COLLEGAMENTO TRENTO-MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Agosto, 2020 @ 5:46 am

Detto altrimenti: connettere la citta’ con il suo “quartiere alpino” (post 3977)

All’interno del Gruppo di Lavoro “Trento Intraprendente” della lista Piutrentoviva (composta da +Europa e Trento Viva) a sostegno del candidato sindaco Franco Ianeselli (Gruppo coordinato dal sottoscritto), insieme a Elisabetta Zanella, Roberto Sani abbiamo elaborato la seguente idea di base per la realizzazione del collegamento funiviario fra Trento e la sua montagna. Il documento è stato illustrato ieri al candidato sindaco che lo ha approvato, apprezzando particolarmente il metodo del suo preventivo coinvolgimento e i contenuti, con particolare riguardo agli aspetti urbanistici (sviluppati da Roberto Sani) e del sociale (sviluppati da Elisabetta Zanella). Dice … ma tu, Riccardo, cosa ci hai messo di tuo? Be’ … chi si loda si sbroda! Comunque che io sia un manager ed un ciclista lo sapete, quindi vedete voi di capire quali siano stati i miei contributi. In ogni caso una cosa ve la dico: l’idea di allargare questa compagine lavorativa ad esponenti delle altre liste elettorali. Ah … dimenticavo:

Fuori sacco ho evidenziato come l’eccezionalità della crisi non giustifichi solo un modo di governare eccezionale solo a livello UE, Stato e Provincia, ma che anche il Comune può avere un Sindaco Commissario Straordinario per le grandi opere che rilanciano l’economia dopo il crollo del sistema causato dal Covid19, non meno grave del crollo del ponte Morandi. Trento come Genova, del resto.

Buona risalita al Bondone a tutte e a tutti, quindi, e non in automobile!

PREMESSA

Da troppo tempo si dibatte su diversi tavoli (politici ed economici) in merito alla funivia di collegamento tra Trento e la sua montagna. Questo tema spesso divide per l’assenza di una chiara strategia e per una progettualità parziale e superficiale. L’indirizzo più ricorrente è connesso al supporto agli sport invernali a cui il Monte Bondone è storicamente vocato ma appare ovvio che oggi tale caratterizzazione non può essere la sola a richiedere una diversa connessione con il fondovalle nè può giustificarne l’investimento. Più recentemente l’attenzionesi è spostata sulla parte più tecnica, dividendo i sostenitori dei sistemi a fune con i più avveniristici promotori di ascensori magnetici. In realtà ciò che ancora oggi manca è un percorso chiaro e distintivo che sappia ricondurre politica, economia e comunità ad un intento condiviso.

Il CONCETTO DI BASE: COLLEGAMENTO VELOCE AL QUARTIERE ALPINO QUOTA 1650, LA MONTAGNA DI TRENTO

Il progetto “Funivia del Bondone” trova in questa proposta una connotazione originale e distintiva: un progetto che è in primis urbanistico, fortemente inserito nel processo di sviluppo urbano, di valenza sociale ed economica. Infatti, una città moderna è connessa con tutti i suoi quartieri; consente alle persone che la popolano di viverla appieno e con facilità per il lavoro, lo studio e lo svago ed al contempo supporta una crescita economica e sociale organica e sostenibile.

Tirol Bike Safari: l’Austria valorizza i dislivelli in tutte le stagioni – 17 funivie in rete per il ciclo escursionismo, per 700 km di discese.

Trento è Città delle Alpi: vive e si distingue per i propri dislivelli. Il fondovalle ha trovato spazio di sviluppo a est, sulla collina, ma ha un valore ancora non del tutto espresso nella sua montagna a ovest, oggi priva di opere definibili di urbanizzazione primaria. Il tentativo di rendere turistiche le due stazioni più alte (Vaneze e Vason) è riuscito solo in parte, perché da un lato si è assistito al proliferare indiscriminato delle seconde case – abitate pochi giorni all’anno – dall’altro l’amministrazione non ha dotato le località dei servizi essenziali necessari per far vivere una comunità (trasporti, marciapiedi, parchi gioco, luoghi di ritrovo…). Infine, l’assenza di esperienza diretta nella gestione di una zona alpina con le sue specificità ha ulteriormente creato un fattore di debolezza. Sardagna, Candriai, Vaneze, Norge, Vason sono parti della città e in particolare le Viote sono il suo più grande giardino pubblico. Oggi questo quartiere di Trento non è connesso con il resto della città in modo adeguato, veloce, sostenibile, coerente con i bisogni di residenti e di turisti. Infatti, se questo quartiere fosse alla stessa altitudine del centro città, non sarebbe accettabile che non fosse previsto

l’allacciamento con la rete metanifera, essendo invece costretti gli abitanti a subire l’andirivieni di autobotti cariche di inquinante gasolio

né sarebbe accettabile la mancanza di marciapiedi, parcheggi, parchi gioco o aiuole fiorite.; ed ancora, che la mobilità da e per gli altri quartieri cittadini dovesse avvenire con una frequenza insufficiente e attraverso un’unica strada, stretta e tortuosa. In altre parole: il dislivello, invece di essere considerato un arricchimento per la città, uno spazio urbano inserito nella natura, una fonte di sviluppo economico, un prodotto turistico da offrire ai turisti, rimane oggi un problema che nessuno è ancora stato capace di affrontare e risolvere. Infatti, l’amministrazione comunale ha sempre vissuto con fatica il rapporto con la propria montagna, essendo stata distratta dalla sua dimensione parallela e ortogonale all’asse dell’Adige e alla A22. E’ invece ora giunto il momento di far vivere alla città anche la propria dimensione verticale, la sua capacità naturale di guardare in alto e dall’alto di guardare se stessa.

LA PROPOSTA DI +TRENTOVIVA: UN APPROCCIO INTEGRATO E TRASVERSALE TRA SOCIALITA’ E TURISMI IN UN CONTESTO DI SVILUPPO URBANO.

La strategia è la composizione dello strappo urbano e sociale tra la città e due delle sue circoscrizioni: 03-Bondone e 04-Sardagna, attraverso un progetto organico ed integrato di sviluppo. La tattica è creare una nuova area ad alta vivibilità e attrattività anche turistica, connettendo in modo veloce, ecologico e sostenibile il quartiere alpino (circoscrizioni n. 3 e n. 4) alle altre 10 circoscrizioni cittadine.  Un progetto di ampio respiro, capace di integrare ed integrarsi con la città tutta e con gli altri grandi progetti di cui Trento dei prossimi anni, auspichiamo, potrà fregiarsi. Pensiamo al ridisegno dell’area di Piedicastello con il progetto “ex Italcementi”, uno spazio cerniera tra l’autostrada del Brennero, il centro, il fiume, il quartiere delle Albere e … il Bondone.  

Operativamente, questo nuovo ingranaggio della viabilità cittadina avrebbe anche valenza di attivatore funzionale di molti edifici in quota, oggi inutilizzati e comunque la rivalutazione di tutti gli immobili esistenti, pubblici e privati. Pensiamo poi ai bambini che frequentano nidi e scuole dell’infanzia: l’amministrazione comunale avrebbe la possibilità di offrire loro una proposta estiva nelle strutture intorno ai 600-1000 metri, un’alternativa più salutare rispetto all’organizzazione delle attività nel rovente centro cittadino. Pensiamo inoltre alle molte ricerche scientifiche che individuano l’altitudine intorno ai 1000 m. come ottimale per avere benefici dal punto di vista cardio-circolatorio, respiratorio e psico-fisico. Ecco quindi l’opportunità di immaginare di disporre in futuro di residenze per anziani a tale quota.  

Dal Vason si può scendere in molte direzioni

Pensiamo infine alla capacità attrattiva per le decine di migliaia di cicloturisti che attraversano la Valle dell’Adige, spesso senza fermarsi nella città di Trento. Infatti, la prospettiva di una risalita meccanica fino al Quartiere Vason e la successiva discesa sulle nostre diverse valli, fino a Trento e fino al Garda, potrebbero fare di Trento la base per un cicloturismo e ciclo escursionismo “a stella” per quei turisti, il cui volume è in continua crescita anche grazie all’avvento delle biciclette a pedalata assistita che – di pari passo con l’innalzamento dell’età media della popolazione – conduce nella nostra regione turisti dotati di maggiori mezzi finanziari. Per il Monte Bondone si tratta dell’opportunità di superare la connotazione di classica stazione turistica tipicamente invernale e di sviluppare un modello di turismo responsabile, in cerca di esperienze immersive nella natura in tutti i mesi dell’anno: ciò sarebbe inoltre di particolare interesse in presenza dell’innalzamento delle temperature medie stagionali che tendono a mettere in crisi le stazioni invernali a quote medio-basse. Pur non entrando nella dimensione più tecnica, l’impianto di collegamento in questione deve essere progettato secondo una struttura modulare e deve essere incrementabile per ulteriori moduli nel tempo. Infatti, deve essere realizzato in vari tronchi, articolati ognuno su direttive anche diverse e su alcune fermate intermedie, consentendo appunto un utilizzo modulare, a seconda della diversa richiesta del servizio, e quindi di essere a supporto degli insediamenti esistenti alle diverse quote altimetriche. Inoltre, con la realizzazione di una semplice pista ciclopedonale, si potrebbe collegare una delle fermate intermedie dell’impianto con la Valle dei Laghi ed il paese di Sopramonte.

IL METODO: INIZIARE CON IL GENERAL MANAGEMENT

Del collegamento Trento-Bondone si parla e si scrive da decenni in ambito privato e negli enti pubblici: ciò ha determinato il nascere di una pluralità di saperi e di analisi dislocati in luoghi diversi e non coordinati tra loro.  La prima decisione da assumere pertanto è l’organizzazione della progettazione generale (general management) attraverso l’attivazione di un unico centro pre-politico di raccolta e coordinamento delle varie idee, proposte, idee progettuali che siano state avanzate e formulate sino ad oggi, centro che avrà il compito di allineare tutti contributi sin qui raccolti, di sollecitarne altri in particolare attraverso un costante confronto/ascolto con la comunità e con i portatori di interesse, di ricevere quelli che dovessero nascere spontaneamente durante lo sviluppo progettuale.  La politica potrà in tal modo essere aiutata in una scelta consapevole circa la soluzione da adottare.

Le caratteristiche di fondo che appaiono sin d’ora necessariamente comuni a tutte le ipotesi sono:

  1. la collaborazione Comune-PAT e quella pubblico-privato;
  2. la citata gestione della progettualità stessa da parte di un’unica direzione generale (general management);
  3. la predisposizione da parte del general management delle diverse ipotesi da sottoporre alla decisione politica;
  4. l’attivazione dei più moderni strumenti della tecnica finanziaria privata e pubblica;
  5. un sistema gestionale integrato con l’intero sistema della mobilità.