ANTONIO TABUCCHI E HANS KELSEN– La Grundnorm, la Norma Fondamentale, di base (a tutte le altre)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Novembre, 2012 @ 7:25 am

Detto altrimenti: livelli retributivi, buonuscite e pensioni abnormi

Antonio Tabucchi

Ho letto un libro (un altro) di Tabucchi:  “La testa perduta di Damasceno Monteiro” (Universale Economica Feltrinelli). Si tratta di un giallo, ma la trama (che poi è la cronaca di un fatto vero) è l’occasione per una serie di quadri e di riflessioni.

I quadri. Delle persone, dei luoghi, del “suo” Portogallo. Ma quanto l’amava l’Autore, questa gente, questa terra, cucina compresa! Quanto la conosceva! Altrettanto quanto Umberto Eco dimostra di amare e conoscere Parigi nel Cimitero di Praga. Poche parole, poche pagine, poche pennellate. Ma il quadro è splendido!

Le riflessioni. Fra le tante possibili e doverose, una: la citazione che l’Autore mette in bocca ad un personaggio, l’avvocato Fernando Diogo Maria de Jesus de Mello Sequeira, in arte Loton. Quella del filosofo del diritto Hans Kelsen, una mia “vecchia conoscenza”, per averne studiato la “Teoria generale del diritto e dello stato” in occasione dell’esame di Filosofia del Diritto, appunto.

Nato a Praga nel 1881, ebreo della Mitteleuropa, fuggito da Vienna e da Colonia per sfuggire alle persecuzioni naziste, Hans Kelsen aveva insegnato in Svizzera e negli USA. Fra le tante sue conquiste (del pensiero), aveva teorizzato l’esistenza ed il potere della Grundnorm, norma, legge, fondamentale, di base, che lui inquadrava nella teoria della Stufenbautheorie, la teoria della costruzione piramidale.

Traduciamo: la Grundnorm sta alla base di tutto, solo che la cosiddetta “base” che la norma occupa è il vertice di una piramide rovesciata. Un poliziotto viola la legge? Una SS uccide gli ebrei? Sono casi di Grundnorm: “L’ho fatto perché me lo ha ordinato il sergente, al quale l’ha ordinato il capitano, al quale l’ha ordinato …. (via via così) Hitler, al quale l’ha ordinato … Dio” (non restava altro “ordinante”, vi pare?). E tutto si giustifica.

E veniamo ai giorni nostri

Direte: filosofia, chiacchere … No, cari amici. Ora ve lo dimostro. Ieri sera alla TV (Ballarò) si è parlato del livello degli stipendi degli Italiani. La media nazionale è di circa 25.000 euro lordi l’anno. La Burocrazia Imperiale (la dirigenza del governo e del parlamento) va dai 130.000 ai 450.000.

Questi livelli, incompatibili con i livelli europei (la Cancelliera Merkel percepisce €300.000 annui!) e con lo stato generale del nostro Paese, si raggiungono anche “grazie” a voci diverse dalla voce “stipendio” ma tutte ugualmente “pensionabili”, quali “indennità di carica” e “premi di produzione”. Poi ci sono i benefit, un lungo e costoso (per noi tutti) elenco, ma ne parliamo un’altra volta. Premi di produzione che dovrebbero essere collegati – come stabilisce la migliore e consolidata tecnica gestionale manageriale – a “obiettivi un po’ oltre i normali risultati attesi; raggiungibili; il cui conseguimento deve essere realmente misurabile” (sic) altrimenti sarebbe inutile porre questi obiettivi, troppo facile affermare di averli conseguiti o, per converso, troppo facile affermare il contrario

Orbene. Un obiettivo ricorrente è avere consentito “il migliore funzionamento delle Camere”. Risultato: tutti i dirigenti hanno ricevuto il premio! Del resto, quando mai si sarebbe ammesso che le Camere abbiano funzionato in modo non ottimale? In altre parole, in luogo di stabilire criteri misurabili, si afferma: le Camere hanno funzionato benissimo. Questo lo diciamo noi. Quindi noi affermiamo che ciò è anche merito tuo e ti premiamo. E per evitare contestazioni, premiamo tutti. Del resto, “la legge è uguale per tutti”. Quindi, dov’è il problema?

Lo stesso discorso vale per le super pensioni e le super buonuscite (vedi post successivo odierno).

Ma che c’azzecca tutto ciò con la Grundnorm, con la Norma Fondamentale? C’azzecca, c’azzecca! Infatti, provate a contestare ad un pensionato d’oro l’eccessivo livello della sua pensione, quanto meno anomalo rispetto all’andamento del Paese e dell’Europa. Vi risponderà: “Ma mi viene pagato da un fondo separato, sul quale sono stati versati i contributi, contributi previsti dalla legge”. Deus vult. Dio lo vuole. Idem con gli stipendio della casta “Burocrazia Imperiale”: “Ma così è stabilito dal contratto (il mio è un diritto acquisito!): il contratto è stipulato secondo la legge; la legge è costituzionale”. Anche in questo caso, vedete bene, che alla fine si arriva al Deus vult, Dio lo vuole.

Ecco. Casi specifici, problemi di base, sono regolati da una Norma Fondamentale che sta alla base dei ragionamenti ma che si colloca al vertice di una piramide rovesciata. Cosa fare? Dobbiamo rovesciare la piramide e farla tornare nella posizione classica, quella delle piramidi egizie di Keofe, per intenderci. Cioè, dobbiamo darci norme che partano dalla esigenza di risolvere i problemi “di fondo”, fondamentali, di base, in modo compatibile con il Sistema Italia e con il Sistema Europa. Nessuno deve più potersi nascondere dietro una Grundnorm. Quanto meno perché l’Italia non se lo può più permettere.

Livelli? Un partecipante al dibattito propone un livello minimo, ad esempio €1.500 mensili, ed uno massimo, ad esempio 10 volte il minimo. Io ricordo che Valletta, il capo storico della prima Fiat, percepiva 20 volte la paga di un operaio. Oggi il n. uno della Fiat percepisce 450 volte quella paga base.

Il mio non è un discorso di sinistra né di destra. Infatti il sistema attuale, nella citata trasmissione televisiva, è stato contestato sia da sinistra (quanto ai livelli retributivi) sia da destra (quanto alla non misurabilità dei risultati).

Queste riflessioni non sono “rivoluzionarie” se non nel senso che vogliono modificare radicalmente un sistema, proprio per evitare la ribellione, la rivoluzione, cioè la perdita della libertà, della legalità, della democrazia. In tale senso si è espresso un altro esponente di fama internazionale del mondo economico e filosofico presente al dibattito.

Infine, nel corso del dibattito si è accennato al fatto che l’INPS “è a rischio” (CONTINUA AL POST SUCCESSIVO)