MARIA LIA GUARDINI, GRUPPI DI LETTURA PRESSO LA BIBLIOTECA DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2013 @ 2:33 pm

Detto altrimenti: prosegue la serie della lettura dei classici

Siamo partiti dalla lettura di due “novelle” di Erodoto: quella in cui il re vuole che un servo si renda conto – non visto – della bellezza della regina nuda, la quale invece si accorge di essere spiata, fa finta di nulla e poi dice al servo: “O uccidi il re e diventi tu re o io faccio uccidere te”. La seconda di quel re che fa costruire una stanza corazzata per costruirvi i suoi tesori, ma è tradito dal costruttore che si riserva un accesso segreto, che poi svela ai figli, che poi si arricchiscono ed alla fine riescono addirittura a farsi perdonare dal re, grazie ad una serie di astuzie, furbuzie e stratagemmi.

Ed ecco cosa ho imparato oggi.

Prima di Erodoto gli autori avevano una percezione lineare del tempo, aciclica. Il riferimento al passato è un “accesso lineare”, non la possibilità che il passato potesse ripetersi ciclicamente (come in effetti sta avvenendo in questi giorni, n.d.r.). Erodoto? Uno storico, dirette tutti voi. In parte si. Ma anche cronista, novelliere, fantasista, scrittore. Storico, storia, dal greco istorìa, cioè “ricerca”. Il termine greco ha la radice “id” di oida , vedo, conosco. E la storia è sì la percezione lineare del tempo, purchè questa percezione sia unita all’inquadramento temporale e logico con ciò che precede e ciò che ha seguito una certa data storica, un certo avvenimento.

Ecco che la Storia anche oggi, dovrebbe aiutarci a capire cosa sta succedendo nel nostro Paese, il significato, il valore o il disvalore di certe primavere arabe all’interno del continente europeo, tanto per restare nel vago (n.d.r.).

Erodoto ci racconta ciò che ha visto di persona, e cerca di inquadrarlo in un “divenire”. Egli è a metà strada fra la visione lineare e la visione ciclica della storia. Il suo procede a tutto campo, a campo allargato, senza stringere l’obiettivo su di un singolo aspetto o su di un singolo momento, lo rende meno “scientifico” di Tucidide, ma assai più umano, credibile (e preveggente, n.d.r.).

Nella prima “novella” vediamo un uomo che vuole che la propria fortuna (di possedere una sposa bellissima) sia accertata, certificata, conosciuta dagli altri. Gode dell’apprezzamento (o dell’invidia?) altrui. E’ un uomo che ricerca l’òlbos, la felicità completa: gioventù (reale o inseguita artificialmente …), belle donne, potere, ricchezza, salute fisica (reale o artificiale).

Non vi ricorda nessun “potente” attuale questa descrizione? (N.d.r.)

Solo che l’òlbos porta alla noia, e la noia all’ubris, alla tracotanza, all’esercizio dello strapotere, il che a sua volta porta alla vendetta. E vendetta è: il servo accetta la proposta, uccide il re e si sposa la regina. Quasi Shakespeare. La donna ne esce bene: mi hai strumentalizzato? Eccoti pan per focaccia. L’uomo no, non ne esce bene (già che fra poco siamo all’8 marzo, festa della Donna …).

Nella seconda “novella” rileggiamo Walt Disney, Boccaccio e Dante. Walt Disney, il suo Paperon de Paperoni seduto sulla montagna d’oro, ignaro, intento a spolverare le sue montagne di “liquido”, mentre da sotto la Banda Bassotti succhia monete su monete. Boccaccio, nella esaltazione dell’intelligenza, della furbizia, dell’inganno, “premiato” dall’arricchimento (e dalle soddisfazioni sessuali, n.d.r.) alla faccia dei principi morali). Dante, il quale, come ci ha riletto Benigni alcune sere fa a RAI 2, nella dura condanna che infligge nel suo Inferno ai truffatori. Alla fine però in Erodoto tutti si accordano, derubati (il Tesoro del re, il nostro Ministero del Tesoro, n.d.r.) e i ladri … attuali? Quali? Fate voi …

No, ecco qui Erodoto è solo lineare: ha raccontato ciò che ha visto, non ciò che si sarebbe potuto ripetere millenni dopo … quando mai? (N.d.r.)

Prossimo appuntamento: martedì 19 marzo 2013, ore 10,00 presso la consueta Sala a fianco della Sala degli Affreschi della Biblioteca di Trento, al primo piano. Parleremo del Satyricon di Petronio. Nel frattempo siamo invitati a leggere anche “Amore e Psciche” di Apuleio, per la successiva riunione del 2 aprile.

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.