UNO VALE UNO? ALL’INIZIO, FORSE, MA POI…

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2022 @ 1:50 pm

C’era una volta anzi, c’è ancora, un piccolo paesino della Toscana in provincia di Siena: S. Angelo in Colle, a 450 metri di altitudine. Il paesino si affaccia sulla valle dell’Orcia aldilà della quale si erge il Monte Amiata. Non fa nemmeno comune, è una frazione di un altro centro, Montalcino, oggi conosciuto per il vino Brunello (anche presso il paesino tuttavia si produce oggi quel vino).

C’erano una volta trecento anime, c’erano una volta tutti i servizi: la Stazione dei CC, il parroco, la macelleria, il medico condotto, il fabbro, il falegname anzi due, il calzolaio, la merceria, il macello, la levatrice, due bar, un circolo ricreativo. Mancava solo la farmacia, ma il medico condotto spesso sopperiva egregiamente.

Giuseppe è operaio comunale, la moglie Maria, casalinga. Una casetta con l’orto e il forno ammesso, forno sul quale grava una servitù in favore di tutte le donne del paese, per cui c’è un passa parola per accordarsi su quando accenderlo, in modo tale che tutte le donne del paese possano sfruttare l’inerzia del calore per cuocere il pane, i famosi pani toscani, i quali, una volta sfornati, sono adagiati ben allineati su di una tavola che ogni interessata porta a casa tenendola in bilico sulla testa!

1912: a Giuseppe e Maria (celebre accoppiata di nomi!) nasce … Dario (e che vi credevate?) che frequenta fino alla terza elementare. Poi va “a bottega” ed impara l’arte del falegname. Se non che, fattosi grandicello, si arruola nei “Reali”: così li chiamavano allora: Carabinieri Reali. In divisa, viene trasferito  in Trentino:  Val dei Mocheni, Val di Sole, Bolzano: in questa città si innamora della sua insegnante (sta conseguendo i diplomi di quinta elementare e di terza media), viene traferito a Genova insieme  a lei e la sposa.

La guerra. Due anni di prigionia in Germania. La moglie sola a Genova con il secondo genito (Riccardo, classe 1944) ): il primo genito, Giuseppe (classe 1942) , è stato mandato sfollato in Toscana, dai nonni paterni; il terzo, Alberto, nascerà anni dopo, nel 1949. Dario torna a casa liberato dagli Americani. Diventa Maresciallo Maggiore CC., titolare dell’Ufficio Matricola della Legione. Poi, dcopo 1t5 anni, è trasferito in Trentino (Cles).

I figli a Genova studiano e diventano, nell’ordine, ingegnere elettronico; top manager e CEO; medico cardiologo. Tutto partendo da un paesino che oggi conta cinquanta abitanti, da una casa, quella dei nonni, nella quale non c’era, all’inizio, corrente elettrica, acqua corrente, servizi, e riscaldamento se non il grande focolare in cucina.

UNO VALE UNO? All’inizio forse, certo ma poi unus quisque faber fortunae suae est ognuno si crea il proprio destino!

Dice … ma tu, di quella casa conservi? Rispondo: il ricordo; il caffèhouse (vetrinetta); la madia; il tavolino;  il letto dei nonni, mio da 51 anni di matrimonio.

F.to Riccardo, secondogenito

Lassù S. Angelo
Il “caffèhouse” e, sopra, la “batteria” d’una volta
La “madia”: dispensa e, dentro, il piano di lavoro per impastare il pane
Un tavolo allungabile ultracentenario
Originariamente era di colore nero
Genova, 10 Aprile 1950 (Prima Comunione)
Il forno, il pergolato e a sinistra, invisibile, la casa dei nonni
Da S. Angelo verso la Valle dell’Orcia e il Monte Amiata
Il “chiasso” e a sinstra l’entrata della casa dei nonni