PRIORITA’ E CONTEMPORANEITA’ (AVVISO AI LETTORI: E’ UN POST LUNGO, MA LEGGETELO, VI PREGO, NE VALE LA PENA e perdonate se me lo dico da solo …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2012 @ 8:46 am

Detto altrimenti: imposte, patrimoniale, evasione, elusione fiscale, sprechi, caste, etc..

In numerosi miei interventi ho insistito sulla necessità di riscrivere l’ordine delle priorità delle destinazioni degli investimenti pubblici. E ciò in quanto non potendoli effettuare tutti insieme, assume molta rilevanza il tempo e la tempestività della loro effettuazione.

Ora invece, trattandosi del fronte delle entrate pubbliche, a mio avviso sarebbe necessaria un’altra caratteristica, opposta alla precedente, e cioè la immediata contemporaneità degli interventi.

Infatti, se ci troviamo di fronte ad un recipiente con più buchi dai quali fuoriesce il liquido, occorre occuparsi contemporaneamente di tutti i fori, non solo di uno o di uno per volta. Traduciamo: ogni volta che si mette mano a tasse e a imposte, occorre mettere mano contemporaneamente anche di 1) evasione fiscale, corruzione, furti della politica; 2) elusione fiscale, costi eccessivi e sprechi della politica, super retribuzioni, super liquidazioni, super pensioni, super benefit.

 Al n.1) troviamo comportamenti formalmente e sostanzialmente illegali. Al n. 2) comportamenti formalmente legali ma sostanzialmente e moralmente illegali. Ho raggruppato i comportamenti da sanzionare/modificare in due categorie per dare a ciascuna di esse la stessa “dignità” (nel senso di “mancanza di dignità) e per indicare che esse richiedono la stessa contemporaena incisività di intervento.

Victor Uckmar

Tanti anni fa. Università di Genova. Esame di Scienza delle Finanze e Diritto Tributario. Prof. Victor Uckmar (e chi se lo dimentica!). Esame serio e difficile, dovevi superare una serie di traguardi intermedi (frequenza alle lezioni; due tesine scritte; esame da parte dei suoi assitenti). Uckmar ti esaminava solo dopo e, alla fine, la ciliegina: ti faceva una domanda sul contenzioso. Secca. Se la sbagliavi, eri bocciato anche se avevi superato tutti quanto era preceduto. Sul testo non c’era un capitolo riservato al contenzioso di tutte le imposte. La sua regolamentazione era sparsa qua e là lungo tutto il testo. Io avevo ricondotto ad unità tutta questa materia, avevo riscritto il libro, per questa parte, di cui mi ero conquistato una visione completa ed organica. Quando mi chiese: “Contenzioso dell’IGE” (Imposta generale sull’Entrata, n.d.r.)” io risposi: “Sindaco, Prefetto, Ministro”. E lui: “Va bene, 27”.

Che c’azzecca il “metodo Uckmar” con l’oggetto del post? C’azzecca, c’azzecca …infatti così come Uckmar dava centralità essenziale alla materia del “contenzioso”, così oggi il Governo deve dare centralità all’intera materia della mala finanza e trattarla tutta unitariamente, contemporaneamente, in via prioritaria,  seconda solo alla riforma della legge elettorale.

Evasore fiscale

La pressione fiscale esiste solo su chi paga le tasse. Cosa ovvia. Chi evade o elude non è soggetto a tale pressione (elusione? Tanti anni fa conobbi un industriale che “divideva” l’utile aziendali fra i familiari, riducendo le aliquote fiscali applicate). Chi riceve rimborsi fasulli o emolumenti esagerati e/o “esentasse” non è soggetto alla pressiuone fiscale. Per chi paga le tasse invece la pressione non è più sostenibile, anche perché comprime i consumi, quindi la produzione, quindi l’occupazione, quindi i consumi. quindi …. etc. … etc..

Patrimoniale. Si comincia a parlarne. Sui grandi patrimoni e redditi (sui redditi e patrimoni medi e bassi c’è già: l’IMU). Ma, si prosegue, in Italia su 48 milioni di contribuenti, solo 30.000 denunciano oltre 300.000 euro di reddito l’anno. Il fatto è che l’evasione fiscale è stimata in 140 miliardi di euro l’anno (e l’elusione fiscale, in quanto è stimata?)

La trattativa con la Svizzera per la tassazione dei nostri capitali “fuggiti” procede. Lentamente. potrebbe fruttare all’erario 30 miliardi l’anno.

Ma non c’è solo la Svizzera. Vi sono holding sostanzialmente italiane “emigrate” all’estero, in tanti altri paesi esteri. Vi sono industriali italiani che hanno venduto le loro attività a “soggetti esteri” (?) con sedi all’estero. Imprese che hanno delocalizzato. In seggiovia, a Passo S. Pellegrino ho fatto una risalita con un giovane industriale della ceramica che ha delocalizzato a Singapore la sua fabbrichetta a conduzione poco più che familiare! Molti, più semplicemente, si accontentano di far transitare le fatture (e gli utili) sulla Repubblica di S. Marino. Ma che santo è, questo Marino? Non sarebbe il caso di “desantificarlo” per cattiva condotta?

Marino

Marino era dell’isola di Arbe (dalmazia). Venne in Italia nel 257 con San Leo per lavorare come scalpellino al restauro delle mura di Rimini, lavoro per il quale si recava sul Monte Titano per estrarre e lavorare la roccia. Per sfuggire alla Grande Persecuzione di  Diocleziano contro i Cristiani  larino costituì una comunità di cristiani. A lui si attribuiscono alcuni miracoli. Prima di morire, Marino disse agli abitanti della comunità: “Relinquo vos liberos ab utroque homine”, che indicava l’indipendenza ottenuta e difesa sia dall’imperatore che dal papa. Altro indipendentista fu il Vescovo Jacopo da Varagine (Varazze), il quale, “grazie” alla triplice cinta di mura ed alla poderosa flotta che difendeva Genova,  al tempo del Barbarossa  teorizzò la discendenza del potere della Repubblica Marinara di Genova direttamente da Dio, saltando papato ed impero. Ma non fu fatto santo … lui.

Nel frattempo nel 2013, aumenteranno le addizionali locali che graveranno ogni famiglia di ulteriori 400 – 1200 euro (calcolo relativo sino al livello di un reddito di 60.000 euro l’anno). Il TG3 delle 19,00 del 25 dicembre 2012 ci espone l’incidenza della forte pressione fiscale su di un “pensionato benestante” con pensione di 250.000 euro l’anno (poverino!). Di cattivo gusto, quantomeno.

Cosa fare? Occorre un accordo a livello soggetti UE-Nato (cioè anche con gli USA) che impedisca le “fughe fiscali” verso i cosiddetti paradisi fiscali. Occorre che in Italia si metta mano ai cosiddetti “diritti acquisiti” di chi, a valere su “gestioni separate” percepisce pensioni a livelli siderali (ve ne sono alcune di 90.000 euro al mese, al mese, non all’anno!). Se la nave affonda, non vi possono essere passeggeri con il “diritto acquisito” ad un comodo posto su una robusta lancia a motore, mentre la massa degli altri passeggeri rischia di far affondare, per eccessivo carico, le altre lance a remi, più piccole e meno sicure, andando incontro a morte sicura nelle onde gelide dell’oceano dell’indigenza.

La molla per fare tutto ciò? Che ogni cittadino acquisisca la consapevolezza della continuità dei flussi di denaro: quello che va  a finire nelle tasche degli evasori, elusori, etc. (vedi sopra, gli appartenenti alle due categorie citate) è gran parte del denaro che viene prelevato dal fisco dalle sue tasche.

Terza classe ferroviaria: abolita. Terza classe sociale: deve poter aspirare alla “seconda”.

Ora, se noi non redistribuiamo la ricchezza verso i ceti medi e bassi rischiamo un pericoloso strappo sociale o, nel migliore dei casi, la continua contrazione dei consumi e quindi della produzione e quindi dell’occupazione e quindi dei consumi etc.. In altre parole: un supermiliardario più di tante auto, cibo, vestiti, etc. non può consumare.

Il ceto medio. Nel Medio Evo, peraltro età anche dell’oro e non solo del ferro, secoli non solo “bui” ma anche fucina della crescita “della Storia”, un evento negativo fu sicuramente la scomparsa del ceto medio. Come avvenne? Nelle campagne i piccoli proprietari vessati dalle tasse ed incapaci di difendersi dalle incursioni dei barbari, dei briganti e dei signorotti del vicinato, fecero una scelta: cedettero le loro terre al signore locale a fronte della sua “protezione” e ne divennero vassalli, valvassori, valvassini, impiegati, operai (etc.): cioè sudditi, non più liberi cittadini e in tal modo contribuirono alla nascita o al rafforzamento delle Signorie e dei Principati.

Seconda classe FS: in medio stat virtus

Oggi la scomparsa del ceto medio rappresenterebbe, sia pure sotto un profilo diverso, una analoga perdita di democrazia, di liberalismo, di stimolo alla crescita. Su di un piano molto meno nobile, assai più prosaico ma altrettanto importante, rappresenterebbe la caduta dei consumi ed anche il crollo del “ponte sociale” sulla cui esistenza e solidità le classi più popolari devono poter contare per anelare legittimamente alla propria progressiva crescita sociale. In altre parole: avremo un Paese con un numero sempre più limitato di gente ricchissima ed un numero sempre più crescente di gente povera (o quasi). E’ questa l’Italia che vogliamo? La “terza classe” è stata abolita in ferrrovia. Può e deve essere abolita (o abolibile) anche nella struttura sociale del Paese.

Prima classe: alternativa alla “seconda”, non alla “terza”

FBI – E ( Federal Bureau of Investigation – Europe):  se l’Italia dovesse “andar male” ciò accadrebbe perchè è stata rapinata. Ora, finchè i rapinatori sono sul nostro territorio nazionale, basta la nostra Guardia di Finanza. Ma se vanno in altri Stati, è compito dell’ FBI – E, cioè dei “federali”, cioè della Federal Bureau of Investigation – Europe, per i reati federali europei, fra i quali frode fiscale e terrorismo.