LA NOSTRA PRODUZIONE IN INDIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Marzo, 2013 @ 6:31 am

Detto altrimenti: .. e poi ci lamentiamo che qui da noi manca il lavoro …

Ben più di dieci, veri e non immaginari, indiani e non americani

TG3 del 29 marzo 2013, ore 19,00 – Un servizio riguarda una breve intervista a due soci imprenditori, un indiano ed un italiano, all’interno di un capannone nel cui interno decine e decine di “piccoli indiani” sono intenti a cucire abiti: “Certo che il fatto dei marò ci crea qualche preoccupazione per la nostra attività: speriamo che la questione sia risolta presto”, affermano. Il commentatore osserva che l’interesse delle due persone è che il posto di lavoro dei loro dipendenti, che guadagnano 150 dollari USA al mese, non sia compromesso, e con esso la loro attività imprenditoriale.

“Ci faccio un post”, esclamo. E mia moglie: “Ma sono cose note, dai ..”. Si, ribatto io, ma quello che voglio sottolineare è l’assuefazione del commentatore al fatto dei 150 dollari e alla delocalizzazione del “nostro” lavoro. Infatti l’intervista era tutta impostata sugli effetti che il marò affair “può avere” sull’economia locale “loro” e non sugli effetti che la delocalizzazione “ha” sull’economia locale “nostra”.

Le stelle ci sono. A quando le nostre strisce?

Come se ne esce? Il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazione, affermava Alcide Degasperi. Ora io non sono uno “statista”, ma la mia idea ce l’ho ugualmente: se costituissimo gli Stati Uniti d’Europa (USE, oppure, in francese EUE) e insieme agli USA stabilissimo leggi comuni in materia di difesa, sicurezza, welfare, diritti civili e del lavoro, regole ambientali ed energetiche, bancarie, finanziarie, etc. potremmo ben esigere che per relazionarsi con i nostri due sistemi di Stati sia necessario essere “certificati”, cioè dimostrare e documentare l’adozione delle stesse regole di civiltà.

Un’utopia? Può darsi, ma nella vita bisogna sempre coltivare un’utopia … anche perchè “le utopie fanno crescere” ci insegna Papa Francesco!…. Altro che uscire dall’Euro!