RENZI, QUIETA NON MOVERE, ALTRIMENTI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Gennaio, 2021 @ 4:46 pm

Detto altrimenti: … altrimenti cosa?  Altrimenti ti/ci criticano? Noi siamo pronti a discutere le nostre proposte, non a farci trascinare in vuote polemiche             (post 4541)

Oh, evviva il mio blog! Io sono il direttore di me stesso e mi pubblico da solo! Quanti lettori ho al giorno? Una punta giornaliera quest’anno ha raggiunto quota 145. Normalmente circa la metà, divisi fra abituee e nuovi. Detto questo, oggi vi parlo di A) Politica e Amministrazione e B) Governo SpA.

A) Politica e amministrazione. Io non ho una lunga carriera politica alle spalle, mi sono dedicato alla politica attiva solo da qualche anno. Nelle riunioni mi è capitato di sentirmi dire che i miei interventi sono “di amministrazione” nel senso che intervengo sulle “cose da fare”. Che volete, dopo un’intera vita passata a fare ilo capo azienda … ogni botte dà il vino he contiene. Allora capirete quanto (tanto) io abbia apprezzato il modo di fare politica di Renzi, particolarmente in occasione del Recovery Plan e non solo: interventi concreti, mirati, parte di una visione di un futuro, rispettosi delle procedure della democrazia rappresentativa e quella sua frase: “Questo è fare politica”! Aggiungo, fare politica nel senso greco della parola che era un aggettivo della teknè, teknè politikà ovvero tecnica, arte, professionalità, capacità  nell’amministrare la polis (città stato). Oggi abbiamo sostantivato quell’aggettivo e spesso, purtroppo, oggi qualcuno si è perso per strada non solo la componente lessicale, ma anche proprio la tecnica nell’amministrare la cosa e i miliardi pubblici. Come quando rifiuta di sostituire un debito con un altro, i 37 miliardi del MES, il che ci farebbe rinforzare la nostra sanità ed inoltre risparmiare 500 milioni di euri l’anno di interessi, liberando inoltre le risorse oggi destinate alla Sanità per essere investite in altri settori.

Dice … ma Renzi ha pescato molti elettori dal PD! Raga, mi viene in mente quando un Comune, per gestire in economia una sua SpA, me ne fece nominare Presidente, Amministratore Delegato e Direttore. In un secondo momento fui accusato del fatto che … altri avevano concentrato su di me tutti quei ruoli! Evvabbè …

B) Governo SpA. Premesso che l’obiettivo di una SpA non può e non deve essere solo il risultato economico (che peraltro genera una plusvalenza finanziaria); premesso che ogni attività anche nel sociale si pone un obiettivo in parte anche economico che le garantisca la sopravvivenza; premesso che oggi lo Stato deve agire in modo economico per generare finanza e in tal modo ridurre l’enorme debito pubblico, tutto ciò premesso, facciamo finta che ci troviamo di fronte alla Governo SpA. Gli elettori sono i suoi azionisti i quali hanno nominato un CDA- Consiglio di Amministrazione (il Governo). Ora accade che sia previsto un aumento di capitale con immissione dall’esterno di circa 300 miliardi di euro da utilizzarsi entro una certa data secondo certe direttive di massima. A questo punto la storia si biforca in due alternative possibili:

  1. Il presidente del CDA coinvolge riservatamente per mesi solo alcuni Consiglieri in riunioni tenute al di fuori della SpA, incurante della richiesta di coinvolgimento più volte avanzata dai Consiglieri esclusi, fra i quali molti esperti della materia, i quali reclamano riunioni ufficiali e formali  del CDA aperte a tutti loro. Poi, sotto scadenza, consente agli esclusi di vedere il piano per pochi giorni e poiché costoro si rifiutano di approvare un piano che non condividono su molti punti specifici e che non sono sta ammessi a co-preparare, li accusa di sabotare la società per il fatto di non firmare al buio ciò che è deciso da altri che non condividonmo. In questo caso il Presidente si è comportato non solo come Amministratore Delegato (che non è) ma anzi, come Amministratore Unico dotato di pieni poteri, violando le regole della democrazia rappresentativa aziendale. Il piano che ne deriva non è un piano … forte, bensì uno strumento arrangiaticcio.
  2. Il Presidente del CDA raduna i Consiglieri, illustra le direttive alle quali di deve attenere l’utilizzo dei fondi, invita ciascun Consigliere a proporre, per la sua parte di competenza, i relativi investimenti. Successivamente sollecita, coordina, stimola, esalta al massimo l’espressione delle migliori capacità di ogni consigliere, integra l’apporto di ognuno. Alla fine la volontà che ne esce non è la sua né quella di alcuni consiglieri ma una Volontà diversa: la Volontà dell’intero Consiglio di Amministrazione, democraticamente formatasi. Il Piano che ne deriva è un vero e proprio piano …forte!


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