LA FINANZA PER TUTTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2020 @ 9:27 pm

Detto altrimenti: scrivevo così il 30 agosto scorso   (post 4069)

La finanza, i soldi: materia spesso trattata troppo tecnicamente per cui sottratta alla comprensione di chi dovrebbe giudicare le scelte di chi la gestisce. Ed allora proviamo a trattarla in modo comprensibile anche dai non addetti ai lavori, partendo da un fatto di questi giorni.

I dati (di massima): PIL-Prodotto Interno Lordo, circa 1500 miliardi l’anno; debito pubblico, circa 2500 miliardi; ricchezza finanziaria privata, circa 4500 miliardi di cui 1700 depositata nei conti correnti bancari. La necessità: spostare volontariamente la finanza privata sul settore pubblico. Questa è la finanza Italia.

Il 25 agosto 2020 la Banca Intesa Sanpaolo ha lanciato una propria emissione di titoli di rendita (non di debito) per 750 milioni offrendo un rendimento del 5,5% lordo (emissione privata, quindi tassata al 26%) e ricevendo richieste di acquisto per 6,5 miliardi! In altre parole: a chi le “regala” 750 milioni la banca offre una rendita perpetua al 5.5%. La banca di riserva il diritto di riacquistare in parte o tutti i suoi titoli dal 2028.

Lo stesso tipo di emissioni di titoli “irredimibili” era stato proposto che venissero lanciate dagli enti pubblici nel libro “Ricostruire la finanza” da me scritto nell’aprile scorso fa insieme all’amico Gianluigi De Marchi, (di cui ora sta per uscire la seconda edizione, n.d.r.) e che tali emissioni venissero offerte in sostituzione volontaria dei rimborsi delle tranche di debito redimibile. Un esempio: Tizio ha sottoscritto 50.000 euro di titoli di debito redimibile al rendimento del 2,4%. Alla scadenza, lo Stato gli propone di scegliere volontariamente di rinunciare al rimborso ma di accettare volontariamente la loro sostituzione con una uguale somma di titoli di rendita al 5,5%. Tizio accetta (lo dimostra il successo dell’emissione Sanpaolo!). Lo Stato riduce il suo debito ed aumenta la propria liquidità. Quando Tizio vuole rientrare in possesso del suo capitale (cioè quando vuole disinvestire il proprio investimento) vende i suoi titoli di rendita a Caio che invece vuole investire a questi alti rendimenti, ma in quel momento trova emissioni simili da parte dello Stato.

E nella finanza locale, cosa succede? Qualcosa di analogo, anche se non ancora uguale. Mi spiego. Per indirizzare la finanza privata verso il settore pubblico, già adesso l’art. 35 della L. 23.12.94 n. 724 prevede che Comuni, Province e Regioni possano emettere titoli di debito (da rimborsare a scadenza: ecco la grande differenza rispetto ai titoli irredimibili di rendita!) denominati BOC, BOP, BOR – Buoni Ordinari Comunali, Provinciali, Regionali che garantiscono al privato investitore una rendita superiore di un punto rispetto al rendimento dei titoli di debito di Stato. Questi titoli devono avere una durata superiore a cinque anni; il ricavato deve essere utilizzato dall’ente pubblico per effettuare investimenti; godono di una tassazione privilegiata al 12,5%. Questi titoli (di debito) sono convertibili nelle azioni delle SpA di scopo create dall’Ente pubblico per la realizzazione dei relativi investimenti. In caso di conversione in azioni, si riduce il debito pubblici dell’Ente (l’azionista di una SpA non è più creditore dell’Ente pubblico e tanto meno della SpA).

Orbene, se unissimo in capo allo Stato l’effetto “raccolta” del Sanpaolo all’effetto “destinazione” dei BOC, BOP, BOR, ne deriverebbe che lo Stato potrebbe emettere titoli di rendita-non-di-debito a tassazione agevolata essendo obbligato ed utilizzare le somme raccolte per effettuare investimenti; riducendo al contempo l’ammontare del proprio debito; coinvolgendo la finanza privata in investimenti pubblici.

Per comprendere appieno il significato dell’operazione Intesa Sanpaolo occorrerebbe conoscere la dimensione dei tagli sottoscrivibili (per capire se si è trattato di un’operazione destinata ad un pubblico diffuso o solo ad una certa elite finanziaria) e la nazionalità dei sottoscritttori (italiana o estera).

Un’avvertenza: una parte della politica, subito prima e subito dopo l’uscita del nostro libro, ha proposto l’emissione di titoli “patriottici” a lunga scadenza (quindi di debito!), esentasse e riservati agli italiani. Con il che si genererebbero i seguenti danni: si escluderebbero gli investiti esteri; si farebbe un regalo fiscale ai ricchi; si prosciugherebbero i depositi bancari italiani; non si ridurrebbe il debito pubblico.

E già che si sta scrivendo di “finanza per tutti”, cambio ambito e faccio un brevissimo accenno ai Recovery Fund, denari destinati agli Stati per la ripresa post Covid19.  L’UE raccoglie dei fondi e la maggiore attenzione pare sia indirizzata a capire quali stati si facciano carico di garantire questa raccolta fondi, mentre minore attenzione è prestata a chi all’interno di ogni stato, decide come impiegarli. Un esempio: se un Ente Pubblico Locale volesse ottenerli per finanziare una sua funivia di collegamento del centro cittadino con i propri quartieri alti, chi decide una simile destinazione di fondi? Lo Stato? La Regione? La Provincia? Il Comune? Ecco, io non lo so e per questo mi pongo la domanda.