo (mtb) un’ora e 28 minuti, che volete … un po’ di rispetto per i vecchietti!  Ad un tratto abbiamo compagnia: nel prato che costeggia la strada un maialino dal manto scuro, in assoluta libertà, corre parallelo alla nostra rotta per poi risalire il pendìo e lasciarci proseguire da soli. Mi piace illudermi e pensare che si tratti di un cinghialetto.

Prima di scendere, ci copriamo bene, anzi, benissimo: difatti farà freddino! Dopo di che, la sorpresa: per la discesa Edo mi propone un itinerario fantastico: al Passo, voltiamo le bici e dopo pochi metri prendiamo uno sterrato a destra. La prima parte è un po’ impegnativa, con un fondo sassoso. Tuttavia, la vista sulla sinistra di un recinto con splendidi cavalli aveglinesi ci ripaga ampiamente. Poi il fondo del sentiero si normalizza e diventa assolutamente pedalabile.

Io e il dinosauro (foto Edoardo Pellegrini)

Breve sosta con foto a fianco di una vecchia casetta, quindi ci caliamo della valle “dei dinosauri”: infatti poco prima del paese di Unsere Liebe Frau Im Walde (Senale) faccio amicizia con uno di loro!

Dopo il paese, breve salita verso sinistra indi discesa verso la Chiesa di San Cristoforo. Da qui si scende ancora, per poi risalire verso St. Felix (S. Felice). Dopo la chiesa parrocchiale il sentiero continua e dopo un tratto asfaltato c’è una ripida discesa, dopo la quale, sulla destra, è possibile ammirare le cascate di Tret: da una staccionata di legno ci affacciamo su uno strapiombo perpendicolare di circa 250 metri entro il quale si precipita la cascata del torrente ….. Emozione e spettacolo semplicemente alpinistici!

Intorno a Tret (foto Edoardo Pellegrini)

Proseguiamo poi verso il paesino di Tret e dopo averlo attraversato continuiamo a pedalare fino a raggiungere di nuovo la statale. Su mia richiesta, preferiamo questa al sentiero sterrato che ci condurrebbe quasi fino a Fondo. Così, dopo una bella e veloce planata, si arriva alla capitale dell’Alta Anaunia e quindi senza fatica, a Cavareno. Tre ore, 35 km. Grazie. Edoardo!

Voragini dantesche

22 settembre, mattina. Dedicata alla scoperta dell’Alta Valle di Non. In auto: Cavareno, Fondo e poi, al bivio verso Castelfondo, breve sosta per ammirare e fotografare il ponte Romano sul torrente Novella e gli strapiombi che sprofondano lo sguardo in abissi da inferno dantesco! Indi salita verso Castelfondo, Salobbi e da qui alla Forcella di Brez. Scendiamo poi su Lauregno (Chiesa e cimitero).

I cimiteri locali: piccoli, ordinati, ogni tomba adornata di fiori freschi, erba nel vialetti o bianca ghiaia, quasi cimiteri inglesi, aiutano a sentire ancora vive e soprattutto amate le persone care, tanta è la cura dedicata alla loro dimora.

 

 

 

Qui, come in altri cimiteri nei paesi di questa parte della Provincia di  Bolzano, notiamo che i morti della seconda guerra mondiale sono ricordati come  quelli morti nella guerra 1939-1945 (ci saremmo aspettati 1940, anno  dell’entrata in guerra dell’Italia).

 

 

Scendiamo sino al bivio in località Frari e risaliamo fino a Proves,  dove una lapide apposta nel 1995 nella piazza della chiesa recita in tedesco:  “Sono cattolico, sposato, padre di quattro figli, ma muoio volentieri piuttosto  che sparare a un prete”. Leonhard Dallasega, 15 ottobre 1913 – 27 gennaio  1945”. Restiamo sorpresi, storditi, quasi increduli … pensiamo alla povera  vedova e ai quattro orfani. Cosa è stato giusto fare? Ciò che ha fatto Leonhard  o sarebbe stato giusto decidere diversamente? Non riusciamo ad  sprimere altro  giudizio o sentimento se non una profonda ammirata commozione.

 

Chiese … una in particolare, quella di Proves, in gotico tedesco, con  snelle e altissime finestre.

La gentile Signora Alma

Da Proves scendiamo lungo una stradina che ci conduce fino a Corte  superiore di Rumo. Qui una  ignora, che poi ci ha detto chiamarsi Alma, da noi  incontrata e approcciata quasi per caso, sospendendo il lavaggio alla fontana  come si faceva “sti ani” (“nei tempi passati, una volta …), gentilissima, ci  offre un dono: va a prendere le chiavi e ci apre la bellissima chiesetta di S.  Udalrico (del 1400 con successivo altare barocco), affrescata dai Baschenis  nella seconda metà del ‘500. Una chicca inaspettata e quindi tanto più gradita.  Grazie Signora Alma!

Il nostro giro si fa più veloce, avvicinandosi l’ora di pranzo. Scendiamo a Corte inferiore, Frari, poi Revò e passando accanto all’Eremo di S. Biagio, risaliamo a Dambel, Sarnonico, Cavareno. In totale, 50 km circa.

Viva il tortel di patate di Pia!

A questo punto vi chiederete … ma i menù? Semplici, per carità … ci siano accontentati di pastasciutta al ragù di funghi porcini, cappelle di ombrelloni impanate, tortello di patate, fontina della valle, insalata e pomodori dell’orto, uva della pergola. Che volete di più semplice di una simile cucina casareccia … alla buona (!) per gente che … si accontenta, appunto!

Che altro dire? L’Alta Valle di Non in parte era un’enclave di lingua tedesca (Provincia di Bolzano) in una valle geograficamente trentina. La galleria che ora la collega verso nord con la Val d’Ultimo ha eliminato il problema. Boschi e pascoli “da cartolina”. Piccoli paesi, gelosi custodi di una antica tradizione, la vera agricoltura e la vera vita di montagna. E poi, stretti canyon profondissimi, le “nobili rughe” della poesia sormontati da piccoli e arditissimi ponti romani, voragini nascoste alla vista dell’automobilista frettoloso, che di per sé varrebbero una vacanza. Sullo sfondo, a ovest la catena delle Maddalene (oltre 2500 metri) e il Monte Luco e verso nord, il paesaggio ci mostra, purtroppo controsole di mattina, l’intera Valle, sino alla Paganella ed alle propaggini nord del Gruppo del Brenta.

Dopo pranzo ringraziamo e salutiamo Edoardo e Pia e torniamo a Trento via Passo della Mendola, Appiano, Caldaro, Strada del Vino.

Domani, domenica 23 settembre, la Valsugana da Levico sino a Bassano del Grappa. 75 km con il gruppo BICI UISP di Trento. In bicicletta …. naturalmente! E difatti, ecco una parte del Gruppo sul famoso ponte di Bassano:

Ed ecco la Val di Non in versi:

Anaunia

T’adorna corona di monti
tu stessa diadema regale
a smeraldi lacustri
di verde.
Ti apri allo sguardo
che insegue
i gonfi altipiani
ondeggianti
qual giovane petto al respiro
plasmati da un vento
che scala le cime
e si perde.
La mente che t’ama
curiosa
più attenta ti scruta
e profonda
ov’acque percorron segrete
le nobili rughe
che segnan l’altero tuo viso
di antico lignaggio
e indagan
leggendo il passato
il tuo storico viaggio.
Tu, ramnus, romano
tu uomo del fiume
pagano
or’ altro è il Dio che onori
ma l’acqua è la stessa che bevi
del cervo
sacrifica preda
di principi vescovi
e di senatori.
Risuonan le selve
di ferri e armature
latine
che scuotono i passi
per le aspre montane
tratture.
E senti vibrare le note
di orda cruenta
le grida di donna
che arman lo sposo
a difender le messi
il figlio che piange
furor di Tirolo
equestre rimbombo
sul suolo
operoso
che viene a predare
ma inerme
di fronte ai castelli
s’infrange.
Munifica rocca di luce,
saluto lo spazio
che scende
dal tempio maestoso del Brenta
e dopo che t’ha generato
dall’alto di crine boscoso
cascata di pietra
a sponda atesina conduce.

RL