TRUMP 3

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Novembre, 2016 @ 7:39 am

Detto altrimenti: da quale angolo visuale ci collochiamo?   (post 2522)

downloadTutto è relativo. Un esempio: all’interno di un mercato immobiliare in regressione, il prezzo degli appartamenti di extralusso in zone prestigiose cresce. Ho conosciuto un tale: da giovane faceva il cameriere in un bar di Portofino. Ha sposato una collega, figlia di contadini del luogo. Ora sia i suoceri che la moglie sono morti. Lui ha ereditato una casupola sul molo di Portofino ed alcuni terreni retrostanti. Quanto possono valere quei beni? Ve lo immaginate se li mettesse all’asta … quanti colleghi immobiliaristi di un tale Trump sarebbero disposti a scannarsi a suon di milioni?

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Tutto è relativo. Trump promette: farò crescere l’America. Ma siccome al mondo nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, una crescita in una zona corrisponde ad una decrescita in un’altra. Io, ad esempio, ho un dubbio tremendo: la crisi USA del ‘29 fu risolta grazie al rilancio dell’industria, quella degli armamenti. Ora, sappiamo tutti che la guerra arricchisce … chi non la fa. Ecco, non vorrei mai che USA e Putin si mettessero a fabbricare armi da vendere a chi poi le userà per (continuare a) scannarsi.

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Crescere … ma come? Il debito pubblico USA è elevatissimo ed in gran parte è nel portafoglio di creditori cinesi. E allora crescere spostando ricchezza, utilizzando al meglio le risorse … si, si può sempre migliorare, ma attenzione a non “crescere con i debiti”,  a non “crescere a carbone”, a non crescere  a suon di protezionismi: sarebbe una crescita “per e fino” alle prossime elezioni e non “per e fino” alle prossime generazioni. Il mondo non è un bene di consumo rinnovabile.

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In un mio recente post ho citato – senza nominarlo – un politico USA il quale, di fronte al fatto che l’Italia sta iniziando a tassare i profitti (enormi) delle loro multinazionali dei social, ha detto: “Il governo italiano dovrebbe essere più pragmatico, pensare alle possibili conseguenze … è un consiglio che non possono fare a meno di rispettare”.

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L’angolo visuale. Io sto cercando di mettermi da quello del mondo. Gli USA, un’ottima invenzione. Noi Europei li abbiamo scoperti, popolati ma poi il figlio si è imposto sul padre: hanno fatto tabula rasa delle origini e – difesi dai fossati che difendono la loro fortezza (due oceani) – hanno creato una nuova nazionalità, quella USA, appunto, quella che anche dopo una corsetta campestre parrocchiale in una “città” di 3000 abitanti, una delle tante che nemmeno te ne accorgi che sono tali quando da turista le attraversi in auto, suonano e cantano l’inno nazionale con tanto di alzabandiera. L’alzabandiera … per il mondo o per una cittadina di 3000 abitanti?

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Dio benedica l’America? Qualche dubbio mi sorge. Dio benedica chi applica la pena di morte? Chi ha creato il mercato dei matrimoni-divorzi (Las Vegas)? Dio benedica l’America,cantano. Io preferisco cantare “Dio benedica l’Umanità intera”.

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Le strisce! Mettiamole le strisce, e di corsa!

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E noi, qui i UE? Quando e chi avrà il coraggio e la capacità di spendersi al punto di gridare a gran voce: “Basta traccheggiare! E’ ora di fare nascere gli Stati Uniti d’Europa!”. Infatti, se non ora, quando?

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TRUMP 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2016 @ 1:30 pm

Detto altrimenti: e dire che sarebbero bastati …..           (post 2521)

 

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…solo 420 dollari!

Sperabilmente forse non farà tutto quello che ha  detto (promesso? minacciato?) , tuttavia l’immagine del cittadino USA che ne esce ha caratteristiche in parte simili a quelle del selvaggio West: bianco; armato; favorevole alla pena di morte; intollerante verso l’omosessualità; contrario all’aborto; contrario al welfare; fanatico della bandiera; fanatico della propria famiglia (beninteso, quella attuale, del momento, s’intende, l’ultima, quella dopo la serie di divorzi); disponibile all’adulterio purchè non si sappia;  che “fa fumo” dove vuole (brucia carbone anche melle terre … indiane!).

 

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TRUMP VINCE, IL MONDO PERDE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2016 @ 7:54 am

Detto altrimenti: Europa, sveglia!                                     (post 2520)

downloadUSA rinchiusi su loro stessi. Muri reali o virtuali. Chissenefrega dei diritti umani? Putin, accordiamoci … nella tua zona fai quello che vuoi e facciamo affari insieme. Gli Europei? Si arrangino! La Nato? Vedremo …

E noi UE? Noi … l’unica, grande “cosa” che dobbiamo fare è gli USE-United States of Europe, o EUE se vogliamo usare il francese (in tedesco non so come si direbbe).

Ecco, questo è l’unico aspetto positivo della “Tragedia americana” la seconda, ben maggiore di quella del romanzo di Theodore Dreiser …

 

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LE SCATOLE CINESI, ANCHE IN POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2016 @ 6:48 am

Detto altrimenti: vediamo un po’ di che si tratta …                           (post 2519)

Le parole sono pietre (firmato Don Lorenzo Milani). Ed allora iniziamo a esaminare una pietra angolare: “politica”.

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Io dico che tutto parte dal greco “polloi”, molti, da cui “polis”, la città come luogo dei molti (città stato, per gli antichi Greci), da cui l’aggettivo sostantivato “politica” che – come tale – sottintende un sostantivo, “archè”, capacità di. Quindi politica come capacità e attività dedicata al governo della cosa pubblica. Quindi al “politico” si richiederebbe preparazione affinchè si possa dedicare ad un lavoro che inizialmente non era retribuito. Poi, un tale Pericle introdusse la paghetta per i politici, al fine dio consentire anche ai non possidenti di dedicarsi alla politica.

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crozzaSolo che nei secoli, e in Italia oggi più che mai e più che altrove, quella paghetta è diventata una somma di esorbitanti privilegi per cui da “mezzo per” è diventata un fine: ce lo ha detto espressamente un Senatore ottimamente imitato dal comico Crozza: “Tu fatti gli affari tuoi … pensa a quanto ti stanno pagando … pensa che se non cade il governo tu ti fai la pensione … che te ne fotte”.  In un Paese “normale” un simile comportamento avrebbe sancito l’indegnità della persona a continuare a ricoprire una carica “onorevole”, ma da noi … vabbè … dai … che vuoi mai che sia mai … si sa …Tiremm inanz.

Dice … ma che c’azzecca tutto questo con il titolo del post? C’azzecca … c’azzecca! Infatti la “posizione politica” è diventata un obiettivo economico e quindi di potere e viceversa. Da perseguire e mantenere “a prescindere”, anche quando trovandosi in netta minoranza, si rischierebbe di essere estromessi o non più eletti, non più nominato, non più cooptati.

scatole-cinesi.

E veniamo alle scatole cinesi. Cominciamo da quelle per il controllo di una grande SpA. Spa 1, capitale sociale 1000. Chi ne possiede il 51% (510) la controlla (tuttavia, se gli altri azionisti non sono organizzati, spesso il controllo lo hai anche con il solo 20%). Se poi quel 51% è posseduto da una SpA 2, della quale tu possiedi il 51%, ecco che tu controlli la SpA 1 con un investimento ancora minore, etc. . Alla fine con la maggioranza in una (piccola) SpA n, controlli la grande SpA 1.

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In politica vige il principio democratico secondo cui si procede a maggioranza. Questo principio è accettato priori a tutti coloro che si dichiarano democratici. Quindi, una volta formatasi una maggioranza il ruolo della minoranza dovrebbe essere quello del controllo del rispetto delle regole democratiche da parte della maggioranza, non quello di pretendere di attivare una azione di sabotaggio o di governo ombra a danno della maggioranza. Fino a qui parliamo di minoranze politiche “esterne” ovvero di partiti diversi da quello che ha vinto le elezioni. Ma esistono poi altre minoranze: quelle interne allo stesso partito vonciotore, e sono le più problematiìche perché agiscono all’interno della compagine vincitrice, hanno o almeno diovrebebro avere la stessa tua divisa. E invece ..

scilipotiInvece per risalire la china del potere, si creano “aghi della bilancia alla Scilipoti”, correnti e sottocorrenti, governi ombra che fanno ai propri colleghi di partito, quelli della “corrente” maggioritaria, un’opposizione se non maggiore almeno allo stesso livello di quella “esterna”. Al che, maggiore o uguale che essa sia, sicuramente questa opposizione è “qualitativamente (e moralmente) peggiore”, come testimonia l’antico proverbio “dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici ci penso io”.

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kafka

Kafka

Per arrivare a questa rimonta, le minoranze che fanno? Tutto, pur di non perdere i benefici economici e di potere. Creano liste civiche, liste elettorali, reti di connivenza, articoli di stampa devianti (ecco le scatoline cinesi!), tutto purchè di loro si parli e degli altri (loro compagni) si sparli. Una situazione kafkiana: lo strapotere (soprattutto mediatico) delle minoranze, il loro governo ombra, il loro confondere le acque della logica e della correttezza democratica con un duplice scopo: stancare l’avversario e indurre l’opinione pubblica a interpretare loro stessi come salvatori dell’ordine di fronte alle rimostranze della … maggioranza! E’ un’inversione dell’ordine della … logica, la sua “inversione termica” una sorta di sua “inversione dell’onere della prova”! E la frase-lampadina-rossa dell’epilogo di questa “tragedia della democrazia” è quella che alla fine della tragi-farsa il capo-minoranza arriva a pronunciare in questi casi: “Vedete bene anche voi … si è venuta creando una situazione per cui …” ed è fatta: un piccolo gruppo minoritario raccoglie il consenso della maggioranza dei votanti, stancata da quella continua contrapposizione: ordine, ci vuole, ordine! Ma questo odine tutto è tranne che democratico.

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Ed allora che fare? Ce lo insegna Gaetano Salvemini nel suo illuminante saggio “Lezioni di Harward, le origini del fascismo in Italia” là dove ci mostra come una minoranza molto attiva ebbe il sopravvento su una vasta maggioranza che si mostrò distratta ed inerte, mentre avrebbe potuto assai facilmente stoppare quel movimento sul suo nascere.

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ELETTORI, POLITICA, GOVERNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2016 @ 10:37 pm

Detto altrimenti: sono piani diversi, piattaforme parallele ma (in che modo?) comunicanti … (post 2518)

Facciamola semplice: il cittadino va a votare, ed è già condizionato da chi si è organizzato (in partiti). Già, perché siccome tot capita tot sententiae, per evitare il caos la nostra Costituzione ha (molto correttamente) previsto l’esistenza dei partiti quale luogo di sintesi delle istanze dei votanti.

Quindi, i bisogni, poi i partiti. Infine ci dovrebbero essere gli esecutori della volontà del popolo espressa attraverso i partiti. In altre parole: la prima “politica”, ovvero le scelte di fondo, il “dove andare” la dovrebbero fare i cittadini, come esercizio di un loro diritto-dovere. Quindi i partiti. Non gli amministratori, che dovrebbero dare esecuzione concreta alla “politica”.

Tuttavia talvolta (o spesso?) avviene che chi governa se la scrive, se la canta e se la suona, nel senso che si fa le leggi, se le applica, e “fa politica” invece di “fare amministrazione”

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In questo caso il cittadino (che sta alla base) crede di poter contare, ma alla fine il vertice …

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Un mio amico mi ha raccontato un episodio che gli è capitato di recente. Si trovava ij una riunione di un gruppo di lavoro di un partito diviso in due correnti. Mentre quelli della corrente “A” si proponevano di individuare i bisogni della città, un appartenente alla corrente “B” corrente dichiarò: “Mi sta bene operare con voi se ci limitiamo a fare questo, cioè amministrazione, ovvero se non facciamo politica”. Ecco, per lui la “politica” era la politica dei contenitori, di chi comanda chi. Per gli altri, che gli ribatterono subito, fare scelte sul e per il territorio era fare politica, la politica del territorio.

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Occorre fornire al cittadino la scala della democrazia affinché egli possa salire in alto, impostare la politica dei partiti e ottenere che le punte operative le diano attuazione, incidendo sulla realtà.

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Seguendo l’impostazione del soggetto “A”, a questo punto il processo della formazione democratica delle scelte politiche (ovvero, della politica) si complicherebbe doppiamente: 1) nel senso che chi semplicemente dovrebbe amministrare, si mette a fare politica: 2) che costui, invece di fare politica delle cose, fa politica del potere: si sostituisce alla politica dei partiti; ignora il cittadino.

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LA BATTAGLIA DEI TOPI E DELLE RANE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2016 @ 2:38 pm

 

Detto altrimenti : i classici in Biblioteca di Trento, con la Prof Maria Lia Guardini (post 2017)

“Prof” senza puntino. Un sostantivo. Maria Lia non vuole che la si citi, la si “scriva” etc. Ma io sono uno scolaro ribelle, ripetente etc.. E allora …

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Non è di Omero!

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La “Batracomiomachia” (Βατραχομυομαχία), la guerra fra rane e topi, è un poemetto di 303 versi di autore sconosciuto. Taluno lo fa risalire al V° secolo a. C. Il Leopardi, che ne è un famoso traduttore, al I° d. C.. Vi si narra di una guerra, durata un giorno, fra il popolo dei topi e quello delle rane.  Una banalità, potrebbe dire taluno. Si, se banalità fosse anche il Pinocchio, cosa che non è. Csstigat ridendo mores … i costumi letterari e del pensiero. L’autore è persona colta che scrive per lettori colti, i quali siano in grado di capire la smitizzazione che egli fa del poema epico; ed anche per lettori non colti, che possono essere avvicinati alla lettera da questi versi, pochi (ma non troppo) “ scherzucci di dozzina, per dirla con il Giusti.

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Si può cogliere una analogia letteraria con Pinocchio e “musicale” con i brani “Pierino e il lupo” di Prokofiev e con Wassermusik di Haendel, per citare scritti e composizioni apparentemente leggere e che però sono dei veri e propri catalizzatori della swensibilità e dell’apprendimento. Il poemetto può anche essere letto come una esaltazione delle “favolette” di Esopo, quelle del “o muzos deloi”, la favola ci insegna che “. 

Prima (o in luogo di. Vedrò strada facendo, anzi … post scrivendo, che voglia ne avrò)prima di – dicevo – esporre la trama, un accostamento (questo mio): l’autore è un po’ un Dario Fo’ dell’epoca. Dissacratore, se vogliamo, ma concettualmente onesto, coerente, illuminante.

download-2Gli Dei, anzi, gli dei di Omaro: sopra di essi la Moira, il fato, al quale devono ubbidire. Sotto, gli uomini che devono ubbidire agli dei che però non sono responsabili per via della moira. Ed il gioco (di scarica barile) è fatto! Gli dei sono meno che umanizzati, perché nella “scala Siascia” (uomini, mezzi uomini, uominicchi, quaqquaraqquà), si collocano nel gradino più basso: Atena infatti non prende la parte dei topi che le hanno rovinato una preziosa veste che si era fatta ricamare a credito e che ora non sa più come fare; né quella delle rane perché con il loro gracidare le disturbano il sonno! E conclude: “Lasciamo che si scannino, godiamoci lo spettacolo della battaglia”.

In questa dissacrazione degli dei io colgo anche un richiamo alla responsabilità dirette dell’uomo, ben lontana dal Deus vult, dal Got mit uns, e da quant’altro di simile (“Non restituisco il sovrappiù ingiustamente pagatomi da Provincia/Stato e mi rimetto al giudizio di Dio“. Sic, detta e scritta da un ex senatore!). Insomma. Facciamoci furbi, basta guerre … basta a questi potenti che assistono alla guerra dei poveri (poveri davvero e sempre, tutti, qualunque divisa indossino!)

download-3Citavo Pinocchio, Come in quel caso qnche qui il testo”si è maìgiato” l’autore. Anche qui, due identità: il burattino e il bambino Pinochio nel “Pinocchio”; il lettore “bambino” e il lettore adulto, nella Batracomiomachia.  Il “bambino adulto”, l’homo politicus che dialoga – non si contrappone – al bambino bambino. L’uomo delle origini che non dice di essere quello che non è. E siamo venuti a parlare di politica. Io sono partito da polloi, i molti, per arrivare alla polis, il luogo dei molti e da qui alla politica. Il governo di molti su molti. La mia Prof mi ha corretto: si parte da polis, la città (città stato) e da qui si deriva un aggettivo sostantivato: politica, che come tale sottindende un sostantivo: la techne, la tecnica (di governo), qualità che si raggiunge attraverso lo studio. Come avviene oggi: tutti i ostri politichi “sono studiati”, si sono preparati, sono molto esperti … o no?

Mini trama

Topi e rane discutono, Un topo acectta il passaggio sulla chiena di una rana per una gita sul laghetto. Arriva una biscia d’acuqa, la rana scappa, il topo viene mangiato. E’ guerra fra i due “popoli”: Il topo prima di morire esclama: “ Vendicato sarò”.(Sì dice e spira). E’ guerra. Vinta dai topi ma Zeus non ci sta e ne fa far strage dai granchi. Fine di una vittoria di Pirro.

Mini analisi letteraria

Non può essere opera di Omero per molti motivi:

  1. Omero non avrebbe mai irriso se stesso e la sua epica. Infatti lo schema è dell’epica, ma il contenuto … una farsa, una presa in giro dell’epica;
  2. nell’epica l’io narrante (aedo) non esiste (Iliade) o sparisce subito (Odissea). Qui l’io narrante è uno scrittore che invoca la Musa a chiede aiuto per la “vendita” di un’opera già scritta;
  3. scritta, appunto, mentre l’opera di Omera fu tramandata oralmente;
  4. qui l’autore afferma: io ho creato questo. E sarà copiato da Orazio con il suo non omnis moriar, non morirò in ogni mia parte e exegi monumentum aere perennius, ho creato un monumento (letterario) più duraturo del bronzo;
  5. più realisticamente si può immaginare che l’opera sia di un autore dell’età ellenistica, convenzionalmente datata dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell’Egitto (ultimo regno ellenistico indipendente) nel 31 a.C.;
  6. Il topo “rapito” può richiamare l’Elena rapita o il rapimento di Europa da parte di Zeus (che la porta a Creta);
  7. L’autore ha voluto divertirsi ma si è tradito come “ellenista” per la cura dei dettagli descrittivi che quasi sempre manca nell’epica omerica.

Da ultimo, per chiudere con una nota disneyana: i nomi che Leopardi affibbia (traducendoli o meno) ai personaggi, topi e rane: Gonfiagote, Rubabriciole, Rodipan, Laccamacine, Mangiaprosciutti, Leccapiatti, Montapignatte, Leccaluomo, Fangoso Sbucatore, Bietolaio, Moltivoce, Godipalude, Rubatocchi, Insidiapane, Porricolore, Fanghin, Rubamolliche, Mangiagran, Foraprosciutti, Godilacqua, Giacinelfang, oScavaformaggio, Sbucator.

The end

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CONTRATTO DI FORMAZIONE LAVORO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2016 @ 8:54 am

Detto altrimenti: tre anni a €800,00 lordi al mese?                   (post 2516)

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Non nei campi, ma la sostanza non cambia.

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Eh no, (anche) questa volta non ce la faccio a stare zitto. Una grande catena di ristoranti-giovanili-quasi-fast che non nomino per non farle pubblicità, sta per aprire un grosso locale a Trento. Ricerca 60 addetti, concorrono in 500. Lo stipendio sarà come nel titolo del post. Per tre anni? Non mi vengano a dire che per imparare quelle mansioni occorrono tre anni! Ma se in tre anni si prende una laurea triennale! Qui siamo di fronte ad una forma di sfruttamento legalizzato. Un caporalato di legge.

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Due pesi e due misure. Chissà perché …

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Sempre una legge (o determinazione del dirigente di turno?) stabilisce stipendi altissimi per i giornalisti dipendenti della Provincia: più alti dei provinciali che rischiano la vita nel servizio di Protezione Civile (qui gatta ci cova, della serie a pensar male …)

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Nella stessa terra, una stessa Provincia, uno stesso Stato. E’ uno skandalon, avrebbero detto gli antichi Greci …

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2016 @ 7:47 am

(post in allestimento: le foto sono provvisorie)

Detto altrimenti: proseguono le nostre serate                           (post 2515)

Ieri sera … tona! Oltre 50 amici Accademici presenti! Dove? Ma alle riunioni dell’ Accademia delle Muse, cribbio! Leggete sul blog, leggete, gente: Trento è anche tutto questo!

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Alla mia sin.: Alfonso Masi, Giovanni Soncini, Maria Bruna Fait, Stefano Galetti

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Prima parte della serata. Su canovaccio di Alfonso Masi, un coordinato estratto da opere di Sir Wlliam Shakespeare nei 500 anni dalla morte: “Amore! Raggiante fumo! Gelido fuoco! (ovvero il festival degli ossimori). Viaggio nell’amore in Shakespeare”  con le voci di Maria Bruna, Stefano, Alfonso e la partecipazione straordinaria di Giovanni Soncini e del sottoscritto!

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Le fasi dell’amore shakesperiano? Secondo “Molto rumore per nulla sono”: corteggiamento, matrimonio, pentimento! Ma poi l’Autore si riscatta e riscatta il vero amore con Romeo e Giulietta. Comunque uno Shakespeare molto “scanzonato” ben lontano dall’orazione di Marco Antonio ai funerali di Cesare! Uno Shakespeare che (purtroppo) non compare nell’ antologia di letteratura inglese del ginnasio, almeno in quella dei “miei tempi”, libro che conservo  gelosamente  da 58 anni e che ha attraversato indenne ben otto traslochi!

Brani ricercati, scelti e coordinati da Alfonso dalle opere di Shakespeare Cimbelino, Le allegre comari di Windsor, Molto rumore per nulla, Romeo e Giulietta, Pene d’amor perdute, Tutto è bene quel che finisce bene, fino al coro finale tratto da La tempesta:”

“Noi siamo della medesima sostanza / di cui sono fatti i sogni / e la nostra breve vita / è circondata da un sogno”.

E’ seguito l’ Angolo delle Anteprime, ovvero il momento nel quale ogni Accademico segnale eventi e occasioni d’incontro :

  1. Elena segnala la corsa non competitiva 5 km e Family Run del 20 novembre ore 10,00, dai Giardini di Piazza Dante, per dire NO alla violenza sulle donne. Info e iscrizioni wirunitaly.trento@gmail.com.
  2. Cristina, Giovanna e Sergio il 22 novembre alla parrocchia di S. Bartolomeo: arie antiche e romanze d’opera.
  3. Daniela segnala l’ultimo concerto della stagione “Katarsi” organizzata dal pianista Edoardo bruni per il 26 novembre presso la sala Sosat.
  4. Cristina ricorda che la prossima riunione sarà il 5 dicembre, per gli auguri di Natale: auguri con la piccola Vienna – Seguirà Umberto Sancarlo, il nudo nell’arte.
  5. Francesca è alla ricerca di “alunni” per la scuola dei Clown di corsia, corsi che si avvieranno con il gennaio 2017. Segnala inoltre il mercatino della Croce Rossa dal 4 all’11 dicembre, per il quale è alla ricerca di anche piccoli regalini per potere disporre dei premi in occasione delle lotterie e giochi che saranno organizzati presso le case di cura e ricovero per anziani di Cavedine e Cadine.
  6. Paolo, Rina e Barbara sono stati “arruolati” a completamento della troupe che sarà impegnata a febbraio nella rappresentazione dei Menecmi di Plauto, per l’arrangiamento e la regia di Maria Teresa.
  7. Gianfranco segnala la mostra roveretana delle opere di Boccioni ed invita Umberto ad accompagnarci in visita guidata. E così sarà. La mostra resterà aperta fino a febbraio 2017.

E’ seguito il consueto intervallo enogastronomico (la nostra cena), momento che a parer mio nel prossimo calendario può diventare esso stesso momento integrante di una esposizione, nel senso della illustrazione da parte di ciascuna esecutrice e di ciascun esecutore (anche Giovanni Soncini si è cimentato offrendoci eccezionali tartine!) della propria creazione artistica.

img-20161108-wa0002Seconda parte della serata: Flamenco! Su una piattaforma di legno composta da ben sei moduli Loretta Grisenti e la sua amica rumena Otililia Craciuniel, in splendidi costumi andalusi ci hanno parlato del flamenco, nato come poesia e quindi diventato anche canto e danza. Gli elementi che vi si ritrovano provengono da culture diverse: andalusa gitana, ebraica, cristiana, araba, indiana (per i movimenti delle mani), rinascimentale e cubana.  Le due amiche hanno poi eseguito alcune danze. Loretta ci ha regalato anche una canzone in diretta live! Chi volesse approfondire questa cultura, può recarsi presso la loro Associazione Rocìo in Vicolo S. Maria Maddalena alle 20,15 o telefonare a Loretta 3470988532.

 Ed  ecco lo sviluppo del nostro programma annuale:

  • img_27415 dicembre – Auguri dalla piccola Vienna (Gio/Let/Stef/Cris) – Umberto ne “Il nudo nell’arte” (dia).
  • 9 gennaio – C.M.Von Weber, Concerto per fagotto (Let/Cris) – Gloria Zeni, presentazione libro Domus patrum revirescit (dia).
  • 6 febbraio – Carnevale con Walt Dysney (Gio/Let/Stef/Cris) – Maria Teresa & Company, Commedia.
  • 6 marzo – Riccardante Lucattieri, La fraglina commedia – Paolo Consiglio, I tre Cristi (dia).
  • 3 aprile – Omaggio a Fabrizio De Andre’, Patrick e Co., Riccardo voce recitante – Claudio Fuochi e le sue ninfee (dia).
  • 8 maggio – Barbara e amiche in “Altri tempi” revival – Francesca Endrizzi, La figura di Albino Zenatti.
  • 5 giugno – Allievi del Conservatorio musicale di Riva del Garda, M° Ruzza – Marisa Decarli, Scorci di Trento.

Oltre a ciò, gita sociale in primavera e Festa di Mezz’Estate. Buona Accademia a tutte e a tutti!

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LA POLITICA E LA STAMPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2016 @ 8:53 am

Detto altrimenti: la stampa, non La Stampa di Gramellini ….. (post 2514)

Forse avrei dovuto titolare il pezzo “I luoghi della politica” ma non avrei potuto giocare sul binomio “la stampa-La Stampa” … e poi Massimo Gramellini è (ormai) un personaggio (giustamente)  famoso: citarlo può incuriosire e indurvi a leggere tutto il pezzo …

Ma iniziamo: sarò breve e “circonciso”. I luoghi della politica? Semplice:

  1. L’urna elettorale. L’esercizio del diritto-dovere di voto è la base di ogni politica.
  2. Le sedi istituzionali dei partiti. Secondo la nostra Carta Costituzionale sono i luoghi della sintesi delle diverse istanze che emergono da parte dei cittadini.
  3. Salotti , anticamere, bar … (ma questa è un’altra storia).
  4. Gli organi di governo, l’esecutivo, che poi non esegue ma “crea” se si fa le leggi e se pretende di calare la politica dall’alto sulla testa dei soggetti di cui ai nn. 1 e 2 dai quali la dovrebbe invece riceverne (ne farò un post ad hoc)-
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    Articoli insaporiti al prezzemolo: prezz(em)olati

    I giornali. Non dovrebbe essere così, ma tant’è … talvolta, troppo talvolta, se hai amici i giornali … a dire il vero basta un/una giornalista … puoi fare in modo che sia il giornale a fare la (notizia) politica e non viceversa. E a farla a puntate, di fatto una serie di comizi sub-liminali della serie parla-parla (rectius: sparla-sparla), scrivi-scrivi: alla fine qualcosa anzi molto resterà attaccato (“la calunnia è un venticello”) e si spiana la strada alla frase (micidiale) del committente gli articoli: “Vedete bene … si è venuta creando una situazione per cui …” la quale giustifica ogni azione: anche quelle “sostanzialmente se non anche formalmente” totalitarie.

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A questi pseudo-giornalisti (la minoranza, intendiamoci: la stragrande maggioranza infatti è di tutt’altra pasta, ma anche costoro gusteranno il romanzo del loro illustre collega) suggerisco la lettura del romanzo di tale Eco Prof. Umberto “Numero zero”, un romanzo nel quale Eco “castigat ridendo mores” (no, questa non ve la traduco … dai …è troppo facile!).

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Liber = libro, libero: non a caso il termine latino ha questo duplice significato …

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DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Novembre, 2016 @ 8:04 am

Detto altrimenti: questione lessicale e di sostanza                       (post 2513)

Nei secoli: demos-kratos, popolo – forza, come quella che pretende di darti il formaggino Kraft! Nei secoli, si diceva, il termine ha assunto significati completamente diversi. In successione:

  • potere sul popolo, ovvero potere del tiranno
  • strapotere del popolo, accusato di prepotenza dalle classi nobili escluse dal governo
  • potere del popolo.

Ne ho già scritto in precedenti post, ma repetita iuvant …

download-1A scuola ci hanno fatto una capa tanta (sic, in dialetto napoletano) con la democrazia ateniese di Pericle. E ti pareva … La democrazia di Pericle, quella di una potenza coloniale che approdava con dieci triremi cariche di armati sulle spiagge di ogni isoletta: “Alleatevi con noi, ci pagate un tributo, ci fornite un certo numero di soldati e noi vi proteggiamo. In caso contrario sbarchiamo e vi distruggiamo. Liberi di scegliere”. L’impero democratico, un ossimoro: 250.000 persone, 30.000 cittadini, 10.000 con diritto di voto, 5000 che partecipavano all’assemblea, 10 che parlavano, uno che decideva. Decidere cosa? Ma la politica, cribbio! E la politica in allora era solo politica di guerra e Pericle di guerra sì che se ne intendeva! Forte con i deboli, debole con i forti: tre grandi guerre, tutte perse: in Egitto, a Siracusa, l’ultima, micidiale, contro Sparta (guerra del Peloponneso, che decretò la fine di Atene). E vai … Pericle, dammi il cinque!

(Un dubbio oggi: che non ci siano anche dei novelli Pericle fra di noi?)

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Ma veniamo alla democrazia. Un tale, rimasto anonimo, ha scritto una decina di paginette che potete trovare in libreria: chiedete una copia de “l’Anonimo Ateniese” e se ve ne richiedono l’autore, insistete. “E’ anonimo, se ne stia”. Vi daranno un libricino piccolo piccolo. Costui, da esule, si prese la libertà di criticare la democrazia di Atene. E fino a qui niente di nuovo. Tuttavia il bello viene quando egli co spiega come mai, nonostante i suoi difetti, quel sistema politico avesse vita così lunga.

 

Ecco, anche oggi. La democrazia, ogni democrazia è un sistema imperfetto: anche la nostra Demo-Autonomia trentina-sud tirolese. Ora … coloro che la abitano si dividono in due gruppi: quelli che ne utilizzano le imperfezioni per fare slalom fra i suoi paletti, per i quali la democrazia è un bene “comune a loro stessi”  e non anche a tutti gli altri; quelli che cercano di eliminarne le imperfezioni. E tu, gentile lettrice e attento lettore, in quale delle due categorie ti collochi?

 P.S.: troverete ogni migliore approfondimento sulla materia nei libri dello storico Luciano Canfora.

 

 

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