LE PROSSIME ELEZIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Gennaio, 2013 @ 9:56 pm

Detto altrimenti: la scelta

Ero aiuto istruttore sezionale di alpinismo della Scuola di Alpinismo Bartolomeo Figari del  CAI- Sezione Ligure, Genova. In vacanza in Val di Non, avevo l’appuntamento nelle Dolomiti di Brenta con un mio compagno di cordata che avrebbe dovuto arrivare da Genova per una settimana di arrampicate. Io partii  dal Grostè: sacco molto. molto pesante. Rifugi Tuckett, Brentei, Pedrotti alla Tosa. Arrivato. Ma il mio amico non venne. Non c’erano ancora i telefonini. Feci qualche scalata in solitaria.

La via “normale” alla Torre di Brenta

Un giorno conobbi una ragazza, bionda, anche lei sola,  che mi disse di aveva scalato il Campanile  Basso per la Via Fehrmann (un diedro di quarto grado sup., esposto e faticoso) etc. . Mi fidai e le chiesi di legarsi con me, che pure ero senza compagno di scalata, per una salita che scelsi – per prudenza – molto facile: la via normale alla Torre dei Brenta: un secondo grado con un tiro di corda di terzo. Detto, fatto. Siamo all’attacco della parete, io parto. Parete verticale ma molto, molto bene appigliata. Procedo velocissimo. Mi assicuro con estrema facilità e le do il via. Lei parte e dopo pochi metri mi grida di trattenerla sulla corda. Allarme rosso: farsi tirare da secondo di cordata su un secondo grado? No buono. Ma ero in ballo. Balliamo. Arriva il tiro di terzo grado, un po’ più delicato. La lego ad uno spuntone, ben assicurata,  e riparto. Dopo circa 30 metri mi grida di sorreggerla! Era a sua volta partita senza avvisarmi! Ed io ero su appigli non proprio comodi e men che meno  a mia volta ero assicurato! La fortuna aiuta gli audaci (e gli incoscienti). Riesco ad assicurarmi e quindi a fare assicurazione a lei. Arriviamo in vetta con molto ritardo. Mi dice:”Guarda che una guida, mio amico, mi ha suggerito di scendere per questi camini, non per la normale. E’ meglio”. Ecco, dopo avere sbagliato una prima volta, tanto era la voglia di uscire da quella situazione, che commetto un secondo errore: mi affido nuovamente a chi mi aveva messo nei pasticci. I camini: stretti il giusto, ok, ma. Ma umidi, svasati e di roccia friabile. La calo di peso. Quando tocca a me, devo scendere facendo una faticosa opposizione con gli avambracci, stando attento a non smuovere le numerose pietre in bilico sul fondo del camino, che sarebbero diventate proiettili per lei che stava sotto. Arriviamo in fondo, in piedi nella crepaccetta terminale. Mi rilasso. Lei, felice, si mette a correre per il nevaio senza slegarsi. Dopo che ebbe percorso 40 metri, io fui sbattuto dalla corda contro al neve dura e compatta della crepaccetta! E poi dicono che gli uomini preferiscono le bionde!

Morale:  per uscire da un problema  non ti affidare a chi in quel problema ti ha messo.  Capito mi hai?

N.B.: il “tiro” di terzo grado è dopo la seconda cengia, verso la vetta, diagonale verso destra.