GIORNATA DELL’AUTONOMIA – 3

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Settembre, 2025 @ 7:24 am

Due giorni fa, la Giornata dell’Autonomia e l’attenzione si concentra sui rapporti di autonomia Regione-Province-Stato. Non voglio nè ripetermi nè sostituirmi a chi su questa materia ne sa ben più di me, piuttosto mi permetto di sottoporre all’attenzione di chi mi legge un altro aspetto, questo invece trascurato, interno alla nostra provincia, la PAT- Provincia Autonoma di Trento: il rapporto di autonomia fra la PAT e le sue città soprattutto con la sua Città Capoluogo, Trento.
Alcune considerazioni preliminari.

– Trento CC-Città Capoluogo, è la città con il numero di abitanti multiplo delle altre poche città che si differenziano dalla moltitudine di piccoli comuni, i tanti paesi delle nostre valli.
– Trento ha 125.000 abitanti che di giorno, per l’arrivo dei lavoratori pendolari, portano il totale a 250.000.
– Trento è un concentrato – anzi, “il” concentrato – prevalente di attrazione di intelligenze, idee, presenze, riflessioni, culture.

Nonostante quanto sopra, Trento è esposta a decisioni che incidono sulla sua gestione, decisioni assunte da chi ha – oggi – il potere di assumerle, lasciando in capo all’amministrazione cittadina la responsabilità di eventuali carenze o risultati negativi: tipico esempio è la scelta provinciale di concentrare su Trento tutti gli immigrati prima dislocati su circa 60 diverse località della provincia.
Altro aspetto è il “potere provinciale” sulle molte aree centrali cittadine dismesse (aree ex militari) o su aree agricole trasformate il enormi parchi per concertoni rock.
Identica separazione fra potere e per come viene colta la responsabilità, il rifacimento di un importante ponte cittadino, gestito dalla provincia ma i cui ritardi sono attribuiti – con giudizi di pancia – al Comune.
Analogo ragionamento va fatto sul trasporto pubblico locale cittadino o per le decisioni che riguardano attività aperte a fruitori anche esterni (ospedali, università, solo per fare due esempi estremi) le quali operano in edifici cittadini, sono gestite da persone residenti in città ma dipendono soprattutto da decisioni provinciali.

La sensazione che se ne trae è che si voglia mantenere separato il potere (trattenuto in capo alla Provincia) dalla responsabilità (fatta ricadere sull’amministrazione comunale): ora, la normale scienza gestionale di qualsiasi entità sia essa una SpA, un’associazione, un consorzio, un ente pubblico è che potere e responsabilità siano mantenuti in capo allo stesso soggetto.

Analogamente va rivisto il rapporto di autonomia con le altre due categorie di comuni: i Comuni maggiori (Rovereto, Pergine, Riva del Garda, Arco, etc.) tendenzialmente sul “modello Trento”; le decine di Comuni minori (i tanti paesi delle nostre valli) nei confronti dei quali va abolita il rapporto con “con il cappello in mano” con la provincia.

In altre parole: nei confronti della Città capoluogo – di fatto Città metropolitana – e delle altre città principali, la PAT deve essere meno “holding operativa” (che opera al posto loro) e più “holding finanziaria”, ovvero che la funzione di gestione distributiva delle risorse (tesoreria pura) non invada l’area gestionale operativa delle sue “partecipate”.

Infine, la “politica del cappello in mano” dei comuni minori va sostituita dalla messa a loro disposizione di funzioni centralizzate che consentano loro di sviluppare e realizzare direttamente idee e progetti anche complessi, ben al di là delle potenzialità delle forze e delle competenze pur presenti nei loro Consigli Comunali locali.

Queste mie considerazioni non hanno la pretesa di essere risolutive, bensì sono socratiche: “che si sappia non aver saputo gestire il problema”. La soluzione a chi di dovere.

Riccardo Lucatti – ITALIA VIVA TRENTINO #italiaviva #italiavivatrento #italiavivatrentino