LA DEMOCRAZIA (DIRETTA) COME VIOLENZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2020 @ 3:30 pm

Detto altrimenti: anno 429 a. C., nella Grecia di Atene.    (post 4050)

La democrazia diretta gia’ 429 anni a. C., ovvero la democrazia come violenza. Un breve testo non firmato, di un autore conosciuto da chi ama i classici come l’Anonimo Ateniese. L’Autore si propone di dimostrare come il cieco egualitarismo democratico, la DEMOCRAZIA DIRETTA praticata ad Atene, abbia dato vita al sistema più lesivo della libertà dei migliori “(la gente per bene”) vantaggio dei “peggiori” (“la gente del popolo”, “i poveri”, “la canaglia”). Per l’autore, la democrazia ateniese si configura come il “predominio della canaglia”.

Alcuni passaggi significativi: “Il popolo non vuol essere schiavo delle leggi in una città retta dal buongoverno, ma essere libero e comandare: del malgoverno non gliene importa nulla … il Popolo di Atene sa ben distinguere i cittadini dabbene dalla canaglia. Ma, pur sapendolo, predilige quelli che gli sono benevoli ed utili, anche se sono canaglie e odia la gente dabbene proprio in quanto per bene: pensano infatti che la virtù, nella gente per bene, sia nata per nuocere al popolo, non per giovargli … la democrazia ateniese è dominata dall’ incompetenza, con l’irresponsabilità eretta a sistema ….  l’edonistica passione per le feste finanziate dal denaro pubblico …”

CONTESTUALIZZIAMO. Non voglio fare polemiche e tralascio il riferimento alla “canaglia” (per quanto anche oggi c’è chi ruba denaro pubblico a 50 milioni di Euro al colpo). Inoltre mi sento ovviamente in dovere di precisare che oggi – per fortuna – la gente del popolo e i poveri non devono e non possono essere considerati di serie B. Tuttavia della testimonianza dell’antica Grecia salvo la critica avanzata contro la DEMOCRAZIA DIRETTA che consentiva già 2500 anni fa l’ascesa al potere di chi non aveva alcuna preparazione. Oggi da parte di taluno c’è una sorta di RIVENDICAZIONE DELL’IGNORANZA che si esprime con tre parole micidiali: “UNO VALE UNO”.

Per completezza, ricordo che nei millenni il termine “democrazia” ha assunto in successione, tre significati diversi: 1) potere sul popolo: il democrator era il dittatore; 2) strapotere del popolino (ad esempio del popolo della democrazia diretta ateniese); 3) potere del popolo. Oggi, ove trasformassimo la nostra democrazia parlamentare in un democrazia diretta, retrocederemmo dal terzo al secondo significato e consegneremmo il potere al popolo della rete, anzi, ai gestori del popolo della rete: quasi un’ulteriore retrocessione al primo significato.

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