8 MARZO: FERMIAMOCI UN PO’ A RIFLETTERE TUTTI INSIEME … le mimose non bastano!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Marzo, 2013 @ 9:08 am

Detto altrimenti: … tutti insieme, donne e uomini

 

Mimose? Bene, purchè non si pretenda di risolverla così …

Se avessi scritto “riflettiamo sulla donna” avrei – anche se inconsciamente – presupposto che un “essere ripensante e riflettente” si attivasse per dedicare la sua attenzione a qualcuno/qualcosa al di fuori di sè. E invece no. La riflessione deve essere di tutta la società su tutta se stessa. Donna e uomo, componenti (teoricamente e moralmente) omogenee di un’unica società. Solo che poi, storicamente, una parte si è allargata troppo, ha assunto un maggiore peso specifico a scapito dell’altra. Di conseguenza oggi dover risalire la china del percorso verso la constatazione di quello che è, ossia non semplicemente la parità, ma in taluni campi anche una naturale superiorità, è sempre più faticoso che non pedalare in pianura, ve lo garantisce un ciclista! 

Ecco: un’unica società, dicevo, un disco che ruota intorno ad un asse verticale (la famiglia, in tutte le sue diverse forme). Solo che, osservando la rotazione del disco, si vede che traballa un po’, ogni tanto si disassa, fino a quando l’asse di rotazione si inclina troppo, il bordo del disco urta la superficie sulla quale insisteva l’asse, e il movimento armonico si arresta di colpo. E una donna è disoccupata, emarginata, violentata, uccisa.

Ecco, noi dobbiamo riomogenizzare la composizione materiale di quel disco. Come fare? Proviamo a pensare in modo diverso, secondo la tecnica (aziendale) dello zero base budget, cioè di una programmazione che riparta da zero, a prescindere da quello che oggi si è già fatto. Ad esempio, istituiamo anche la “festa dell’uomo” e poniamo il problema delle “quote azzurre” (non delle “quote rosa”).

In altre parole: cerchiamo di vedere le cose da un altro punto di vista (cfr. il film “L’attimo fuggente”, nel quale l’insegnante sale in piedi sulla cattedra e invita gli alunni a salire in piedi sui banchi, proprio per insegnare loro ad osservare la realtà anche da angoli visuali diversi).

 

 

Una confessione: quando mia moglie, pensionata come me ma con una giornata pienissima di anziana mamma da accudire, di nipotina da accompagnare qua e là, di cura per la casa, di attenzione per tutti (parenti e amici), mi si rivolge per chiedermi se per favore posso fare qualcosa o se, appena ho fatto quel qualcosa, mi ringrazia molto, ecco … io cerco di dirle : “Non mi chiedere “per favore”, non mi dire “grazie”. Se non altro perché in tal caso io dovrei chiederti se “per favore” puoi fare la spesa, puoi cucinare, puoi attaccarmi un bottone alla camicia, puoi ricordarti dei compleanni dei figli, puoi occuparti dell’anziana mamma, della casa, della nipotina, dei figli (ancorchè “grandicelli” ormai) … e dopo ogni tuo singolo intervento, dovrei ringraziarti, caso per caso, ogni volta. Facciamo così: da 42 anni siamo soci. Ognuno faccia la sua parte, senza chiedere che “per favore” l’altro faccia la sua e senza ringraziarci ogni volta. E’ tutto implicito.

Ma quanto sopra non basta. Maria Teresa è intervenuta e mi dice: “No caro, la parità ci sarebbe se tu, da solo, ti accorgessi e intervenissi d’iniziativa su tutto quello che c’è da fare”.  What I tell you? Che vi stavo dicendo? Eccolo qui, un diverso angolo vusuale

Ma … direte voi, e le “donne nel mondo”? Ad esempio, nell’Afghanistan? Certo quello è il problema di gran lunga maggiore, e non è problema “dell’8 marzo” ma di ogni giorno e di ogni luogo. Ne parlerò a parte, in un post dedicato. In ogni caso, viva le donne!

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.