I VALORI DELLA FINANZA ITALIA E LA LORO MIGLIORE GESTIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Settembre, 2020 @ 5:29 am

Detto altrimenti: la finanza pubblica per tutti      (post 4019)

Di cosa e di quanto stiamo parlando? Il PIL Prodotto Interno Lordo vale 1800 miliardi l’anno (e sta diminuendo). Il nostro debito pubblico ammonta a 2400 miliardi (e sta aumentando). Il nostro deficit finanziario annuo ammonta al 2,4% del PIL. La ricchezza finanziaria privata degli Italiani vale circa 4500 miliardi (il patrimonio immobiliare dello stato vale 250  miliardi e quello dei privati, un valore multiplo, ma in questa sede ci occupiamo di dati finanziari e non patrimoniali). Ora … si tratta di agire su due fronti: su quello dell’economia reale che produce un prodotto, un utile o una perdita e non è materia di questa trattazione; su quello della materia “finanza”, ovvero della disponibilità del denaro e del suo migliore utilizzo, e ci proveremo qui di seguito.

Innanzi tutto occorre ridurre il debito pubblico anche attraverso strumenti finanziari, ad esempio con l’emissione di titoli irredimibili di rendita, iniziando ad offrirli in sostituzione gratuita dei titoli di debito redimibili in scadenza e proseguire con ulteriori nuove emissioni “originarie”.

Poi occorre dare centralità al valore ed al significato delle particolari caratteristiche dei BOC-Buoni Ordinari Comunali (Provinciali, Regionali) di cui alla legge 23.12.1994 art. 35 e cioè al fatto che non possono avere scadenza inferiore a cinque anni; che sono emessi solo a fronte di investimenti; che hanno un rendimento maggiore dei titoli di Stato; che hanno un trattamento fiscale interessante e soprattutto che  sono convertibili nelle azioni delle SpA di scopo create per realizzare l’investimento.

Infatti occorre condurre la disponibilità finanziaria dei privati a concorrere alle esigenze dello Stato senza l’applicazione di alcuna tassa patrimoniale. Ciò si può ottenere proprio con l’emissione di TIR-Titoli Irredimibili di Rendita il cui ricavato sia destinabile esclusivamente a investimenti. La loro emissione, inizialmente, potrebbe essere fatta in sostituzione volontaria di tranche di titolo redimibili in scadenza.

Agli scettici di questa sia pure parziale soluzione propongo: si dotino di una calcolatrice HP finanziaria tascabile del costo di circa €50,00 e calcolino di quanto i mancati flussi in uscita per mancati rimborsi di titoli redimibili siano enormemente superiori ai maggiori flussi in uscita per la corresponsione di interessi ad un tasso di rendimento più elevato.

Occorre però dare centralità ad un altro aspetto, alla denuncia dei “falsi irredimibili” proposti da una certa parte politica sulla scia dell’idea originaria, e cioè alla denuncia di quei pseudo irredimibili chiamati “titoli patriottici o tricolori”. Si tratta di titoli a lunghissima scadenza, quindi pur sempre di debito; riservati agli italiani e esentasse. Questi titoli sarebbero uno sgarbo per gli stranieri che ci hanno finanziato da decenni, quindi ci allontanerebbero dall’UE; escluderebbero l’apporto della finanza estera; drenerebbero i conti correnti bancari mettendo in crisi le nostre banche; sono un regalo ai ricchi nostrani. Assolutamente da evitare sul piano finanziario e sul piano politico.

Occorre infine  fare un cenno a possibili TIR Semi-UE, ovvero a quegli Irredimibili “veri”  che potrebbero essere emessi solo da alcuni stati dell’UE: in tal caso, poiché il livello di rendimento sarebbe assai interessante, questi TIR-Semi UE sarebbero sottoscritti anche dalla finanza privata dei paesi non emittenti (ad esempio, in Germania i tioli di stato hanno un rendimento … negativo!) inducendoli a convincersi all’idea che tutto sommato converrebbe anche a loro partecipare a quelle emissioni: ed ecco che questi TIR semi UE diventerebbero TIR UE a tutti gli effetti e sarebbero un fattore di coesione del sistema finanziario di tutta l’UE e quindi dell’UE. Esattamente l’opposto di ogni sovranismo politico, economico e finanziario.

Per completezza ed onestà di ragionamento v’è da dire che un paragrafo della normativa di bilancio UE definisce “debito” i titoli irredimibili. Questa norma è una “decisione di estetica contabile”, non rappresenta la realtà, è datata, non è funzionale alle crisi dei nostri tempi, è modificabile e deve essere modificata, evitando di fare confusione con fra costi e dati patrimoniali. Infatti se voi accendete un mutuo per acquistare un immobile per la vostra attività commerciale, nella vostra situazione patrimoniale avrete due voci: un bene immobile e un debito. Ma se quell’immobile lo prendete in affitto, nella situazione patrimoniale non avrete né l’immobile né il debito, bensì solo un costo mensile, il canone di affitto (voce del conto economico – finanziario e non dello stato patrimoniale). Sotto il profilo strettamente finanziario, il TIR è uno swap, uno scambio: l’investitore riceve una rendita maggiore rispetto ai titoli redimibili e in cambio consente che a restituirgli il capitale non sia più l’ente emittente bensì la borsa valori.

E chi è contrario per principio anche solo a sentire parlare di “debito pubblico”, di “gestione del debito pubblico” e/o di “miglioramento della struttura del debito” solo perché per fare tutto ciò occorre usare la parola “debito”, agisce sulla base di un principio (negazionista) e come tale tende a diventare un integralista.

E mentre scriviamo apprendiamo che la Commissione UE a partire dal 2021 potrà emettere obbligazioni UE finanziandosi direttamente sui mercati con emissioni congiunte per finanziare la spesa corrente. Per finanziare gli investimenti resta la possibilità della proposta TIR, Titoli Irredimibili Rendita. Inoltre è stato varato il piano Recovery Fund che per l’Italia vale 82 miliardi a fondo perso (un vero e proprio regalo) e per 127 miliardi quale prestito a tasso vantaggioso. Uscire dall’UE? Ma chi lo dice? Follia …