SCIOPERI E VIOLENZE: DOVE STIAMO ANDANDO? E PERCHE’?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Novembre, 2012 @ 3:35 pm

Detto altrimenti: Wohin, wohin? Direbbe Franz Schubert …dove stiamo andando?
Lo sciopero è un diritto riconosciuto per legge. La violenza non è un diritto, per nessuno. Non voglio intrattenermi sul comportamento colpevole dei violenti, sull’uso corretto o meno dei manganelli. Voglio solo cogliere un segnale dei tempi.

Nei miei scritti cito spesso un mio “amico”: Hans Kelsen, filosofo del diritto, austriaco, sfuggito al nazismo (emigrato). Fra le altre cose, soleva dire ai suoi alunni (era anche un insegnante): “Per verificare un fatto, una tesi, spingetela alle sue estreme conseguenze. Solo per capire. Dopo, ovviamente, valutate la situazione per quello che è”. Non so è stato corretto virgolettare, ma comunque il senso è quello.

 

 

 

Cosa sta succedendo? Prendo spunto dalla introduzione del mio amico Don Marcello Farina al proprio libro su Don Guetti (il fondatore della Cooperazione Trentina), opera dal titolo “E per un uomo la terra”(ed. Il Margine): “La rinascita verrà dal passato, se sapremo amarlo” (e qui Marcello cita la filosofa Simone Weil). Poi continua con parole sue “ … nel nostro tempo … si rifiuta qualsiasi riferimento alle epoche precedenti … in quanto asserita perdita di tempo … e non ci si sforza di immaginare un futuro …”

 

Ecco, proviamo a fare un esperimento mentale, senza voler essere né conservatori, né moderati, né progressisti, né rivoluzionari né poliziotti. Niente. Proviamo a ricordare ciò che è successo nel passato e proviamo a proiettare in avanti l’attuale situazione morale, sociale, politica, finanziaria, economica (ho elencato questi termini in ordine di importanza, almemo a mio avviso). Proviamo.

La Questione Morale (la Morale vera, non lpaltra morale, quella ipocrita) è ben più grave della Questione Meridionale (o Settentrionale, a secondo dei punto di vista). Il problema a mio avviso sussiste anche se l’immoralità è stata sconfitta. Esiste perché oggi a sconfiggerla è stata l’amoralità. Il che ci conduce all’indifferenza, all’assuefazione o, quel che è peggio, alla sua emulazione: chi ci riesce è “figo”. E invece, se non “torniamo all’antico” e cioè a scandalizzarci innanzi tutto dell’amoralità, non ne usciremo mai.

La Questione Sociale. Ricordiamo. Anni ’50. Appena usciti dalla guerra. Quasi tuti analfabeti. Anni ‘60 il boom. Anni ’70: forse l’abbiamo dimenticato, tutto cominciò con la denuncia degli accordi di Bretton Woods, il dollaro USA non fu più agganciato all’oro (ex 35 dollari l’oncia) e non si cambiò più a 625 lire. Ci furono strette valutarie e creditizie feroci. Se importavi una merce, dovevi versare alla banca d’Italia un importo pari alla metà del prezzo pagato all’estero su di u conto a te intestato ma vincolato (cioè, non ne potevi disporre) e non fruttifero, il tutto per ben sei mesi! La sapevate questa? O l’avevate dimenticata? Tassi bancari annui effettivi al 35%, roba da strozzinaggio! Anni 80 e seguenti, ce la siamo cavata, anche aumentando il debito pubblico. Fine anni 90 e oggi: è intervenuta la globalizzazione e il raggiungimento del tetto massimo sostenibile del nostro indebitamento pubblico. Il resto lo conoscete. Tensione … e la questione è diventata Sociale. La questione Sociale? Ma esiste? Chi ne riconosce l’esistenza? Ecco, questo è il punto. Prima di affrontare l’immoralità, affrontiamo l’amoralità. Prima di affrontare la Questione Sociale, ammettiamo che esista. Poi ne parliamo.

La finanza ci ha lasciati così, in mutande … ma non era bello inquadrarle e allora …

La Finanza? God, SOS! Save Our Souls, Signore, salva le nostre anime … e i nostri corpi, possibilmente! La finanza ha sostituito l’Economia (non parlo di economia reale, perché di economia ce ne ò una sola: non esiste l’economia irreale). Mutui sub prime, derivati e chi più ne ha più ne metta, l’ho già illustrata in post precedenti, questa moderna peste). E poi, non hai denari? Non importa. Compra e vendi a termine. Se sei bravo, incasserai montagne di soldi. Ma siccome in natura nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, la tua ricchezza deriva dalla trasformazione in peggio, cioè dall’aumento della povertà altrui. Le auto inquinano? Abbiamo inventato auto ad acqua, elettriche, ad idrogeno. Tutte non inquinano. Tutte molto efficaci ed economiche. Le abbiam testate. Andavano ottimamente! No problem … le abbiamo distrutte, altrimenti come facciamo a incassare denari dal petrolio? (Notate, non uso il termine “guadagnare” a bella posta).

Mark Twain

“La banconota da un milione di sterline”, libro di Mark Twein, tradotto in film nel 1954 “The million pound note”, tradotto in “Il forestiero”, con Gregory Peck. Un cencioso ma signorile forestiero entra in possesso (non ne diventa proprietario, ma solo possessore) di una banconota da un milione di sterline. Non riesce a spenderla, ma tutti gli offrono tutto, basta che esibisca il “dio denaro”, che mostri che quella banconota è in suo possesso.

Che c’azzecca tutto ciò? E’ solo un mio ricordo …avevo dieci anni … mi è piaciuto parlarne. Così intanto divago un po’ e alleggerisco il discorso. Ma dove vuole andare a parare questo qui, direte voi! Vi rispondo: non è semplice dirlo … nello spazio di un post, anche se lungo come questo. Ma intanto mi permetto di sottoporvi qualche spunto di riflessione.

L’Economia? Il conto economico registra i costi e di ricavi. L’economia invece almeno oggi è la scienza che dovrebbe generare costi ma soprattutto ricavi. Quindi, più che di economia preferirei parlare di investimenti “giusti”, adatti al momento che stiamo vivendo. E’ una questione di priorità e di scelte.

Orbene, provate voi a immaginare dove andremo a finire se non si pone fine a tutti mali sopra accennati. Fate voi questo esercizio. Ecchè?! Non posso sempre essere io quello che trae le conclusioni … Cribbio! E allora? Nel frattempo?

Nel frattempo concludo, proponendo due priorità

1) Chi governa decida  di assumere provvedimenti “rivoluzionari” ( ad esempìo, cancellazione dei privilegi di casta), decida  cioè di non sentirsi più vincolati dall’imperativo categorico della Grundnorm del Kelsen (v. post del 14 novembre scorso, ore 07,25).

… come una brava massaia

2) Chi aspira a governare il paese, prima; e chi lo governa, dopo, non rediga “un” elenco di cose da fare, la “l’” elenco di tutte le cose da fare e stabilisca le priorità. Come una brava massaia. Un esempio: a mio umilissimo e sommesso avviso direi che prima dell’acquisto di 90 caccia bombardieri al prezzo stracciato di 105 milioni di euro cadauno (sono in offerta: come non approfittarne? Direte voi …); prima di un TAV da 20-60 miliardi di euro (la tratta TO-Mi, già realizzata, è costata sei volte il preventivato), prima dei non tassare i capitali fuggiti in Svizzera (40 miliardi di euro di imposte esigibili); etc. vi è la necessità di finanziare la messa in sicurezza di paesi, città, luoghi d’arte e naturalistici, luoghi storici, siti industriali etc., contro gli eventi calamitosi derivanti dai cambiamenti climatici. E nel far ciò, si darebbe tanto lavoro a tante persone e a tante imprese.
3) … ne parliamo un’altra volta

 Ho finito …per questo post, intendo. Non vi fate illusioni!