RESTITUIRE L’IMU: ECCO LA NUOVA “REVOLVING CARD”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2013 @ 5:02 pm

Detto altrimenti: Open blog, s’era detto, ed ecco che da http://narcolessico.wordpress.com mi arriva questo pezzo

Inizia

Do you want back your IMU? Joint me!

Le manciate di banconote che Silvio promette di gettare a piene mani dalle finestre di Palazzo Chigi prefigurano qualcosa di simile a quello che pochi anni fa avveniva diffusamente attraverso il meccanismo delle revolving credit cards. La revolving card era una particolare carta di credito di cui potevi fare richiesta alla tua banca e che ti permetteva di spendere – immediatamente – sino ad una certa somma di denaro, anche se il tuo coto era a zero. Con la revolving card, in pratica, ti dotavi – da un momento all’altro – di un portafoglio di alcune migliaia di euro, di cui poter disporre a tuo piacimento. Ogni mese avresti poi dovuto corrispondere a quella stessa banca una somma – maggiorata degli interessi – per rientrare gradualmente del debito contratto.

 

 

Immagino che strumenti bancari di questo tipo siano ancora disponibili, ma gli anni in cui hanno registrato la maggior fioritura sono senza dubbio quelli che precedono la grande crisi mondiale del 2008, una congiuntura nei confronti della quale le banche, anche attraverso la messa a punto di interventi del genere, sembrano poter avere una qualche responsabilità, sociale prima ancora che economica. La revolving card, infatti, ha consentito a chiunque di immettere nel circuito dell’economia una quantità di denaro che – di fatto – non era nelle sue effettive disponibilità, drogando – nel breve periodo – la bilancia dei consumi. Nel medio e lungo periodo, invece, i possessori di revolving card finivano per trovarsi a dover restituire la somma a tassi di interesse tendenzialmente iniqui e spesso non sostenibili. Queste persone, del resto, avevano contratto il debito.per far fronte a un’indigenza cogente o, in altri casi, a capricci di spesa del tutto incongrui rispetto alla loro difficile situazione finanziaria.

Pare, oggi, che la restituzione dell’IMU sulla prima casa comporterebbe, per il solo Comune di Bologna, un costo di 90 milioni di euro (45 sul 2012 e 45 derivanti dal mancato gettito dell’IMU 2013), per fare fronte al quale l’amministrazione cittadina si troverebbe ovviamente costretta ad aumentare una serie di tasse. Di fatto, quindi, votare per Berlusconi è come decidere di acquistare una revolving card che ci consenta di spendere subito (la promessa fa riferimento al primo consiglio dei ministri) una cifra pari a quella versata nel 2012 per pagare l’IMU. Vantaggi? Bè, potremmo fare qualche regalo, oppure cambiare la televisione, o ancora fare una settimana al mare o un weekend a sciare. Bello, no?

Spesa la somma, infine, ci troveremmo a restituirla – mese dopo mese – attraverso l’aggravio delle imposizioni fiscali. Ammesso e non concesso, infatti, che un eventuale governo Berlusconi – come assicurato dal Cavaliere – non aumenti le tasse, i Comuni non potrebbero fare altrettanto e, per mantenere i servizi in un quadro di finanze pubbliche generalmente già dissestate, dovrebbero ritoccare al rialzo le imposte di loro spettanza.

Votando per Berlusconi, dunque, non rischiamo – tecnicamente parlando – di farci prendere in giro: è probabile che Berlusconi sia sincero e che, una volta al governo, faccia davvero carte false per restituire l’IMU agli Italiani. Il punto è un altro. Votando per Berlusconi, scegliamo di trasformare lo Stato nello strozzino di provincia che ci allunga la banconota per comprarci il vestito buono da indossare al matrimonio di nostra figlia, salvo poi aspettarci sul sagrato della Chiesa, nascosto fra gli ospiti, per chiedere tutto indietro, con interessi che – sostanzialmente – sarebbero da usura. A differenza, infatti, di quanto avveniva con le revolving card (il cui debito presto o tardi poteva essere estinto), in caso di restituzione dell’IMU, il susseguente incremento della pressione fiscale non sarebbe affatto a termine e graverebbe indefinitamente sui bilanci di tutti.

Ma la vera domanda è un’altra: che peso possono avere queste considerazioni nella testa di coloro che non hanno più liquidi in tasca e ai quali si sventolano in faccia alcune banconote da 100 euro?

Finisce

Da parte mia, concordo, anche perché dalla Svizzera non si recupererà nulla (cfr. miei post precedenti)

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.