TU, DON MARCELLO FARINA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Novembre, 2025 @ 8:31 am
TU, DON MARCELLO FARINA
Questa mattina 28 Novembre 2025 alle ore 04,35 all’età di 85 anni di cui 60 di sacerdozio, sei ritornato alla Casa del Padre.
– S. rosario, Sabato 29 Novembre ore 20,00 presso la Chiesa di S. Luigi a Balbido.
Le esequie:
– Lunedì 1 Dicembre 14,30 nella parrocchia San Carlo Borromeo a Trento, Parroco Don Lino Zatelli, tuo grande amico.
– Martedì 2 Dicembre ore 14,00, Chiesa di S. Giustina, Balbido.
A volerti bene tantissime persone: amici, conoscitori ed estimatori ben più di quanto non possa volerti bene, conoscerti e stimarti io, il che però non mi trattiene dal parlarti per iscritto.
Tu, a Trento. Caro Marcello, mia moglie ed io facevamo parte della folla che seguiva le tue omelie nel Duomo di Trento e nelle altre chiese dove celebravi l’Eucarestia. Siamo stati presenti alle tue partecipazioni a momenti culturali e sociali; ad occasioni conviviali; abbiamo letto i tuoi molti libri, tutti illuminanti! Mi sono permesso più volte di scrivere di te e con te (mi concedesti una lunga intervista) ma il rapporto si è ulteriormente rafforzato da quando, pensionato, ti sei ritirato al paese della tua famiglia d’origine, Balbido (nelle Giudicarie Esteriori) il “Paese dipinto” per i suoi bei murales.
Tu, a Balbido dove siamo saliti molte volte da Trento e da Riva del Garda, da soli o con amici, per stare insieme a te, per ascoltarti e per assistere alla S. Messa che celebravi per i tuoi compaesani. Da queste celebrazioni ogni volta ci portavamo a casa copia dei tuoi preziosi manoscritti stilati con la tua bella calligrafia! Due le chiesette, una estiva ed una invernale: grandi per un paesello così piccolo, piccole per contenere tutti i fedeli che avrebbero voluto entrare.
Tu, l’umanità. L’ ambiente paesano, molto più circoscritto di quello cittadino, ci ha aiutato a sentirti più “nostro”: infatti eravamo meno “gelosi” di quanto lo eravamo stati in città per la presenza dei tanti che letteralmente si contendevano la tua Persona. L’ ambiente di mezza montagna poi – da te definito montano per la vicinanza delle cime che tu scherzosamente chiamavi Himalaya – elevava a potenza la tua umanità che è stata quella di un Sacerdote fatto Uomo, sull’esempio (mi permetto l’accostamento perché tanto … tu non mi potrai rimproverare!) di un Dio fatto Uomo.
Tu, l’accoglienza. Dopo la Messa, ci ricevevi nella tua bella casa, ricavata da quella dei genitori, ricca di testimonianze e di molti, … tanti libri, casa alla cui entrata un dipinto riportava la frase di Don Lorenzo Milani ad una professoressa: “Le parole sono pietre”; casa che vorrei fosse conservata intatta per il valore testimoniale che racchiude; casa dalla quale uscivamo con un tuo regalo: un libro: non scelto fra i tuoi bensì di altro autore, sempre significativo; casa dalla quale ci siamo avviati molte volte, con la tua guida, a scoprire le bellezze artistiche e culturali della tua terra: tombe di poeti, affreschi dei Baschenis, chiesine nascoste e molto altro: ma sì, anche ristoranti della zona, perché non dirlo?
Tu, Sacerdote, ci parlavi spesso dei tuoi colleghi Don Lorenzo Guetti e Don Lorenzo Milani, e sicuramente sapevi che la cattedrale di Genova è consacrata a San Lorenzo; tu che sei stato genovese per i frequenti riferimenti che facevi ad un mio concittadino famoso “credente a sua insaputa” Fabrizio De Andrè; tu che da giovane giocavi a calcio e sei sempre stato “sampdoriano” come me che sono nato (1944) proprio nella frazione dell’entroterra genovese della Doria, località nella quale i miei erano sfollati per via dei bombardamenti.
Tu, maestro: la Fede? “Una continua ricerca”; il Paradiso? “Dobbiamo realizzarlo già qui, sulla terra”; il primo comandamento? “Ama il tuo prossimo”; l’Altro? “Il suo volto ti guarda e si aspetta una risposta da te”; la nostra religione? “Creazione e Resurrezione”; il Battesimo? “La carezza del Signore”. Tu, che ci hai ricordato cosa diceva Hanna Arendt: “Non siamo nati per morire, ma per incominciare”.
Tu, la tua voce. L’ultima volta che ti ho sentito, al telefono, pochi giorni fa, con appena un sottilissimo filo di voce mi hai detto: “Sto cercando di mantenere vive le relazioni con le persone, vedrai che in luglio o in agosto qualcosa riusciamo ad organizzare …”
Tu, la pienezza. Abbiamo un bel dire che la memoria di te non svanirà, che tu resti con noi nel ricordo delle tue parole: in realtà si è creato un grande Vuoto, quello che lasciano le Persone speciali quando intraprendono il Viaggio. Oltre che per quattro genitori (i miei e i miei suoceri) io ho già provato questa sensazione per il Viaggio di altre Persone: due di loro si chiamavano con lo stesso nome, Ruggero; una, Francesca. Persone a me estranee all’anagrafe, ma molto, molto familiari per quanto mi hanno donato arricchendomi umanamente. Adesso tu le hai raggiunte e quel Vuoto … quel Vuoto aumenta … aumenta enormemente!
Tu, grande viaggiatore, fra i tanti voglio ricordare i molti viaggi in Germania e a S. Francisco e che adesso hai compiuto il Viaggio più importante, quello che ti ha riportato alla Casa del Padre.
Io, che non firmo questa lettera, tanto capirai subito chi sono, anzi … chi siamo noi: solo una delle mille navicelle che stanno cercando di continuare a navigare nel mare della vita e nella Fede grazie alla Luce del tuo grande, insostituibile Faro.
Un forte abbraccio, Marcello!”
Lettera firmata.
Qui sotto la tua preghiera per la tua ultima Prima Domenica d’Avvento: la reciterò domani, 30 novembre 2025, Prima Domenica d’Avvento 2025




















