STORIA, GIUSTIZIA, LEGALITA’, ORDINE PUBBLICO, POLITICA, FILOSOFIA: NELL’ IMMAGINARIO COLLETTIVO E NELLA REALTA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2012 @ 9:35 am

Detto altrimenti: leggiamo dietro l’apparenza dell’immaginario collettivo somministratoci via via dai  mass media

La nozione di immaginario collettivo, pur essendo priva di valore scientifico, è ormai entrata nell’uso comune. Per immaginario collettivo si intende un insieme di concetti presenti nella memoria e nell’immaginazione di una molteplicità di individui facenti parte di una certa comunità. Memoria di ciò che soprattutto i mass media ci propinano. Immaginazione che noi stessi deriviamo da quella memoria. Ecco perché l’immaginario collettivo è diventato oggi più che mai il luogo privilegiato di ogni sorta di distorsioni e pregiudizi.

Gli Indiani d’America. Negli anni ‘50 e ’60 nell’immaginario collettivo erano “i cattivi”. Ma se erano cacciatori nomadi che difendevano la loro terra!

Nelle nostre ultime guerre, i nostri soldati erano “bonaccioni, Italiani brava gente”. Ma se abbiamo compiuto anche noi stragi, violenze e saccheggi! Soprattutto in Africa.

La legalità, la giustizia (secundum jus, secondo il diritto, cioè secondo la legge, cioè legale). Soprattutto si persegue e realizza tutto ciò sulle strade. L’auto della polizia insegue i cattivi e li arresta. Sulle strade. Questo è l’immaginario collettivo indotto dalle centinaia di telefilm che ci vengono somministrati per endovena. Ma voi, amici lettori, cambiate canale, cambiate canale, mi raccomando, finchè siete in tempo! Infatti quella legalità, quella giustizia è solo una parte minimale del tutto. La prima giustizia, la prima legalità è invece il pieno rispetto e la piena attuazione della nostra Costituzione, e che i poteri siano separati, anche nel senso che la “paga” dei parlamentari non sia decisa dai parlamentari, che i parlamentari siano eletti dal popolo e non nominati dai capi partito, etc.. Eccola la legalità, eccola la giustizia! Altro che il recupero delle auto rubate!

L’ordine pubblico. Non avvicinarsi alle “zone rosse”. Ecco, questo è l’ordine pubblico indotto nell’immaginario collettivo. E invece, “ordine pubblico” è anche che tutto ciò che è pubblico “sia in ordine” a cominciare dalle priorità del governo: che esse siano elencate tutte (non solo alcune) secondo un ordine di priorità responsabilmente aggiornato alle esigenze del moment(acci)o che stiamo vivendo. Un esempio? C’è voluto lo “sciopero della vita” per far destinare ai malati di SLA i 200 milioni necessari alla loro sopravvivenza. Ma non si doveva arrivare a questo punto! Evidentemente prima dello sciopero non c’era ordine nel (discernimento) pubblico.

La politica. Nell’immaginario collettivo quando va male (cioè quando chi ruba viene scoperto e condannato)  è “cosa sporca”; quando va bene (quando succede il contrario dell’esempio precedente, cioè quando non si è scoperti) è “alta politica”. Se poi se un importante senatore cambia spesso partito, è “persona politicamente attenta che sa seguire l’evoluzione della realtà, sa adeguarsi ai tempi ma solo per servirli meglio, saprà quel che fa, etc.” (che se la stessa cosa la fa una persona comune è semplicemente una banderuola).  Quante volte, di fronte ad un atto politico che non si giustifica sotto nessun profilo, abbiamo visto i sostenitori del politico di turno aggrottare le ciglia, porre lo sguardo all’infinito, una mano al mento e dire: “E’ politica, voi non potete capire, dietro vi sono considerazioni ben più profonde, inarrivabili “ E’ politica, appunto, e tutto viene giustificato. Spesso noi stessi non sappiamo reagire a quell’  “è politica”. Due visioni opposte radicate nell’immaginario collettivo. Entrambi sbagliate. La Politica sarebbe “occuparsi  – avendo potere e responsabilità, non solo potere – della Polis cioè della Città, dello Stato. Per fare il bene della Città, dello Stato. Non il proprio”.

La Filosofia. Nell’immaginario colletivo: chiacchere astratte, parole che non servono, tempo perso, roba da siori (signori) … roba da “Noi siamo gente concreta, che vi credete?”  Ma amici, filosofia non è “sapere” o “saggezza” (vera o presunta che siano), non è teoria, ma ricerca attiva della  verità, cioè vita vera, concreta: ecco, cosa c’è di vero in quello che la politica mi racconta? Cosa a me farebbe veramente bene? Appena l’ho capito, appena ho concluso la mia “fase filosofica della ricerca della verità”  voto o non voto questo o quel partito. E poi vivrò meglio. Più concreti di così si muore! Ecco, vedete che siamo tutti filosofi, anche se spesso “a nostra insaputa”? Che vi avevo detto?

E per voi, amici lettori, quali altri luoghi dell’immaginario collettivo dobbiamo prendere in esame? La discussione è aperta.