“GHE VURIEVA NATRA GUERA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Settembre, 2012 @ 6:41 pm

Detto altrimenti: dal dialetto ligure, “ci vorrebbe un’altra guerra”

Carretto a mano del tipo di cui al testo

No, non vi spaventate! Non condivido questa affermazione, Ci mancherebbe altro! La udii nel 1951. Avevo sette anni. A Genova. Stavo andando alla scuola elementare “Brignole Sale”. A piedi, 300 metri, da Via Rodi a Via Monte Zovetto, nel quartiere di Albaro, in collina. A pronunciarla, un uomo che, con il suo carrettino a mano cercava di vendere le pesche (“perseghe”) che qualche ora prima aveva comperato al mercato all’ingrosso di Corso Sardegna, nella città bassa. Aveva ben ragione di essere scontento. Si era alzato prestissimo, aveva spinto faticosamente il carretto per circa 3 km lungo le salite che conducevano al quartiere residenziale, non riusciva a vendere la sua merce nonostante il sonoro richiamo: “Perseghe, perseghe bele, donne!” Ma da li ad invocare un’altra guerra … bè, ce ne corre!

Un‘altra guerra? Che avesse fatto la borsa nera? Mah, non lo sapremo mai. Certo che per dare incremento al commercio, auspicava la situazione di bisogno che si viene a creare durante la guerra.  Perché mai mi è tornato alla mente questo episodio? Non sono andato io coscientemente a ricercarlo negli anfratti della memoria. E’ tornato a galla da solo. Perché? Forse perché oggi la guerra che quel tale auspicava, purtroppo è arrivata! Infatti siamo in guerra, una guerra senza cannoni e bombe, ma altrettanto deleteria. Una guerra fatta di mancanza di lavoro, di assuefazione all’immoralità, di una immoralità vinta solo dalla amoralità. Stiamo vivendo una guerra fatta di mancanza di senso del futuro, di rispetto per l’altro, di capacità e volontà di condivisione … e potrei continuare ancora per molto l’elencazione dei malanni che ci affliggono. Ed ora, i nodi vengono al pettine, soleva dire il mio maestro, Aldo Ubertis, nella citata mia prima scuola. E ci sono venuti, i nodi, al nostro pettine!

 Ma in questa guerra c’è anche un aspetto positivo. Abbiamo raggiunto il fondo. Possiamo e dobbiamo solo risalire.

I nodi della trascuratezza, dei furti delle risorse pubbliche, del “fare comunque, costi quel che costi, e intanto maturano le percentuali”. L’aspetto più eclatante del momento sono i furti (sic) e gli sprechi del denaro pubblico perpetrati dalla politica (con la p minuscola, che Politica non è, intendiamoci bene). Finanziamento dei partiti? Non più, bensì rimborsi delle spese elettorali. Fondi ai Gruppi Regionali? E a quelli del Senato e della Camera? E a quelli Comunali? Si dice: stiamo provvedendo. Sentite un po’ come, e ce ne è per tutti, quindi non mi si dica che faccio politica di destra o di sinistra. Né mi si dica che faccio “anti Politica” solo perchè non posso condividere “questo” modo di “fare politica”, che poi “Politica” non è, quindi contestarla non significa contestare la Politica, quella con la P maiuscola! Le parole sono macigni, afferma il mio amico Don Marcello Farina. E allora stiamo attenti a come le utilizziamo. Ma torniamo a noi e vediamo come la politica (con la p minuscola) sta reagendo.

Un gruppo politico, dopo avere sostenuto i propri costi (spesso non documentati!), aveva residuato 100 (e già qui i conti non tornano, con questi elevati residui attivi!). E’ stato rubato 20. Gliene restano 80. Il gruppo dice: restituisco allo Stato i 20 rubati. Solo che li preleva dagli 80 che gli erano rimasti. Ed allora, che mi viene a significare?

Un gruppo politico, dopo … (vedi sopra) aveva 200 (e già qui …. vedi sopra). E’ stato rubato 20. Il gruppo dice: destino 10 in beneficenza. Ed allora …?

I gruppi politici avevano 1000. E’ stato rubato 500. I gruppi affermano: facciamo in modo che invece di 1000 noi per il futuro si riceva 700. Ed allora ….?

Io non sapevo, non ero al corrente. Ma come? In una SpA esiste la responsabilità oggettiva del Presidente. E qui?

Chi ha rubato, ha disposto del denaro con ordini e prelievi “ad una sola firma, cioè a firma singola?” Quando mai! Almeno si fosse richiesta la doppia firma, come in tutte le SpA civili! Che ci sarebbe voluto a precostituire questa cautela?

In un gruppo sono stati scoperti furti. Il capo dice: è una sciagura, questo è solo il frutto di guerra fra correnti. Ma come, dico io? Evidentemente si tratta di un lapsus freudiano. Infatti, per fortuna che c’è stata la guerra fra correnti! Almeno certe cose sono venute a galla!

La tracciabilità. Dei nostri pagamenti privati, di poche migliaia di euro, si. E per i denari pubblici, no? Perchè? Esigiamo anche per loro la stessa tracciabilità. Le scatole cinesi poi … una SpA ne possiede un’altra che ne possiede un’altra e così via, magari con l’interposizione di una fiduciaria. Come si fa a capire chi possiede cosa? E qui ora abbiamo i “flussi cinesi”:  lo Stato preleva risorse dalle nostre tasche le tasse, le dà al Ministero delle Finanza, da qui al Tesoro, ai singoli Ministeri, ai partiti, ai gruppi, etc.. I flussi si perdono in mille rivoli … controllarli ex post diventa arduo. Molto meglio regolarli ex ante.

Traduciamo: io non vaso in vacanza, non cambio l’auto, non risparmio un euro anzi azzero i miei risparmi, non trovo lavoro, non riesco a pagare il mutuo, non riesco ad aiutare i miei figli (che non trovano lavoro), non mi pagano la pensione ma pago le tasse  … e i miei soldi sono spesi in caviale, champagne, appartamenti, viaggi, vacanze, auto di lusso, scorte di polizia inutili, accrediti su conti privati esteri, super stipendi, super pensioni, super vitalizi, super buonuscite, supe benefit vari, super cumuli di tutto ciò, etc. in favore di una certa casta?

Amici, la finisco qui. Io credo che dovremmo tutti scendere in piazza, per una manifestazione generale, silenziosa, pacifica, come fu  la marcia dei 40.000 a Torino negli anni settanta. 40.000 lavoratori che volevano lavorare. Solo che oggi dovremmo essere 58 milioni (circa) in piazza, a dire “basta” con il nostro silenzio urlato agli altri 2 milioni (circa). Pacificamente e senza armi, per carità, non mi fraintendete.

In un precedente post raccontai di come nel dopoguerra, in Olanda, la popolazione scese in piazza per protestare contro gli incidenti stradali di cui restavano vittima i bambini. Dalla loro protesta nacque il contenimento del traffico automobilistico e lo sviluppo delle piste ciclabili protette di cui oggi l’Olanda va giustamente fiera. Anche noi dobbiamo scendere in piazza con la stessa compostezza, per protestare contro l’uccisione … del nostro futuro.

Chissà se oggi quel tale le sue pesche le venderebbe meglio!