IRI-ISTITUTO PER LA RICONVERSIONE INDUSTRIALE (ANCHE DELL’INDUSTRIA DELLA CULTURA E DEL TURISMO)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2021 @ 7:30 am

Detto altrimenti: mai dire mai (post 4619)

Non è detto che si debba creare questo nuovo Ente (per quanto …) ma che si debba ragionare in quest’ottica, sì.
Anni ’70. Io ho lavorato nel Gruppo IRI, quale Capo della Finanza Italia della STET, la finanziaria dell’IRI per le telecominicazioni e l’elettronica. La STET (Torino e Roma) era la maggiore SpA finanziaria del Paese e il capo della Finanza della Fiat era venuto nei nostri uffici “per vedere come si faceva”.
La Stet ha avuto un ruolo enorme quanto a investimenti, gestione, innovazione, trasformazione dei sistemi. Solo per citare le comunicazioni, ha sviluppato la fibra ottica (con il laboratorio CSELT di Torino); ha trasformato la telefonia da elettromeccanica in elettronica. In campo finanziario ha prodotto innovazioni assai rilevanti in un periodo di feroce stretta creditizia e valutaria.
L’IRI ha avuto un ruolo fondamentale nella industrializzazione del Paese dopo la guerra. Oggi stiamo vivendo una nuova guerra, quella contro la pandemia, anch’essa “mondiale”. Al momento purtroppo siamo in una fase di recessione e in queste fasi l’esperienza manageriale insegna che occorre accentrare, per poi tornare a decentrare appena inizia la fase espansiva.
La mia idea è che si debba accentrare almeno a livello di coprogrammazione pubblico-privata e di cofinanziameto pubblico-privato attraverso il coinvolgimento VOLONTARIO della finanza privata verso il settore pubblico su investimenti misti pubblico-privati, attraverso l’emissione di Titoli Irredimibili di Rendita e SpA miste pubblico-private, iniziando a mantenere in vita quelle esistenti (ad esempio, quella per la gestione dell’A22 Autobrennero).