INCONTRI – 8) ALFONSO MASI – “TU PASSERAI PER IL CAMINO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2012 @ 7:12 am

... tu passerai per il camino ...

Il Sindaco Michele Moser

Siamo nella sede di Zambana (Nuova) della Biblioteca Intercomunale di Lavis-Zambana, accolti dalla bibliotecaria e dal saluto del Sindaco di Zambana Michele Moser. Alfonso Masi, è uno dei “nossi”, fa parte dell’Accademia delle Muse. E’ uomo di grande sensibilità, un “attore civile” bel senso che vive e fa vivere in noi il senso della civis, della città e soprattutto della “civiltà”. Nei sotterranei di Piazza Italia, fra le rovine romane, ha fatto rivivere Dante, Virgilio e Omero, solo per citare alcuni suoi recital. Questa sera ci aiuta a non dimenticare. Come per Luigi Sardi, è molto facile intervistarlo, ricco com’è della “storia di sé”.

Alfonso, da quanto è che ti dedichi a questa splendida attività di “testimone raccontatore”?

Alfonso Masi

E’ un hobby ho iniziato quando avevo 13 anni nelle filodrammatiche a Bologna. Arrivando a Trento dopo una breve pausa ho ripreso con il Teatro Ragazzi ed anche con poesie d’autore per ragazzi, anche per le medie. Con “Che cos’è la poesia” ho replicato 50 volte. Indi ho iniziato con i recital per adulti. Il primo è nato grazie ad una frattura. S’era nel 1977, l’anno dopo ricorreva il centenario della nascita di Ungaretti ed io non avrei trovato il tempo di preparare un recital. “Provvidenzialmente” mi fratturai una spalla e stetti a casa ingessato “libero” di leggere a tempo pieno e di scrivere. Nacque il mio primo recital. Dopo ne sono venuti tanti altri, oggi sono ben 53!
Attività molto intensa, non c’è che dire. Io ho recentemente assistito presso la Biblioteca di Lavis a quello sui 150 anni dell’Unità d’Italia, bellissimo.
Grazie, quello l’ho ripetuto una decina di volte sia nelle scuole superiori sia per un pubblico adulto.
Come ti inserisci nel circuito delle rappresentazioni?
Attraverso le Biblioteche e le scuole, cui mando le mie proposte.
Pensi di documentare ciò che fai? Mi parrebbe un materiale più che degno di essere pubblicato.
Lascerò traccia solo di quello sull’Unità d’Italia perché fra 50 anni lo facciano i miei due nipotini, a Bolzano, dove ho recitato la “prima assoluta”, loro abitano lì, l’ho già annunziato, perché lo recitino loro, fra 50 anni
A Bolzano … dove?
Presso la Biblioteca civica.
C’era anche pubblico di lingua tedesca?
No, certe iniziative culturali sono (purtroppo, n.d.r.) “separate”
Il titolo del recital di questa sera?
E’ preso da un libro, a partire dal quale ho ideato il canovaccio. Si tratta di un sopravvissuto che tutte le notti rivive ciò che gli è successo nel lager e lo racconta. Il testo è tratto dal libro di Primo Levi “Se questo è un uomo”, dalla testimonianza di tre donne e dai verbali del processo di Norimberga.
Ho sentito che parlavi di quella foto… di quel bambino ebreo con le mani alzate
Si, la foto è stata scattata il giorno della mia nascita, il 13 luglio 1043. Pensa, poi lo hanno lasciato perché avevano un visto per gli Stati Uniti Quel bambino ha poi fatto il medico in America. In un mio recital lo rappresento e “lui” dice “vorrei che un milione e mezzo di bambini fosse tutto qui con me”.
Racconti anche altre tragedie del genere?
Me lo hanno chiesto questa mattina gli studenti dell’istituto di S Michele all’Adige, se scrivo qualcosa sulle foibe. Ci sto pensando… sono un po’ stanco … tuttavia se se avrò una decina di richieste lo scriverò.

...su Mozart ...con Cristina Endrizzi

E con Cristina, cosa “tramavi”?
Stiamo pensando di scrivere un recital su Mozart. Poi, il giorno di S. Valentino, presso la Niblioteca di Trento terrò un recital molto diverso da quello di oggi, ovviamente: “Caro amore ti scrivo – Viaggio negli epistolari amorosi”. E per la festa della donna, a Caldonazzo, “Come ammazzare il marito e perchè e come ammazzare la moglie senza tanti perché”.
Grazie, Alfonso.

Quindi il recital. Un piccolo Comune, una grande iniziativa. La sala, piccola come il Comune, era piena. Piena come l’attenzione di noi tutti, anche quella di alcuni ragazzi, giovani uomini del domani perché non dimentichino ciò che è successo ieri, perché nel passaggio generazionale non si perda il “mai più!”, dovunque e sempre.