La discultura della politica e la cultura della POLITICA … in XII Tavole

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2020 @ 4:37 pm

Detto altrimenti: “Cultura” = insieme delle conoscenze; “politica” = aggettivo oggi sostantivato dal greco antico teknè politikà = tecnica di governo.   (post 4079)

Le Leggi delle XII tavole sono una tra le prime codificazioni scritte del diritto romano e sono un corpo di leggi compilato nel 450 a. C. contenenti regole di diritto privato e pubblico. Sembra che le prime tre tavole riguardassero il processo civile e l’esecuzione forzata; la quarta il diritto di famiglia; la quinta le successioni ereditarie;  la sesta i negozi giuridici; la settima le proprietà immobiliari; l’ottava e la nona i delitti e i processi penali; la decima norme di diritto costituzionale (valore di legge per le decisioni del popolo in assemblea, proibizione dei privilegi, ecc.); le ultime due – dette da Cicerone tabulae iniquae  – istituivano il divieto di matrimonio fra patrizi e plebei.

I – Panem et circenses (pane e giochi del circo).Espressione con la quale Giovenale sintetizza le aspirazioni della plebe romana nell’età della Roma imperiale. Oggi diremmo: reddito di cittadinanza e campionati di calcio alla TV in abbonamento gratuito. Così la plebe … ops … scusate, il popolo non rompe, perché … “Qui ci si sollazza, non si fa politica”.

II – La cultura 1: negli Stati schiavisti della confederazione sudista americana, lo schiavo nero che avesse imparato a leggere e scrivere veniva frustato.

III – La cultura 2: base della democrazia e della vera libertà. Lo insegnava anche Don Lorenzo Milani, quando voleva che i suoi alunni sapessero leggere e comprendere anche le pagine di giornale diverse da quella sportiva.

IV – Ieri: i partiti politici: una volta organizzavano le Scuole di partito per formare cittadini consapevoli e capaci.

V – Oggi: i partiti politici organizzati democraticamente (e non i Movimenti organizzati sulla base di una rete web!)  ex art. 47 della Costituzione, sono lo strumento per mezzo del quale i cittadini intervengono nella vita politica, ma purtroppo non organizzano più quelle scuole.

VI – Domani: democrazia diretta? No grazie! Oggi si dice: uno vale uno; riduciamo l’età dei parlamentari; riduciamo il loro numero; individuiamoli per estrazione a sorte; introduciamo il referendum propositivo senza quorum o con quorum limitatissimo; inseriamo il vincolo di mandato = le leggi saranno fatte dai gestori di una rete = avremmo trasformato la democrazia in una oligarchia. No grazie. (Uno vale uno?  No grazie: per riprova prendete uno qualunque e mettetelo a capo della commissione bilancio della camera o del senato!).

VII – Democrazia, retorica, demagogia, populismo, populismo qualitativo, sovranismo, fascismo? Democrazia: nei secoli ha assunto in successione tre significati diversi; potere sul popolo (il democrator era il dittatore); strapotere del popolino; potere del popolo – Retorica: l’arte di abbindolare la gente con le parole – Demagogia: politica al “futuro”, ovvero “faremo, vi daremo”: politica delle lusinghe, degenerazione della democrazia (quella del terzo significato) – Populismo: politica del “passato prossimo”, ovvero “abbiamo fatto”  ciò che il  popolo ha voluto anche se fa male al popolo – Populismo qualitativo: fare ciò che il  popolo vuole anche se fa male al popolo affermando che quella è la volontà univoca di tutto, proprio tutto il popolo, massa informe ed uniforme – Sovranismo: essere un solitario vaso di coccio costretto a viaggiare in mezzo a tanti vasi di ferro – Fascismo: oggi è quello descritto da Umberto Eco nel libro “Il fascismo eterno”, Ed. la nave di Teseo, €5,00 mai così ben spesi.

VIII – Memoria politica. Chi non ha conoscenza non può avere memoria. Chi non vuole/può avere conoscenza non può avere memoria. Chi potrebbe ma non vuole avere conoscenza,  non ha memoria; chi ha conoscenza ma non gli conviene, fa finta di non avere memoria.

IX – Potere e responsabilità. Nelle SpA, il potere è unito alla responsabilità..  In una Spa moderna, il capo vive del contributo delle sue “periferie”, sollecita le intelligenze decentrate, informa e coinvolge, responsabilizza, motiva, fa prevalere l’intelligenza collettiva sulla presunzjone individuale; opera per funzionigrammi e non per organigrammi. In politica no. In POLITICA, sempre.

X – Lo spazio della politica: ad esempio di un governo provinciale, uno a caso, ad esempio quello attuale della Provincia Autonoma di Trento. Quella politica occupa lo spazio limitato del proprio “ufficio”. Non accetta di dialogare con il “basso” (ad esempio il Comune), né di operare in una prospettiva di connessione verso l’ “alto” (interprovinciale, interregionale, statale, europeo).

XI – La politica al massimo riesce ad organizzare la propria nomostatica, ovvero lo schema dell’agire, ma poi non lo attiva: non conosce la nomodinamica. La POLITICA si.

XII – Mediocrità al governo. Senza cultura, cade preda di se stessa e quel che è peggio non se ne accorge. Tuttavia il danno peggiore non è quello generato dalle sue azioni; nemmeno quello generato dalle sue omissioni. Il danno peggiore è che scatena la gara fra i mediocri al grido: ”Se ci è riuscito lui …”

(E se mi sbaglio … mi corigerete!)