INPS: HA ASSORBITO L’ENPALS ED ALTRE GESTIONI. Alcune “assorbite- assorbite”, altre “assorbite ma separate in casa”.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Novembre, 2012 @ 7:50 am

(SEGUITO DEL POST PRECEDENTE)

Detto altrimenti: cerchiamo di capirci … anzi, se qualcuno ce lo spiegasse, lo ringrazieremmo sin d’ora

Il Presidente dell’INPS: speriamo che possa sorridere sempre …

Dice … l’INPS aveva un patrimonio pari a 100. Ha assorbito l’Enpals a altre gestioni ed il suo patrimonio è sceso a 50. Si dice anche che fra tre anni, rebus sic stantibus, l’INPS non sarà più in grado di pagare le pensioni allo stesso livello odierno, tranne che quelle che fanno capo alle gestioni separate, che sono state sì assorbite, ma restano “separate in casa”.

Infatti l’INPS gestisce anche alcune “gestioni separate” (ad esempio, il fondo telefonici) a valere sui quale paga – fra l’altro – anche pensioni di 30-40- mila euro e più “al mese”. Si dice: “Ma è una gestione separata”, “Ma hanno accantonato i contributi”, “Ma è un diritto acquisito”.

Riflettiamo insieme. Poiché sino all’altro ieri le pensioni erano “retributive” e non “contributive”, esse erano calcolate quale percentuale dell’ultimo stipendio, e in particolare, nel caso delle gestioni “separate in casa”, a prescindere dal fatto che le somme versate dall’interessato fossero tali da assicurare al pensionato quel reddito così elevato.

Ora, dal fatto che le somme normalmente accantonate non sono sufficienti a garantire le pensioni retributive (la recente riforma lo dimostra e la previsone negativa per il futuro purtroppo lo conferma) ma tuttavia si dice anche che questi fondi (“separati in casa, ma solo loro, non altri!) hanno la capacità finanziaria di far fronte a quelle pensioni d’oro, si deduce che, nel tempo, a valere sui bilanci delle società e degli enti relativi, probabilmente detti fondi hanno accumulato (ricevuto) risorse in misura ben superiore alle percentuali che usualmente gravano il datore di lavoro (essendo restate ferme ai livelli “normali” quelle a carico dell’interessato). In altre parole, quelle pensioni erano “contributive” ante litteram, o meglio, “contributive a prescindere”, alimentate come erano soprattutto con fondi del datore di lavoro erogati “ a prescindere” fino al livello necessario a generare quei super redditi.

Quindi, se le società e gli enti in questione erano o sono pubblici, se ne deduce che parte delle risorse pubbliche nei decenni trascorsi sono state accantonate a carico dei bilanci pubblici e a favore delle future erogazioni pensionistiche, in misura sorprendentemente elevata.

Una proposta. Se fossero vere le ipotesi sopra indicate, in caso di crisi, di emergenza nazionale, prima di pareggiare i conti con la riduzione delle pensioni “normali”, si potrebbero eliminare le gestioni separate, almeno fino al livello delle loro super dotazioni.

Infatti si vorrebbe evitare che, dopo la “stangata” della trasformazione delle pensioni “normali” da retributive in contributive, un domani, sull’onda della necessità di un contributo solidale e sociale (“Chi mai può avere l’ardire e la sfrontatezza di opporsi al necessario contributo di solidarietà a favore di …?” Già lo sento l’appello del politico di turno), non vorrei che domani, dicevo, le risorse per le nuove pensioni contributive fossero reperite a valere su decurtazioni delle pensioni “normali” odierne, ferme restando, ovviamente, quelle erogate dalle gestioni “separate in casa”. Ci mancherebbe altro! Il che non sarebbe accettabile, non vi pare?

Infatti sarebbe come metter 19 operai contro 19 operai, una guerra fra poveri, una guerra dei bottoni (ricordate il vecchio film?): chi perde resta in mutande, nel senso che gli tolgono anche i bottoni dei pantaloni e delle bretelle.  Ora, tutto quanto sopra è frutto di un mio ragionamento “empirico”. Se mi sono sbagliato, presento sin d’ora le mie più sentite scuse ai miei lettori. In attesa, comunque, che qualcuno confermi o smentisca quanto sopra.